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New entry pompeiane delle Giornate Europee del Patrimonio

by Federico L.I. FEDERICO
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La foto in epigrafe di questo articolo è stata tratta un paio di giorni fa da chi scrive. Un gruppo nutrito di giovani intorno ai venti anni erano intrattenuti da una signora dall’aspetto severo. Era una guida dotta e poliglotta che illustrava doviziosamente i profili architettonici e artistici del monumentale Santuario mariano pompeiano, mentre gli occasionali “allievi” riportavano su blocchetti da disegno schizzi di particolari costruttivi della facciata monumentale, nonché “impressioni grafiche” d’insieme del prospetto del Santuario.

In esso coesistono stilemi e soluzioni di gusto neoclassico con lampi di eclettismo architettonico che si inverano soprattutto negli scorci dei prospetti laterali “più moderni” in cui forme e funzioni, anche strutturali, di volte, tamburi e paraste si fondono felicemente. D’altra parte, non bisogna dimenticare che il complesso santuariale è sorto in più fasi, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. La realizzazione del Santuario, concepito originariamente dal Beato Bartolo Longo, conferma le qualità di visionario – nell’accezione più nobile del termine – che gli vanno riconosciute. Egli affidò il progetto nascente al suo fidato amico e collaboratore parroco Don Gennaro Federico, che di suo era disegnatore e fotografo. Pretese però dal giovane ecclesiastico dapprima una visita – effettuata insieme in quel di Scafati – alla Chiesa della Madonna delle Grazie, detta allora (e ancora oggi) anche Madonna dei Muroli, che lo affascinava. Successivamente, quando la costruzione era già iniziata, emersero però seri ostacoli nell’alternarsi alle varie profondità degli strati tettonici vulcanici, composti alternativamente di lapillo morbido e di dura cinerite, in particolare dove dovevano sorgere i locali sotterranei e la cripta del santuario.

Occorreva dunque una competenza strutturale di livello adeguato. Bartolo Longo fece in modo di farsi affiancare nella non facile intrapresa dall’ingegnere e architetto calabrese Antonio Cua, docente universitario. Cua era stato docente presso l’allora Collegio Militare della Nunziatella a Napoli, dove aveva avuto per collega il matematico salentino Tarquinio Fuortes, che fece da tramite. In seguito, fu l’architetto napoletano Giovanni Rispoli ad entrare nello staff di Don Bartolo come progettista e direttore dei lavori della facciata Monumentale e di altro.

Esaurita la trama storica, ritorniamo all’attualità facendo presente che noi di Gente e Territorio già ci eravamo occupati del crescente interesse del turismo nazionale e internazionale verso la Città nuova e il suo maggiore edificio monumentale. Qualche mese fa, nel gennaio scorso, a proposito della sempre maggiore presenza di turisti nella Città nuova, scrivevamo così: La novità però è che, pur a fronte del decrescere dei flussi religiosi, si assiste ad un percettibile aumento di turisti, ospiti di alberghi e B&B, in giro alla spicciolata per le strade della Città nuova e attratti dal Santuario di Pompei. Poi aggiungevamo alcune considerazioni un po’ provocatorie: La sua architettura ha fatto per decenni storcere il muso alla intellighentia architettonica napoletana e non solo. Ma il Tempo sta facendo giustizia dei giudizi espressi dagli addetti ai lavori, architetti e critici d’arte, mentre i fatti stanno a dimostrare che il Santuario di Pompei è un’opera architettonica capace di incontrare il gusto di fasce sempre più numerose di turisti di ogni età, che visitano volentieri i suoi accoglienti spazi coperti e scoperti. E, in particolare, ci soffermavamo sul fatto che all’interno del Santuario ormai si vedono sempre più di frequente turisti intenti a scattare immagini di insieme e di dettaglio, soffermandosi a osservarne le decorazioni, gli affreschi e le opere pittoriche. Oggi possiamo confermare quelle che erano soprattutto impressioni, vissute però direttamente.

E oggi possiamo affermare altresì che si possono considerare idonei soggetti New Entry delle Giornate Europee del Patrimonio sia il vasto complesso monumentale santuariale pompeiano che lo stesso centro urbano di Pompei.

La città nuova, peraltro, si va arricchendo di punti di interesse anche grazie al “Pompei Street Festival” che quest’anno è arrivato appena alla Seconda Edizione, ma ha già raggiunto una notevole notorietà nel segmento degli “Street Festival”. Tra i tanti “murales”, anche di ottimo livello grafico, che ormai si intravedono dappertutto in città, segnaliamo per ora un’opera dell’argentino Bagnasco che ha rappresentato un “Maradona orante”, la “mano de D10s” colto in una sua tipica espressione, per il quale è facile prevedere un successo speciale.

Tutto ciò, grazie alla fertile sagacia del suo “inventore”, l’emergente artista pompeiano Nello Petrucci. Il giovane artista ha già una sua visibilità internazionale e ha incontrato la piena disponibilità del Sindaco Carmine Lo Sapio, anch’egli al proprio secondo anno di mandato sindacale. Il sindaco ha puntato decisamente sulla idea dello Street Festival, anche se la minoranza politica consiliare bolla la iniziativa come occasione di spreco di risorse pubbliche. Ma forse per una “Pumpej’‘e mille culure” – come già la stanno battezzando i social – valeva la pena rischiare. Facendo poi centro.