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L’incendio di Teano, i monitoraggi di Arpac

by Claudio Marro, Giuseppina Merola
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Claudio Marro – Direttore Tecnico ARPAC e Giuseppina Merola – Dirigente UOC Area Territoriale di Caserta.

 

Incendio dell’impianto “Campania Energia” nel comune di Teano (CE) del 16 agosto 2025. Le attività di monitoraggio ambientale effettuate da ARPAC.

Nel pomeriggio del 16 agosto 2025, un impianto di gestione[1] di rifiuti non pericolosi[2] (costituiti essenzialmente da imballaggi in plastica, carta, cartone, vetro, etc.) derivanti anche dalla raccolta differenziata, denominato “Campania Energia” ubicato nel comune di Teano (Caserta) è stato interessato da un violento incendio. A bruciare, su una superficie di circa 8.000 m2, sono stati i rifiuti (in plastica, legno, rottami metallici, imballaggi, pneumatici, ecc.), i capannoni (ed i relativi materiali di costituzione). Sulle cause dell’incendio, sono in corso le indagini da parte dalla magistratura.

Si precisa che l’impianto era sotto sequestro ed è stato oggetto di numerosi sopralluoghi, anche nel 2025, effettuati dalla Polizia Giudiziaria (Carabinieri Forestali), con il supporto dei tecnici dell’Area Territoriale ARPAC di Caserta.

Questi ultimi, informati dalla Prefettura di Caserta, sono intervenuti tempestivamente, come di consueto, per attivare il monitoraggio ambientale, costituito principalmente dalla installazione di strumentazione (campionatori ad alto volume) per catturare diossine, furani, policlorobifenili (di seguito diossine), eventualmente dispersi in atmosfera. Questi composti, tossici, infatti, sono fra i principali inquinanti che si originano quando bruciano le plastiche clorurate.

Il primo campionatore (P1) è stato allocato poche ore dopo l’inizio dell’incendio nei pressi di un’abitazione ubicata, sottovento, a circa 100 metri dall’impianto “Campania Energia”.

Le fasi di campionamento attivate da ARPA, come da protocollo, sono durate circa 24 ore ed i filtri, una volta prelevati, sono stati trasportati presso il laboratorio specializzato di ARPAC per la ricerca dei sopracitati microinquinanti organici (diossine, etc.). In laboratorio, tempestivamente, sono state attivate le fasi analitiche (estrazione, purificazione, determinazioni, elaborazioni, etc.) che richiedono circa 24 ore.

In questa stazione di monitoraggio (P1), tranne il primo giorno di indagine (giornata tra il 16 ed il 17 agosto) dove è stato riscontrato un modesto (0,27 pg/Nm3 I-TEQ) superamento del valore di riferimento (pari a 0,15 pg/Nm3 I-TEQ – fonte: Linee Guida LAI, Germania), non sono stati più riscontrati superamenti nei successivi 3 giorni di monitoraggio.

Generalmente, dopo 2 o 3 giorni di indagini senza rilevare presenza di diossine, etc., ARPAC interrompe il monitoraggio ambientale. In questo caso, però, l’incendio non appariva completamente domato, nonostante lo strenuo impegno dei vigili del fuoco, per oggettive difficoltà connesse anche con la natura e la quantità dei materiali combusti e con l’entità dell’evento.

Inoltre, le informazioni acquisite nel corso dei successivi sopralluoghi dai tecnici ARPAC connesse con le fasi evolutive dell’evento (cessazione dell’effetto camino, persistenza di fiamme basse e focolai, presenza dei fumi e di maleodoranze di rifiuti bruciati) nonché la verifica delle direzioni prevalente dei venti, hanno indotto l’Agenzia a continuare il monitoraggio ed estenderlo anche a più siti posti a diversa distanza del luogo dell’incendio. Ciò anche in virtù del fatto che a distanza di giorni dall’evento, le condizioni dell’incendio erano radicalmente mutate. Infatti, cessato l’effetto camino che caratterizza generalmente le prime fasi di un incendio, il quale favorisce (in funzione delle condizioni meteoclimatiche contingenti e del gradiente termico) l’elevazione della colonna di fumo ad altezze anche notevoli ed il trasporto degli inquinanti verso distanze maggiori con conseguente dispersione, il fenomeno della presenza dei fumi si è sensibilmente concentrato nell’intorno del sito interessato dall’evento, evidentemente favorito anche dalla presenza ancora di piccoli focolai che si riattivano dalle braci, che determinano il ristagno degli inquinanti a bassa quota.

 

Immagine 1: Incendio dell’impianto “Campania Energia” nel comune di Teano (CE) del 16.08.2025. Ubicazione di 4 stazioni di monitoraggio delle diossine aerodisperse. Fonte ARPAC – DipCE.

