Il 5 maggio 1818 nasceva a Treviri Karl Marx. “Karl Marx, spesso italianizzato in Carlo Marx (Treviri, 5 maggio 1818 – Londra, 14 marzo 1883) è stato un filosofo, economista, politologo, storico giornalista e politico tedesco”: così le note di biografia l’enciclopedia ‘on line’ più diffusa al mondo. Ma Marx è stato ed è ancora molto di più, e l’apertura al futuro che ci consegna è tuttora inesplorata. Per Eric J. Hobsbawm, uno dei maggiori storici del Novecento, è “Marx il profeta, lo “scienziato”, il filosofo della prassi”. “Che cosa resta –si chiede- in questo primo scorcio di terzo millennio, del pensatore forse più discusso, temuto e influente degli ultimi centocinquant’anni?”: è la presentazione di “Come cambiare il mondo. Perché riscoprire l’eredità del marxismo”, una raccolta del 2011 di saggi e articoli redatti nell’arco di quasi sessant’anni di lavoro ma rielaborati per l’occasione. In questo modo il principale storico marxista si pone “alla testa della tendenza che da qualche tempo, dopo l’eclissi degli anni Ottanta e Novanta, sta riportando a una rilettura radicale dell’autore del Capitale”. Lo scritto citato, “Marx oggi”, apre il volume.
«L’epoca dei regimi e dei partiti comunisti di massa è giunta al termine con il crollo dell’Unione Sovietica, poiché anche laddove questi ancora sopravvivono di fatto hanno abbandonato il vecchio progetto del marxismo leninista. E quando ciò è accaduto, Karl Marx si è ritrovato nuovamente in una terra di nessuno. Il comunismo si era proclamato suo unico erede, e le sue idee erano ampiamente identificate con esso… Eppure oggi Marx è, ancora una volta e più che mai, un pensatore per il XXI secolo (…).
Questo per due ragioni. La prima è che la fine del marxismo ufficiale dell’Urss ha liberato Marx dalla pubblica identificazione con il leninismo nella teoria e con i regimi leninisti nella pratica. Divenne abbastanza chiaro che c’erano ancora molti buoni motivi per prendere in considerazione quanto Marx aveva da dire. In particolare – e questa è la seconda ragione – perché il mondo capitalistico globalizzato emerso negli anni Novanta per certi aspetti cruciali ricordava incredibilmente quanto anticipato da Marx nel Manifesto del partito comunista (…).
La scomparsa delle economie centralizzate statali e quella virtuale dell’idea di una società fondamentalmente trasformata dalle aspirazioni degli scoraggiati partiti socialdemocratici hanno messo a tacere gran parte dei dibattiti del XX secolo sul socialismo. Questi erano abbastanza lontani dal pensiero di Marx, sebbene fossero in massima parte da lui ispirati e condotti nel suo nome.
(…) Qual è oggi l’importanza di Marx? Il modello di socialismo di tipo sovietico, l’unico tentativo finora di costruire un’economia socialista, non esiste più. D’altra parte si è avuto un enorme e accelerato progresso nell’ambito della globalizzazione e della pura e semplice capacità di generare ricchezza degli esseri umani. Questo ha ridotto il potere e la portata dell’azione sociale ed economica degli Stati-nazione, e dunque delle politiche classiche dei movimenti socialdemocratici, che consistevano innanzitutto nell’esercitare pressioni sui governi nazionali affinché venissero introdotte alcune riforme (…).
Eppure numerosi aspetti centrali dell’analisi di Marx rimangono validi e rilevanti. Il primo, ovviamente, è l’analisi dell’irresistibile dinamica globale dello sviluppo economico capitalistico e la sua capacità di distruggere tutto ciò che era venuto prima… Il secondo è l’analisi del meccanismo della crescita capitalistica attraverso l’emergere di “contraddizioni” interne, infiniti periodi di tensione e soluzioni temporanee, una crescita che conduce a crisi e cambiamento, il tutto foriero di concentrazione economica in una società sempre più globalizzata… Non possiamo prevedere le soluzioni ai problemi che il mondo deve affrontare nel XXI secolo, ma se si vuole avere una chance di successo bisogna porre le stesse domande che si pose Marx, rifiutando al contempo le risposte dei suoi vari discepoli.»
Eric J. Hobsbawm, Come cambiare il mondo.