Il titolo preciso è: Dalla parte giusta. Cuore e coraggio per l’Italia di domani. Programma elettorale – elezioni politiche 25 settembre 2022. In calce ad ogni pagina c’è una precisazione: capo della forza politica Giuseppe Conte. Sottolineatura di una leadership non del tutto scontata? Messaggio elettorale? Forse tutte e due le cose.
Il programma si sviluppa in 22 punti a loro volta articolati in complessivi 122 sottoparagrafi. Eppure, è breve. Perché solo alcuni dei temi proposti vengono, molto sinteticamente, trattati. Breve ma ampio. I 22+122 punti spaziano infatti dalla riduzione delle tasse al salario minimo e al reddito di cittadinanza, da opzione donna alle startup giovanili, dai fondi per le aziende alla casa, dall’ambiente alla sanità, dalla scuola alla lotta alla mafia, dalla NATO alla UE. E poi agricoltura, turismo, cittadinanza attiva, riforma della RAI, innovazione. Anche caccia, bracconaggio e violenze sugli animali. Dudù insegna.
Un programma che appare in continuità con la linea politica seguita in questi anni da Conte e che gli ha permesso di andare al governo con la destra prima, con la sinistra poi e alla fine con tutti e due insieme.
Ad esempio. Quasi a voler inseguire Salvini, prevede cashback fiscale, cancellazione definitiva dell’IRAP, taglio del cuneo fiscale, estensione del Superbonus, maxirateazione delle cartelle esattoriali. Per le imprese: estensione al piano Transizione 4.0 della cessione dei crediti d’imposta sul modello del Superbonus; rafforzamento del fondo centrale di garanzia, del fondo salvaguardia e del fondo ETS. Dice NO alla legge Fornero.
Per contro, vuole un salario minimo di nove euro lordi l’ora, il rafforzamento delle misure del decreto dignità, più reddito di cittadinanza. Ma anche lo ius scholae (Letta?) per la cittadinanza ai minori stranieri, l’acqua pubblica (De Magistris?), il matrimonio egualitario e la legge contro l’omotransfobia, la coltivazione della cannabis per uso personale e terapeutico.
Colpiscono poi le misure in campo ambientale. Solo bonus edilizi, agevolazioni per la mobilità sostenibile, cabina di regia per il settore marittimo-portuale (richiesta a gran voce dagli operatori economici). Ma dei temi storici, specifici del Movimento, non vi è traccia, a meno del no agli inceneritori. Grande moderazione ecologica, quindi.
Forte, invece, e non campata per aria anche se di quasi impossibile attuazione, la previsione di riforma costituzionale per riportare la salute alla gestione diretta dello Stato. Un po’ come l’obiettivo del voto a 16 anni e del limite dei due mandati obbligatorio per tutti. Ma anche della riforma della RAI, che riporta agli anni ’90 del secolo scorso. Non una parola sull’autonomia differenziata.
Poi ci sono le promesse elettorali tout court. Come la parità salariale per le donne o il riscatto gratuito della laurea. L’aumento delle pensioni di invalidità o gli aumenti per gli insegnanti. La riduzione del numero chiuso per l’accesso alle università o le nuove assunzioni al Ministero dei beni culturali.
Attenzione. Non c’è alcuna traccia delle coperture economiche. Abbassa le tasse, aumenta gli stipendi, finanzia e incentiva, ma con quali soldi? Per carità, è un programma elettorale e non un vero programma di governo, però messa così potrebbe generare qualche dubbio sulla reale sostenibilità delle promesse.
Infine, lo scenario internazionale. Si alla NATO e alla UE, “ma con un atteggiamento proattivo e non fideistico” (!?). No alla corsa al riarmo, ma si alla difesa comune europea. E poi Energy Recovery Fund sulla scia del Next generation Eu e riforma del patto di stabilità e crescita, scorporando gli investimenti verdi (anche quelli per gli impianti nucleari quindi?) dal computo del deficit. Ovviamente si pretende un meccanismo comunitario per la gestione dei flussi migratori, con ridistribuzione tra i Paesi membri.
E’ un programma che può essere letto in molti modi, forse con qualche cedimento a destra soprattutto in politica estera, che consente al Movimento di presentarsi spendibile sia a destra che a sinistra. Ossia, qualora servisse e magari non subito, a governare con chiunque. Ancora una volta.