Home In Italia e nel mondo L’UE nel pianeta diviso in due

L’UE nel pianeta diviso in due

Proviamo a spaccare la Terra in due.

by Luigi Gravagnuolo
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Quale sarà il posto dell’Europa Occidentale nell’ordine mondiale che comincia a delinearsi? E prima ancora, avrà un ruolo? Se sì, quale?

Poche righe sul nuovo ordine adveniente. Proviamo a spaccare la Terra in due, tagliandola dal meridiano di Greenwich al centottantesimo, facendo solo attenzione a spostare virtualmente l’Oceania nell’emisfero occidentale.

Grosso modo il nuovo ordine mondiale che si va profilando è questo. La metà occidentale e l’Oceania staranno sotto il tallone degli USA, quella orientale sotto quello russo-cinese. Una tacita intesa in questo senso pare esserci stata tra Trump, Putin e Xi. Poi, ovviamente, la storia non procede secondo una logica lineare. Il suo corso è accidentato e tutto può accadere. E attenzione, non è mica detto che la metà occidentale sarà quella della democrazia mentre quella orientale sarà quella delle autocrazie. L’Occidente ha già covato nel suo seno, poi generato il fascismo e il nazismo. Non è immune dal fascino del populismo autoritario. Mentre, per dirne una, oggi in Oriente c’è la più grande democrazia del mondo, l’India.

Comunque, se alla fine dell’attuale giro della ‘giostra della storia’, lo scenario fosse questo, l’Europa diventerebbe la periferia occidentale dell’impero euroasiatico russo. Un’ipotesi che, in assenza di un protagonismo dei popoli della nostra vecchia Europa, quindi dei nostri governi, è un destino segnato . E qui casca l’asino, i popoli e i governi europei sono disposti a difendere la loro libertà, il loro stile di vita, lo stato di diritto? Allo stato sembrano indecisi, comunque scarsamente propensi a rischiare qualcosa di serio delle proprie convenienze pur di difendere i propri valori.

Pensiamo allo stile di vita, chi l’ha detto che sotto un’eventuale egemonia eurasiatica gli Euroccidentali dovrebbero rinunciarvi? Il messaggio lanciato dall’autocrate Putin con Intervision, il festival di musica leggera del mondo russo-cinese appena conclusosi nell’Arena di Novoivanovskoye alle porte di Mosca, è chiaro: nessuno in Europa Occidentale tema che il nostro stile di vita sia distante da quello di Berlino, di Roma o di Parigi; magari siamo più rigidi rispetto alle trasgressioni LGBTQ+ e al libertinismo in genere, ma amiamo divertirci come voi; niente paura, non siamo tanto diversi da voi.

Quanto alla libertà e allo stato di diritto c’è invece un abisso. Nelle autocrazie euroasiatiche nessuno può pensare di rovesciare un governo attraverso libere elezioni, o di opporsi fattivamente al proprio governo senza subire severe punizioni, fino alla pena capitale. In Russia come, e ancor di più in Cina o in Corea del Nord. Così come un piccolo Stato o un popolo non può permettersi di essere realmente indipendente dall’orso o dal drago confinante. Il modello sono la Bielorussia, la Mongolia e  il Nepal. Stati a sovranità limitata. Sarà dunque questo il destino dei 27 Stati dell’UE? Potrebbe esserlo.

Nessuno Stato potrà mai essere libero se il suo popolo non desidera esserlo. La libertà non è un regalo. Va non solo conquistata, ma anche difesa giorno per giorno. E difendere le libertà e le istituzioni democratiche è proprio quello che i popoli euroatlantici non sembrano più disposti a fare.

