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Nucleare: commissariare Sogin è la risposta giusta?

by Redazione
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Si parla con sempre maggiore insistenza del commissariamento della Sogin, la società pubblica che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari e della creazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Pare che il Ministro della transizione ecologica, Cingolani, ne sia convinto e che già nei prossimi giorni possa dare avvio all’operazione.

La questione verte sui costi (che sarebbero quasi raddoppiati arrivando a 7,2 mld), sui ritardi (decommissioning fermo al 30%) e sull’inchiesta che riguarderebbe il Deposito Nazionale (perquisizione degli uffici Sogin da parte della GdF durante le feste natalizie).

Eppure, non tutti sembrano completamente d’accordo con il commissariamento. Smantellare le centrali e gestire i rifiuti radioattivi non sono attività ordinarie, per così dire. Non si tratta di costruire un ponte. Eventuali semplificazioni procedurali legate al commissariamento potrebbero rivelarsi inopportune. E’ stato osservato che il “permitting sul decommissioning” è complesso e coinvolge il Ministero della transizione ecologica, le Regioni, i Comuni e varie autorità di controllo. Tra queste l’Isin, l’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, operativo solo dal 2018 e dotato di una struttura considerata largamente sottodimensionata.

In un’interrogazione del 23 dicembre presentata da alcuni senatori, si chiede al ministro Cingolani se “non intenda rivedere l’ipotesi annunciata di commissariamento di qualunque natura, al fine di scongiurare il ripetersi di modelli fallimentari…”

Lo stesso giorno, Sogin comunica: di aver accelerato le attività di decommissioning, di essersi dotata di un processo di controllo che confermerebbe “l’efficacia e l’efficienza” del suo operato e di aver avviato e di gestire “nel rispetto dei tempi” la procedura per la realizzazione del Deposito Nazionale. Tutti i relativi dati sono pubblicati sul sito sogin.it.

Poi ieri, 17 gennaio, “comunica i primi risultati della procedura che riguarda fatti amministrativi avvenuti nel passato e non collegati alle attività di decommissioning in corso sugli impianti”. Si tratta di un’indagine interna, avviata alla fine del 2020, “finalizzata a verificare la regolarità delle fasi di acquisizione e gestione di contratti riguardanti il periodo 2010-2020”. Risultato: otto lettere di contestazione ad altrettanti dipendenti con tanto di sospensione cautelare dal servizio per tre di loro.