 

Le diossine, come è noto, si formano in presenza di composti organici polimerici (plastiche) legati al cloro (es. PVC) e sono distrutte a temperature superiori a 850°C. Generalmente, tali temperature non si raggiungono nella seconda fase dell’incendio caratterizzate da fiamme basse e fumarole che, invece, favoriscono il rilascio di diossine nell’ambiente.

In virtù di ciò, in aggiunta al monitoraggio già svolto nei giorni precedenti, Arpac ha ritenuto opportuno prolungare il monitoraggio ed estenderlo ad altri siti, installando, a partire dalla data del 24 agosto ulteriori 3 campionatori (si rimanda all’immagine n°1 per la loro geolocalizzazione). Tali stazioni, denominate P2, P3, P4, sono state individuate anche avvalendosi della modellistica fornita nel frattempo da ORSA[3] (v. immagine n°2).

 

Immagine 2: Incendio dell’impianto “Campania Energia” nel comune di Teano (CE) del 16 agosto 2025. Area di massima ricaduta degli inquinanti aerodispersi. Fonte ORSA.

 

Ricordiamo, infatti, che ORSA ha sviluppato, negli anni scorsi, un consolidato modello di ricaduta degli inquinanti che si originano in caso di incendi per controllare la qualità delle produzioni agricole e zootecniche.

I risultati di queste indagini hanno dato ragione ai sospetti dei tecnici di ARPAC (Area Territoriale di Caserta) ovvero che la problematica si è concentrata nei dintorni dell’impianto incendiato: infatti, le tre nuove stazioni, ubicate tra i 50 e i 700 metri dal luogo dell’incendio hanno mostrato, per i successivi 8 giorni, concentrazioni di diossina, etc. molto oscillanti. In particolare, nella stazione P2 (più vicina al sito incendiato), in direzione NNE, sono stati misurati valori elevatissimi dell’inquinante organico disperso nell’aria nei primi giorni di monitoraggio. Le fluttuazioni registrate sono imputabili sia alle operazioni periodiche di smassamento dei materiali incendiati (per favorire lo spegnimento dei focolai e limitare il fenomeno delle fumarole) sia alle condizioni meteorologiche. Infatti, con le piogge accadute all’alba del 29.08.2025 si è assistito ad un decremento sostanziale della concentrazione delle diossine nell’aria ambiente, che però subito dopo ha ripreso ad aumentare; ciò, evidentemente, in quanto la fonte (rifiuto incendiato e non completamente spento) è stata ancora in grado di rilasciare gli inquinanti.

L’alternanza, quindi, dei valori di concentrazione degli inquinanti, registrata da ARPAC, non deve sorprendere e continuerà, con dimensioni evidentemente diverse al variare della locale situazione meteorologica, fino a quando l’incendio non sarà completamente domato.

Nelle altre stazioni (P3 e P4) poste sulla direttrice NNE – SSO, collocate rispettivamente a 600 e 700 dall’impianto “Campania Energia”, i valori di misurati di diossina aerodispersa nella stessa settimana, sono stati inferiori al valore di riferimento, tranne che nella stazione (P3) dove, comunque, un unico superamento è stato di modesta entità, se confrontato con quanto rilevato nella stazione P2.

Contestualmente, un quinto campionatore (P5) è stato installato nel centro di Teano, presso la casa Comunale, a circa 5 chilometri dal sito dell’incendio. Questa stazione non ha mai mostrato superamento dei valori di riferimento di diossina aerodispersa.

Va evidenziato che ARPAC, oltre ad installare i campionatori per le diossine, subito dopo l’incendio, al fine di ottenere un quadro più dettagliato sulla qualità dell’aria nel territorio potenzialmente impattato dall’evento, ha collocato un laboratorio mobile nel centro urbano di Riardo (Ce), a circa 4 chilometri dal sito dell’incendio. Tale laboratorio è in grado di rilevare, anche su base oraria, le concentrazioni di diversi inquinanti atmosferici, tra cui ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono, benzene, toluene, meta- e para-xilene, polveri sottili (in varie frazioni, tra cui PM10 e PM2.5).

L’Agenzia ha, inoltre, a disposizione i dati della stazione fissa di Sparanise (CE), che fa parte della rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria, la più vicina al sito dell’incendio, ubicata a circa 10 Km dal luogo dell’incendio).

