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Migranti e pifferi

by Flavio Cioffi
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Vediamo se abbiamo capito bene. Prima esistevano le quote di ricollocazione dei richiedenti asilo all’interno della UE, per cui, se arrivavano troppi migranti nei Paesi di prima accoglienza, geograficamente più esposti come l’Italia, andavano redistribuiti in giro per l’Europa. Non venivano rispettate ma c’erano e ci permettevano di protestare, piangere, trattare e ottenere qualche spicciolo magari su altri tavoli. Ora, dopo lo storico debutto di Conte al Consiglio europeo, le quote sono sparite e la solidarietà tra Stati è diventata volontaria in base ad accordi bilaterali.

Ve li ricordate i pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati?

L’Italia è furbetta, si sa, ha sempre fatto l’accogliente perché i migranti erano perlopiù diretti verso il nord Europa e li ha fatti passare. Francia e Germania lo hanno consentito per mille ragioni, gli equilibri internazionali sono complessi, poi però la musica è cambiata, la Francia ha piazzato la polizia a Ventimiglia, l’Austria al Brennero, e via dicendo.

Vuoi vedere che dobbiamo tenerceli? Gli Italiani brava gente sono corsi allora ai ripari e hanno fatto un accordo con la Libia affinché fermasse i flussi, senza formalizzarsi troppo su come lo avrebbe fatto.

La situazione sembrava dunque sotto controllo, nessuna emergenza, ma la Lega è andata al governo e abbiamo scoperto di essere sotto assedio. Il resto è cronaca delle ultime settimane: navi respinte, incidenti diplomatici, figure da tre soldi e zero tituli.

Come è potuto succedere?

L’attuale maggioranza di governo in Italia è notoriamente antieuropeista e l’Europa è a trazione tedesca, la Germania e i suoi alleati ne dettano l’equilibrio, sono nostri creditori, sono quindi un po’ sospettosi nei nostri confronti. La Lega è amica di Le Pen, che è la prima avversaria di Macron e questo non fa della Francia una nostra fan, e di Orbàn, feroce oppositore proprio delle quote di ricollocazione il cui rispetto pretendiamo. Ma è anche amica di Putin, contro il quale la Germania ha voluto le sanzioni, e ha un discreto rapporto con Trump, con il quale è in atto la guerra dei dazi. Premesse ottimali per farci prendere a sberle al Consiglio europeo.

Abbiamo fatto finta di mostrare i muscoli, ma non li abbiamo perché siamo pieni di debiti. Non solo, il Governo ha anche promesso di non farli più pagare ai cittadini. Quindi, o si ristruttura il debito o si investe (a debito) per creare sviluppo. In entrambi i casi, buoni rapporti europei sembrano indispensabili.

C’è solo una minaccia seria che possiamo avanzare, quella di uscire dall’Europa, perché senza l’Italia l’Europa non esiste. E’ questo il vero obiettivo? Non vogliamo crederlo, l’economia che da noi conta sul serio, quella del Lombardo-Veneto, è troppo integrata con quella europea, tedesca e bavarese in particolare, che interesse avrebbe? Però le derive autarchiche si verificano anche in contesti insospettabili e in giro per il mondo si respira una brutta aria.

Preferiamo pensare, lo speriamo, che l’attuale politica estera del nostro Paese sia dettata semplicemente da motivi di politica interna. Come tanti osservatori hanno detto, Salvini è passato all’incasso a costo zero parlando alla pancia degli elettori e i 5Stelle inseguono annaspando. Aggiungiamoci che non abbiamo né Churchill né Roosevelt al governo ed è così che è potuto succedere.

Voce distonica quella del Presidente della Camera, Roberto Fico. Si è limitato a dire che non chiuderebbe i porti e gli hanno subito ricordato che non è lui a decidere. Non conosciamo le dinamiche interne ai 5Stelle e non siamo quindi in grado di dire se Fico, in visita a Pozzallo, abbia solo ritenuto doveroso fare un intervento politicamente corretto o se, invece, rappresenti i malesseri del Movimento e abbia voluto, nel contempo, marcare una differenza e lanciare un segnale. Ci auguriamo, però, che voglia e possa offrire un contributo di ragionevolezza, di impulso dialettico, di anteposizione di interessi di lungo periodo a quelli immediati. Magari in un’ottica pragmatica e inclusiva insieme.

Siamo certi che la conosca, ma gliela dedichiamo lo stesso.

Ammonticchiati là come giumenti
sulla gelida prua morsa dai venti,
migrano a terre inospiti e lontane;
laceri e macilenti,
varcano i mari per cercar del pane.

Traditi da un mercante menzognero,
vanno, oggetto di scherno allo straniero,
bestie da soma, dispregiati iloti,
carne da cimitero,
vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.

(Edmondo De Amicis, Gli Emigranti)

Lo sappiamo, parlare dell’emigrazione italiana di un tempo in rapporto all’odierna immigrazione in Italia non è originale. Neppure De Amicis lo è. Ma è vero.

di Flavio Cioffi