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LE CITAZIONI: Voltaire. Gli orrori della guerra

Dizionario Filosofico

by Ernesto Scelza
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È la voce “Guerra” del “Dizionario Filosofico” di Voltaire, un’opera cui il grande illuminista lavora fin dal 1752 ed è pubblicata anonima a Ginevra nel 1764. La ‘voce’ tende a suscitare l’orrore per la guerra. Così nota Norberto Bobbio: “Le guerre sono sempre state orrende, e considerate tali dai contemporanei. La fantasia umana ha dei limiti anche nell’immaginazione dell’orrendo. Non aveva innanzi agli occhi lo spettacolo di Hiroshima Voltaire per suscitare repulsione contro la guerra”.

 

«La carestia, la peste e la guerra sono i tre ingredienti piú famosi di questo basso mondo. Possiamo collocare nella classe della carestia tutti i cattivi cibi cui la penuria ci costringe a ricorrere per abbreviare la nostra vita, nella speranza di sostentarla.

Nella peste si comprendono tutte le malattie contagiose, che sono dell’ordine di due o tremila. Questi due doni ci vengono dalla provvidenza. Ma la guerra, che riunisce tutti questi doni, ci viene dalla fantasia di tre o quattrocento persone sparse sulla superficie di questo globo sotto il nome di principi o di governanti; e forse per questa ragione in molte dediche di libri vengono chiamati le immagini viventi della Divinità.

Il piú temerario adulatore converrà senza fatica che la guerra porta sempre al suo seguito la peste e la carestia, per poco che abbia visto gli ospedali degli eserciti in Germania, e sia passato per qualche villaggio dove sia avvenuto qualche gran fatto d’arme (…).

Si trovano cosí tutto a un tratto cinque o sei potenze belligeranti: ora tre contro tre, ora due contro quattro, ora una contro cinque, che si detestano egualmente fra loro, si uniscono e si attaccano volta per volta, tutte d’accordo in un sol punto: fare il male possibile.

La cosa piú straordinaria di questa impresa infernale è che ciascuno di quei capi di assassini fa benedire le proprie bandiere e invoca solennemente Dio prima di andare a sterminare il suo prossimo (…).

Che cosa diventano e che m’importano l’umanità, la beneficenza, la modestia, la temperanza, la mitezza, la saggezza, la pietà, quando una mezza libbra di piombo tirata a seicento passi mi fracassa il corpo, e io muoio a vent’anni fra tormenti indicibili, in mezzo a cinque o seimila moribondi, mentre i miei occhi, aprendosi per l’ultima volta, vedono la città dove sono nato, distrutta dal ferro e dal fuoco, e gli ultimi suoni che odono le orecchie sono le grida delle donne e dei bambini che spirano sotto le rovine: e tutto per i pretesi interessi di un uomo che non conosciamo?

Quel che c’è di peggio, è che la guerra è un flagello inevitabile. Se ci fate caso, tutti gli uomini hanno adorato il dio Marte: Sabaoth, fra gli Ebrei, significa Dio degli eserciti; ma Minerva, in Omero, chiama Marte un dio furioso, insensato, infernale.»

Voltaire, Dizionario filosofico.

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