fbpx
Home Cultura Le Villae di Terzigno nel nuovo allestimento del MATT

Le Villae di Terzigno nel nuovo allestimento del MATT

by Piera De Prosperis
0 comment
Le Villae di Terzigno nel nuovo allestimento del MATT

Ore 20 del 24 agosto del 79 d.C.  Il primo flusso piroclastico generato dall’eruzione del Vesuvio investe la villa 6 di Terzigno. I muri perimetrali della casa vengono abbattuti, le colonne dei porticati spezzate. L’eruzione continua per 12 ore con la deposizione di strati di pomici.

Ore 13 del 25 agosto del 79 d.C. Un secondo flusso piroclastico investe la villa. Ma ormai l’area è completamente devastata e sommersa, come lo sono Ercolano, Pompei e Stabia.

Oggi, 18 giugno 2020, gli affreschi della villa risplendono nel nuovo allestimento organizzato al MATT (Museo archeologico territoriale di Terzigno).

Il Salone della Villa 6 di Terzigno, con un ciclo figurativo di affreschi a grandezza naturale, sarà per la prima volta fruibile al pubblico nell’esposizione allestita al piano superiore del Museo. Su una parete è rappresentato un interno di gineceo con domina in trono. Su un’altra, due figure maschili di diversa età intorno alle quali si dispongono alcuni soldati. L’ambiente, probabilmente usato con funzione di triclinio con affaccio sul portico, era una delle più belle e raffinate sale della villa.

Al taglio del nastro e alla conferenza stampa di presentazione sono intervenuti, tra gli altri, il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, e il Direttore Generale del Grande Progetto Pompei, Mauro Cipolletta.

La Villa 6 viene considerata la più importante tra quelle ritrovate a Terzigno (scavi 1993-2011). Fu scoperta nell’area della Cava Ranieri in località Boccia al Mauro, dove sorgerà il Parco Archeologico Naturalistico Geologico. E’ ubicata tra la Villa 1 (scavi 1981-1983) e la Villa 2 (scavi 1984-1992).

Ma se andiamo al Matt, il cui ingresso è gratuito, cosa troveremo? Testimonianze della vita che si svolgeva in quella zona. La cui conformazione è oggi, ovviamente, diversa dall’epoca romana. Allora il territorio presentava una prevalenza di villae rusticae, la cui funzione era lo sfruttamento della fertilissima area del Sarno. Le ville comprendevano una pars urbana, destinata al proprietario, ben distinta dalla pars rustica, quartiere servile. A cui si aggiungeva la pars fructuaria, che era la vera e propria fattoria. La pars urbana, con decorazioni parietali e suppellettili pregiate, consentiva al dominus di controllare facilmente i suoi possedimenti in un contesto di piccola proprietà terriera. Si producevano vino, olio, cereali e legumi. Si allevavano animali. Tutto testimoniato da reperti quali: torchi vinari ed oleari, celle vinarie, strumenti agricoli, carri di cui restano elementi in metallo.

Cosa significa per noi questa riapertura/inaugurazione? E’ un segnale di speranza nel ritorno alla normalità e un importante segnale di attenzione e di cura verso un comune dell’agro sarnese. Costretto a puntare ad intercettare flussi turistici che normalmente si fermano a Pompei. La ricchezza storica e la mancanza di mezzi (che obbliga al reinterro dei siti) sono la bellezza e la dannazione del nostro territorio spesso inconsapevole di quanto possiede.