Negli USA ogni nuovo giorno segna un passo avanti verso una torsione autoritaria, sospinta a furor di popolo. Da noi, in Europa, la formidabile conduzione parallela e convergente della guerra ibrida anti-UE da parte di Putin e Trump sta conseguendo successi innegabili. Il traballante governo laburista Stramer in UK è agli sgoccioli, incalzato dall’estrema destra di Farange, nemica insieme dell’Europa e della democrazia; in Francia il governo Le Pen è alle porte, e promette di aprire .. le porte a Putin; in Germania, che è uno Stato federale, molti Länder sono già nelle mani dell’AfD, partito nemico dell’UE e della democrazia; così nei Paesi Bassi, in Austria, anche nei Paesi scandinavi. E Ungheria e Slovacchia non hanno alcun pudore a flirtare con Putin senza ritegno.

L’Italia sta nel guado. Finora la nostra premier è stata attenta a tenere un piede nell’UE dei diritti e uno nell’Occidente trumpista. Ma comunque nell’Occidente, nessun ammiccamento allo zar, contrariamente al suo vice Matteo Salvini. Gliene va dato atto. Recentemente però, forse anche per contenere il tentativo di sfondamento del duo Salvini-Vannacci nel suo elettorato, ammicca con sempre maggiore evidenza alla rete dell’estrema destra europea e USA. Vanno lette in questa chiave anche le sue recenti uscite pubbliche sulle presunte minacce provenienti dalla sinistra; alludendo addirittura a una ventilata ripresa degli anni di piombo: ‘Ci state minacciando, ma noi non arretriamo, non abbiamo paura degli emuli di Tyler Robinson, l’assassino di Charlie Kirk!’.

Vedremo già con le prossime elezioni regionali quanto gli Italiani siano disponibili a seguirla su questa strada o se ci sarà un sussulto di rigetto di questa narrazione. Tutto lascia pensare però che a ‘vincere’ le elezioni saranno le astensioni. Il che non significa affatto che coloro che non si recheranno ai seggi elettorali siano oppositori dell’attuale maggioranza. Tutt’altro, significa solo che non ritengono che valga la pena di perdere anche solo un quarto d’ora della propria giornata per difendere la democrazia, che si alimenta della partecipazione.

E torniamo alla nostra Terra spaccata a metà. Se l’UE non si dà una scossa vigorosa sul terreno delle dotazioni militari, sia ibride che tradizionali, e prima e più ancora su quello politico, il suo destino sarà ineluttabile. Sotto questo riguardo il fronte della guerra russo-ucraina davvero non è una ‘questione locale’. È piuttosto la cartina di tornasole della capacità di resilienza della democrazia euroccidentale. Se crolla l’Ucraina sarà finita l’UE. Se viceversa Kiev riuscirà a respingere l’invasore sarà stato perché l’UE avrà trovato la forza per fare un passo avanti in difesa della sua civiltà liberal-democratica.

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carlo 25 Settembre 2025 - 10:33

La cosiddetta difesa delle democrazie eurooccidentali è ormai ridotta a livello burocratico, alla pervicace ed inefficace ripetizione di parole, di regole e di posizioni con le quali al più si cerca di tutelare il singolo individuo; un mondo nel quale le parole democrazia uguaglianza, libertà e (anche) fraternità sono diventate sbiadite maschere carnevalesche dietro le quali si nascondono interessi, gruppi di potere, cinismo politico.
Le “libere” elezioni, con percentuali di astensione gigantesche e con condizionamenti martellanti dei media sono la foglia di fico di un politica che nelle sue declinazioni (destra, sinistra , centro, sopra, sotto) è incapace di dare nuova linfa alla “socialità” e si è resa schiava ben pagata di un nuovo feudalesimo; ci è concesso di parlare (ma sempre meno) e di scribacchiare una croce su una scheda per dare sfogo alle frustazioni e all’immiserimento delle idee e permettere a qualcuno di noi (sempre meno) di esprimere un scolorità avversione verso i nuovi e colorati neoimperialismi. Che vinca l’Ucraina o la Russia nulla potrà impedire che nei prossimi anni, al posto della pubblicità delle auto della Volkswagen, potremo vedere video sulla potenza dei mitra tedeschi o sulla facilità di utilizzo di piccoli casalinghi carrarmati americani o cinesi.

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