I giovani scrivono ancora poesie? La risposta è sì e non perché abbia una velleitaria speranza ma perché ho la certezza che c’è ancora spazio, bisogno di creatività e di dare voce ai propri sentimenti. Ne ho avuto prova partecipando alla giuria del Premio letterario Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, la cui premiazione è avvenuta sabato 17 maggio nella Biblioteca “Padre Alagi”. Pubblico delle grandi occasioni: genitori, nonni, zii commossi e con l’abito buono per sostenere ed applaudire il proprio rampollo. Ragazzi visibilmente emozionati anche se apparentemente disinvolti e caciaroni. Tuttavia al momento della nomina per l’assegnazione del premio apparivano sorpresi (ma proprio io?) e chiaramente contenti anche se pallidi e con salivazione azzerata. Tutti hanno voluto leggere la loro produzione pur essendo presente una lettrice adulta e di mestiere. Ma perché privarsi della soddisfazione dell’applauso? E non dimentichiamo le insegnanti senza il cui lavoro quotidiano non ci sarebbe stata la voglia e la volontà di scrivere. E’ quanto ha detto uno studente di scuola media, giovanissimo ed incredulo ma grato a chi lo ha spinto ed ha creduto nelle sue possibilità. Un bel momento, dunque, di condivisione di affetto reciproco e passione per la scrittura.
Veniamo nello specifico dei testi, cercando di cogliere ciò che li accomuna. Ho letto tanto materiale: poesie e racconti. In particolare le poesie potevano raggrupparsi in due insiemi: temi individuali, amore, amicizia, affetti parentali e le grandi questioni che tormentano la contemporaneità i femminicidi, la guerra, l’ambiente. Spesso queste tematiche si intersecavano passando dalla riflessione interiore a considerazioni più ampie ed importanti. Quello che è emerso è la voglia di dire, di mostrarsi, potendo usufruire di uno spazio adeguato, in questo caso la scuola, che ha creato le condizioni giuste per poter produrre poesia, che non è un semplice andare a capo.
La poesia è una metafora dell’adolescenza: crea e distrugge spazi vuoti, circonda con le parole quel che non si può dire, viene cucita a partire dalla mancanza inscritta nell’essere umano dal linguaggio come un vaso che si fa intorno al vuoto. Ha per certi versi la struttura di un motto di spirito che, nel rilancio dei significanti, fa emergere nuovi significati; fino alle risate, fino alle lacrime. (Andrea Panico in Menteinfuga).
Spesso sovrumano è risultato lo sforzo di far rientrare il magma dei sentimenti in schemi poetici, figure retoriche e quanto il cassetto degli attrezzi dei poeti richiede. Ma anche questo lavoro di labor limae è importante perché educa al sapere cosa si sta facendo, a regolare lo sturm und drang interiore, a capire che per crescere e darsi una forma bisogna avere a che fare con l’altro, il lettore, l’altro da sé con cui sublimare la propria sofferenza, utilizzando il linguaggio universale della poesia. Del resto è quello che Troisi e Skarmeta ci hanno insegnato nel Postino di Neruda.
Ancora una volta è fondamentale il ruolo della scuola e della passione degli insegnanti. Senza la loro presenza attiva i ragazzi non conoscerebbero questo strumento potente di espressione, non lavorerebbero sulle parole, non si aprirebbero a nuove esperienze. Altrettanto importante è sul territorio la presenza di associazioni che, di concerto con il Comune, organizzano iniziative di questo tipo. Il Premio letterario Villa Bruno alla sua XII edizione è un riferimento ed una ricchezza.