A questa opera –non romanzo, non saggio- Musil dedicò molti anni della sua vita. La morte gli impedì di concluderla. L’azione si svolge a Vienna nel 1913-14. ‘L’uomo senza qualità’ è Ulrich, eletto segretario di un comitato che vuole organizzare le celebrazioni del giubileo dell’imperatore Francesco Giuseppe: “in realtà di qualità ne ha molte, ma è vittima d’una intelligenza affascinata dall’esattezza scientifica e dall’infinita indeterminatezza della realtà, e dissolve ogni decisione in lucida ironia. Attorno a lui, l’alta società viennese, raffinata, capricciosa, illusa della propria potenza”.
«Erano tutti genî integrali quelli convenuti in casa di Diotima, e in una volta sola era fin troppo. Poetare e pensare, che è innato a ogni creatura umana come il nuotare a un anitroccolo, per loro era una professione, e certo ci riuscivano meglio degli altri. Ma a che scopo? La loro azione era bella, era grande, era unica, ma tanta ‘unicità’ era come l’atmosfera di un camposanto, o il soffitto accumulato della caducità, senza vero senso né scopo, senza origine né continuazione. Innumerevoli ricordi di esperienze ed eventi, miriadi di vibrazioni dello spirito intersecantisi l’una con l’altra erano raccolti in quei cervelli, che, come gli aghi di un tessitore di tappeti spuntavano da un tessuto allargato intorno, davanti e dietro a loro, senza cucitura e senza orlo, e in certi punti formavano un disegno che si ripeteva altrove, simile e tuttavia un po’ diverso. Ma è poi proprio il giusto uso di sé stessi, apporre una simile macchiolina di colore sul tessuto dell’eternità?
Forse sarebbe esagerato dire che Diotima avrebbe dovuto capirlo, ma ella sentiva soffiare il vento di morte sui campi dello spirito, e man mano che quella prima giornata volgeva alla fine, cadeva in uno scoraggiamento sempre più profondo. Per sua fortuna le tornò a mente una certa disperazione espressa da Arnheim in un’altra circostanza, parlando di problemi analoghi, e che allora lei non aveva ben capito, il suo amico si trovava in viaggio, ma lei ricordò com’egli l’avesse ammonita a non riporre troppe speranze in quella riunione.
(…) Questo naturalmente sembra un paradosso e se lo si volesse esporre davanti a un professore di Università, quegli ribatterebbe probabilmente che lui è al servizio della verità e del progresso e d’altro non si cura; perché quella è la sua ideologia professionale. Ma tutte le ideologie professionali sono nobilissime, e i cacciatori, ad esempio, non si sognano certo di definirsi i macellai del bosco, bensì si proclamano amici degli animali e della natura esperti nell’arte venatoria, così come i commercianti professano il principio dell’utile onesto e i ladri hanno lo stesso dio dei commercianti, l’elegante e internazionale Mercurio, congiungitore di popoli. Al quadro di un’attività nella coscienza di coloro che la esercitano non bisogna dunque prestar troppa fede.
Se ci si chiede senza pregiudizi come la scienza abbia assunto il suo aspetto attuale… s’ottiene un’immagine alquanto diversa. Secondo tradizioni attendibili s’è incominciato nel sedicesimo secolo, un periodo di fortissimo movimento spirituale, a non più sforzarsi di penetrare i segreti della natura, com’era successo fino allora in due millenni di speculazione religiosa e filosofica, bensì ad accontentarsi di esplorarne la superficie, in un modo che non si può fare a meno di chiamare superficiale.»
Robert Musil, L’uomo senza qualità (trad. Anita Rho).