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LE CITAZIONI: Morante. Quel funesto 10 giugno del 1940

Elsa Morante

by Ernesto Scelza
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Il 10 giugno 1940, dal balcone del suo studio di Palazzo Venezia a Roma, Benito Mussolini annuncia ad una massa di popolo eccitato e urlante che “l’ora segnata dal destino” è scoccata, e l’Italia ha già “consegnato la dichiarazione di guerra agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”. Nel suo grande affresco di quegli anni, Elsa Morante, ne richiama gli echi, e ne avverte le future catastrofi. “Ida Ramundo, vedova Mancuso” è stata appena convocata dagli uffici comunali, in cui prende consapevolezza che “l’Autorità” sa della sua origine ebraica. Nemmeno suo marito Alfio, e suo figlio Nino ne erano mai stati a conoscenza.

 

«Frattanto, la lega Mussolini-Hitler si faceva sempre più stretta, finché, nella seguente primavera del 1939, i due si allearono militarmente col loro patto d’acciaio. E senz’altro, al modo che Benito aveva colonizzato gli Etiopi, Adolfo parti alla colonizzazione dei popoli europei, sotto l’impero della razza tedesca suprema, come aveva promesso. Allo scoppio, tuttavia, del conflitto mondiale, seguito di lì a poco, il socio italiano, malgrado il patto, preferì tenersi da parte, malsicuro, temporeggiando. E solo di fronte alla vincita sensazionale del suo consocio (che nel giro di una luna, divorata l’Europa intera, già toccava il traguardo di Parigi) per garantirsi la propria porzione di gloria entrò in guerra al suo fianco. Era il mese di giugno del 1940; e Ninnuzzu, che aveva allora quattordici anni, accolse la notizia con piacere, sebbene contrariato per il ritardo. S’era stufato, difatti, d’aspettare che il suo Duce si decidesse a questa nuova azione grandiosa.

Di tutta l’incalzante vicenda mondiale, Iduzza non seguiva il corso, se non per gli annunci di strepitose vittorie hitleriane che le riecheggiavano in casa attraverso la voce di Nino.

Nei giorni dell’entrata in guerra dell’Italia, le capitò di ascoltare diverse opinioni sull’evento. Chiamata al pomeriggio dal Preside del Ginnasio, per via di certe assenze ingiustificate di suo figlio Nino, trovò il personaggio in uno stato raggiante d’euforia per la tempestiva decisione del Duce: «Noi siamo», le dichiarò il personaggio con

grande enfasi, «per la pace nella vittoria, al minor costo possibile! E oggi, che la guerra-lampo dell’Asse sta per toccare la mèta della pace, plaudiamo alla lungimiranza del Capo, che assicura alla nostra Patria i vantaggi del successo col massimo risparmio. In una sola tappa, e senza rimetterci nemmeno il consumo delle gomme, eccoci già in volata al finale, giusto a ruota con la Maglia Gialla!!» Simile discorso autorevole s’impose a Ida, senza replica.

Per quanto lei ne capiva, anche i suoi colleghi della scuola elementare, dei quali essa orecchiava i discorsi nei corridoi, la pensavano, più o meno, come il preside del ginnasio. Solo una custode anziana (chiamata dai bambini Barbetta per una poca lanugine senile che le cresceva sul mento) era stata da lei sorpresa, mentre, a fini di scongiuro, andava toccando le porte e via via borbottando in sordina che questa azione italiana contro i francesi era una «pugnalata alle spalle», e che certe azioni fortunate prima o poi portano sempre iella.»

Elsa Morante, La storia.

 

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