In entrambi i casi, (mezzo mobile e stazione fissa) non è stata registrata alcuna evidenza delle conseguenze dell’evento nella misura degli inquinanti, il che, forse, è stato anche favorito dalle condizioni meteo dei giorni successivi all’incendio che ha contribuito alla dispersione degli inquinanti. Ciò, comunque, conferma che il monitoraggio con mezzi mobili (così come quello della rete fissa) per indagare i parametri contemplati nel D. Lgs 155/2010 è utile per fornire dati di larga scala temporale (anno) e territoriale (provinciale o regionale), ma raramente può assicurare indicazioni ed informazioni utili a scala ridotta, nemmeno in concomitanza di eventi particolarmente gravi, come quello in questione. Ed infatti, le linee guida nazionali del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale non contemplano il monitoraggio ai sensi del D. Lgs 155/2010 in caso di incendi.

Mentre, l’ASL competente per territorio, assicura, con i laboratori di IZSMe, i tempestivi controlli sulle colture agrarie in atto e sui prodotti zootecnici localmente prodotti per evitare che vengano messi in commercio alimenti contaminati, ARPAC effettuerà le indagini anche sui suoli agricoli per valutare eventuali rischi connessi con il passaggio degli inquinanti nella catena alimentare.

Ovviamente l’Agenzia per la protezione dell’ambiente continuerà a monitorare l’aria ambiente associando, quindi, la ricerca di diossine nell’aria all’investigazione degli stessi inquinanti nei suoli agricoli più esposti, atteso che, soprattutto con le piogge, le diossine rinvenibili nell’aria possono precipitare al suolo ed entrare nella catena alimentare.

L’occasione è gradita per ringraziare tutti gli operatori ARPAC, fortemente impegnati in questa calda estate sul fronte incendi, ed in particolare, i tecnici dell’Area Territoriale di Caserta, del Laboratorio Regionale Diossine e dell’Ufficio Comunicazione, che con professionalità ed impegno hanno assicurato i servizi e le prestazioni di monitoraggio, analisi e divulgazione ambientale, in un contesto già difficile per le ferie e per le croniche carenze di personale.

Nella tabella successiva sono sintetizzati i risultati dei monitoraggi di diossina aerodispersa effettuati dall’inizio dell’incendio fino al 5 settembre 2025 per ciascuna delle 5 postazioni attivate.

Incendio impianto “Campania Energia” a Teano del 15.06.2025. Monitoraggio Diossine aerodisperse. Aggiornamento dati al 5 settembre 2025.
ID Luogo del campionamento Data prelievo campione (filtro) Risultati delle prove espressi come I-TEQ (pg/Nm3) della sommatoria PCDD, PCDF e PCB dioxin like
Punto P1 Presso Azienda Campania Energia, Teano – CE                         coordinate UTM WGS84 425898E, 4569196N 17-ago 0,27
18-ago <0,024
19-ago <0,024
20-ago <0,024
Punto P2 (circa 10 m da sito incendio presso recettore sensibile) coordinate UTM WGS84 425707E, 4569395N 25-ago 286
26-ago 149
27-ago 98
28-ago 118
29-ago 15
30-ago 1,3
31-ago 5,7
01-set 0,29
02-set 0,18
03-set 0,15
04-set 0,17
Punto P3 (circa 600 m da sito incendio in direzione Sud Ovest)            coordinate UTM WGS84 425208E, 4568887N 28-ago 2,6
29-ago 0,14
30-ago <0,024
31-ago <0,024
Punto P4 (circa 700 m da sito incendio in direzione Nord Est)                  coordinate UTM WGS84 426061E, 4569871N 29-ago 0,12
30-ago 0,099
Punto P5 Sede del Comune di Teano                   coordinate UTM WGS84 421881E, 4567000N 28-ago <0,024
29-ago <0,024
30-ago <0,024
Valore di riferimento LAI espresso come I-TEQ (pg/Nm3) = 0,15

 

[1] Situazione inerente all’autorizzazione ambientale (2025)

  • Autorizzazione Unica Regionale: NEGATA → la ditta non dispone di titolo autorizzativo ex art. 208 per un nuovo impianto.
  • Autorizzazione Semplificata Provinciale: IN VIGORE (prorogata con Determina n. 1788/2022) → consente la prosecuzione delle attività di recupero in regime semplificato fino alla conclusione del procedimento regionale e dei giudizi pendenti.

[2] L’impianto è autorizzato a trattare:

  • imballaggi in carta e cartone (CER 15 01 01) e carta/cartone urbani (CER 20 01 01) → avviati a recupero materia (R3), con produzione di materia prima secondaria (MPS);
  • imballaggi in plastica (CER 15 01 02), metallici (CER 15 01 04) e misti (CER 15 01 06) → gestiti in R13 (messa in riserva) per successivo invio ad impianti di recupero;
  • imballaggi in vetro

[3] Osservatorio Regionale Sicurezza Alimentare

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