Nel Sessantotto uno slogan famoso diceva che la Cina era vicina. Non era affatto vero. Quel grande Continente in marcia viveva una fase di profondo distacco rispetto al resto della comunità internazionale.
Negli ultimi decenni, con un repentino cambiamento nel modello di funzionamento economico e sociale, la Cina si è in effetti avvicinata al resto del mondo, entrando di prepotenza sul proscenio internazionale come protagonista di primaria grandezza.
Però di questo Paese continuiamo a non conoscere molti degli aspetti che ne hanno trasformato la realtà politica e sociale. La Cina in un certo senso resta lontana, ma la possiamo comprendere meglio leggendo il libro di Alberto Gabriele, “L’economia cinese contemporanea. Industria e innovazione da Deng a Xi”, Diarkos Editore.
Gabriele ha condotto oltre venti anni di ricerca che sono state condensate in questo volume. Ci troviamo di fronte ad una forma di organizzazione produttiva basata sulla economia mista che vede una pluralità di soggetti in azione. Torneremo su questo punto.
Quello che impressiona è lo sviluppo economico tumultuoso in poco tempo. Tra il 1980 ed il 2000 il prodotto interno lordo cinese è passato da un ventesimo al 20% del pil degli Stati Uniti mentre il prodotto pro-capite è passato dall’1% al 18%.
In questa fase la finanza non ha giocato un ruolo determinante. Solo negli anni più recenti il governo ha proceduto ad una profonda riforma per sostenere la crisi del sistema industriale, soprattutto privato.
Il commercio internazionale è stato decisivo per il grande balzo., non nella fase iniziale del percorso. Dall’inizio degli anni Novanta le esportazioni cinesi erano cresciute di più di dieci volte rispetto ad una crescita del commercio mondiale pari al triplo. Nel 2004 la Cina ha superato il Giappone come terzo esportatore mondiale, dopo Stati Uniti e Germania.
Negli investimenti diretti esteri la Cina ha conosciuto una rampa di crescita robusta e costante, sino al 2014, per poi diminuire. Di converso gli Ide della Cina nel mondo sono cominciati ad aumentare dal 2013, in coincidenza con il lancio del grande programma infrastrutturale della Belt and Road Initiative, fino s fare oggi della Cina uno dei grandi investitori all’estero.
Impressionante è stato anche il processo di riduzione delle diseguaglianze, sino al 2016, quando la forbice si è cominciata nuovamente ad allargare.
È nella varietà delle forme di impresa: le aziende non capitalistiche orientate al mercato, le aziende rurali ed agricole, le imprese cooperative, quelle private, le aziende statali. Siamo in presenza di una economia mista che consente a molte di esprimersi.
Tuttavia esiste un indirizzo regolatorio che pone al centro la struttura delle imprese statali. Afferra il grande e lascia andare il piccolo: questo è stato il principio, seguito da una articolazione in diverse tipologie:
– la imprese vitali per la sicurezza nazionale, di proprietà integralmente dello Stato
– le imprese appartenenti alle industrie pilastro, con una quota di controllo statale inferiore al 50%
– le imprese che non richiedono controllo da parte dello Stato
L’altro elemento fondamentale di competitività del sistema cinese è io sistema nazionale della innovazione, che ha consentito di porre questa grande nazione nell’incrocio di punta delle tecnologie maggiormente avanzate. È questa oggi la sfida principale per mantenere quella grande capacità di rinnovamento che ha condotto la Cina nel cuore del mondo. Non si è perso però quel mistero e quella lontananza che la caratterizza.