Home In evidenza LE CITAZIONI: Garland. ‘Guerra Civile’ in Usa

LE CITAZIONI: Garland. ‘Guerra Civile’ in Usa

Alex Garland

by Ernesto Scelza
0 comments

È la traduzione di alcune parti della sceneggiatura di ‘Civil War’, il film in cui lo scrittore e regista britannico Alex Garland rappresenta una America dove le ‘Western Forces’, una alleanza militare tra Texas e California, si sono unite contro il presidente degli Stati Uniti assediato a Washington. Una reporter di guerra, Lee Smith, ascolta in tv un insulso discorso del presidente mentre fuori infuria la rivolta, e decide di incontrarlo per una ultima intervista prima che cada nelle mani delle ‘Western Forces’. Con il suo assistente Joel, Sammy, un vecchio giornalista del ‘New York Times’ e Jessie, una giovane aspirante reporter, attraversa una America in piena guerra civile per giungere alla Casa Bianca. Con le ‘Western Forces’ penetreranno nello ‘Studio ovale’. Lee si sacrificherà per salvare la vita a Jessie e sarà Joel a raccogliere le ultime parole del presidente e riprenderne le ultime immagini.

 

«INTERNO. LA CASA BIANCA – NOTTE
Una stanza alla Casa Bianca. Anonima. Un podio e bandiere appese dietro.

Entra il presidente. È bianco, con i capelli bianchi, in abito scuro. Ha un po’ l’aspetto approssimativo di uno statista, ma nasconde una strana rabbia e intensità. Prende posizione sul podio. Si schiarisce la voce. Sembra a disagio. Persino nervoso.

Mentre inizia a parlare, ci rendiamo conto che sta provando un discorso presidenziale.

Il presidente: Ora siamo più vicini che mai alla vittoria – Si interrompe… Ora siamo più vicini che mai alla vittoria. Vittoria… Alcuni la definiscono già la più grande vittoria nella storia dell’umanità.

(Sta migliorando. Comincia a trovare il suo ritmo) … Siamo più vicini che mai alla vittoria. Alcuni la stanno già definendo la più grande vittoria nella storia delle campagne militari (Sorride. Annuisce).

INTERNO. CAMERA D’ALBERGO – NOTTE

Sul letto, possiamo vedere il kit di un fotoreporter. Un casco, un giubbotto antiproiettile, macchine fotografiche e obiettivi…

IL presidente (dalla TV): I cittadini del Texas e della California dovrebbero sapere che saranno accolti di nuovo negli Stati Uniti non appena il loro governo illegale e secessionista sarà deposto.

Lee (la fotografa di guerra Lee Smith, ndr) è seduta sul letto. Di fronte alla TV. Fissa il presidente. Lo osserva.

Il presidente (continua): Posso anche confermare che la Florida Alliance ha fallito nel suo tentativo di costringere il coraggioso popolo della Carolina a unirsi all’insurrezione… Cittadini d’America, ora siamo più vicini che mai a una vittoria storica, mentre eliminiamo le ultime sacche di resistenza… Dio vi benedica tutti. E Dio benedica l’America.

IN QUEL MOMENTO – ATTRAVERSO LA FINESTRA DELL’HOTEL, nel cuore della città – una palla di fuoco si alza improvvisamente nell’oscurità.

Una bomba, a molti isolati di distanza. Un attimo dopo, sentiamo il suono di una detonazione lontana. Mentre la finestra dell’hotel trema per l’onda d’urto, Lee si gira a guardare. Osserva con sguardo assente, mentre un’esplosione secondaria lancia una palla di fuoco in aria (…).

RIPRESA AEREA di un Suv 4×4 leggermente malconcio, che attraversa Brooklyn. Verniciato di bianco. Sul cofano e sui lati, la parola ‘PRESS’ è scritta a grandi lettere nere. Passa davanti a un parcheggio (…).

FUORI DAL FINESTRINO – intravediamo una squadra di soldati in pattuglia. Sono in equipaggiamento da combattimento completo: fucili automatici, elmetti, giubbotti antiproiettile. (…) Poco più avanti, la strada è bloccata da quella che sembra una specie di manifestazione civile.

Joel si ferma sul marciapiede. Nel momento in cui l’auto si ferma, Lee esce dal veicolo. Porta con sé la sua macchina fotografica.

Joel allunga la mano verso il sedile posteriore dell’auto… afferra un paio di giubbotti fluorescenti (…).

Mentre Lee si avvicina, vediamo che la maggior parte della folla porta con sé contenitori d’acqua di vario tipo. Taniche di plastica, bottiglie da refrigeratore d’acqua e secchi. Parcheggiato al centro dell’incrocio c’è un camion con un grande contenitore d’acqua sul retro.

Questa non è una manifestazione. Queste sono persone disperate, in coda per l’acqua. La Polizia Antisommossa circonda il container, cercando di creare una fila fino al retro del camion. Alcuni poliziotti sono armati di fucili automatici. Altri di manganelli (…)

Due poliziotti rompono le righe. Avanzano. Impugnano i manganelli. Si allungano tra la folla per afferrare un uomo. Non è chiaro il motivo.

(…) INTERNO CASA BIANCA/STUDIO OVALE – NOTTE

Joel e Jessie appaiono sulla soglia dello Studio ovale. La scrivania. Le pareti curve. Le finestre rivolte a sud. C’è un agente morto ai suoi piedi e un altro agente morto al centro della stanza.

E dall’altra parte della stanza il sergente Jo e un altro soldato stanno trascinando fuori il presidente da dietro la scrivania, dove era accovacciato. Senza parlare, lo tirano fuori per le gambe. Poi il sergente Jo si china. Gira l’uomo, in modo che sia a faccia in su. Il presidente non dice nulla. Sembra solo confuso.

Poi il sergente Jo si alza ed estrae la pistola. Punta la pistola verso il presidente.

Joel: Aspetta.

Il sergente Jo si gira verso Joel. Il volto di Joel è inespressivo. Il sergente Jo lo fissa. Ma non preme il grilletto.

Joel si avvicina a loro. Si ferma sopra il presidente. Finalmente faccia a faccia con l’uomo.

Poi Joel solleva il suo registratore digitale: … Ho bisogno di una dichiarazione.

Il presidente: … Non lasciate che mi uccidano.

Joel: annuisce.

Joel: Sì. Va bene.

Mentre Joel si gira, il braccio del sergente Jo si raddrizza.

Il sergente Jo spara.

Poi, un attimo dopo, si gira a guardare la telecamera di Jessie.

INQUADRAMENTO NERO. FINE»

Alex Garland, Civil War (sceneggiatura).

 

Leave a Comment