11 febbraio, Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza.
“Secondo l’ultimo rapporto dell’Unesco (2021), in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico (STEM) le donne rappresentano ancora meno di un terzo del totale della forza lavoro, nonostante le laureate costituiscano il 45% del totale. L’Italia presenta un divario ancora più ampio, con una percentuale del 16,5% di ragazze laureate in facoltà scientifiche, contro il 37% dei ragazzi. Inoltre, numerosi studi hanno rivelato che le donne in campi STEM pubblicano meno, sono pagate meno per la ricerca e fanno meno carriera degli uomini”. A dirlo è il NBFC, National Biodiversity Future Center, centro di ricerca italiano sulla biodiversità finanziato dal PNRR.
Al NBFC su circa 2000 ricercatori il 57% è donna, in età compresa tra i 26 e i 35 anni. Pare che non percepiscano una particolare discriminazione rispetto ai colleghi uomini. E però notano una discriminazione più indiretta, incentrata su stereotipi di genere: è più difficile per le donne raggiungere posizioni apicali in quanto subiscono una pressione, sociale e politica, a essere prima madri poi scienziate.
“L’istruzione è un altro tema cruciale: gli stereotipi di genere e i pregiudizi vanno messi in discussione, in primo luogo nelle scuole, incoraggiando le bambine a perseguire la loro passione per le materie scientifiche”.