Home In evidenza Prevost è Leone XIV, dagli Usa a Roma passando per il Perù

Prevost è Leone XIV, dagli Usa a Roma passando per il Perù

Pace, ponti e Rerum Novarum

by Luigi Gravagnuolo
0 comments

Cominciamo dall’età del nuovo pontefice e dal tempo impiegato dal Conclave per nominarlo, solo 24 ore o poco più.

La scelta veloce, unita alla giovane età di Prevost, lasciano intendere che il Conclave ha deliberato di affidare al nuovo pontefice la guida universale della Chiesa cattolica romana con pieno mandato. Ma qual è il mandato? E qual è il senso della scelta, per la prima volta nella storia, di uno statunitense?

Era difficile immaginare che la Chiesa cattolica, che da mezzo secolo cerca di allontanare da sé l’immagine di una confessione ‘occidentale’, espressione della cultura e del potere dell’occidente colonialista e imperialista, avesse scelto uno statunitense, cioè un prelato che viene dalla maggiore potenza imperiale del mondo. Sarà allora papa Prevost un chierichetto di Trump? Se lo stanno chiedendo in molti sui social.

Ci sentiamo di escludere questa ipotesi. Il cardinale Prevost, pur uomo taciturno e lontano da dichiarazioni ad effetto mediatico, non ha lesinato recentemente critiche e richiami alla Casa Bianca. Non renderà la chiesa subalterna ai disegni del potere secolare degli USA.

Piuttosto il Conclave ha voluto rafforzare la posizione dei cattolici statunitensi, tanto pressati ed insidiati da ideologie protestanti, per le quali il vero segno della grazia del Signore verso una persona è la sua capacità di arricchirsi. Chi resta dietro, resta povero o si impoverisce, è privo della grazia. Un orientamento che papa Francesco ha contrastato con fermezza assoluta.

Ancora con riguardo al sospetto di un’ingerenza della Casa Bianca nel Conclave. Per 20 anni Prevost è stato missionario e vescovo in Perù; lo ha ricordato lui stesso rivolgendosi in spagnolo ai peruviani. Ha partecipato e condiviso con la Chiesa latino-americana una parte importante del suo percorso spirituale. Difficile che possa assecondare, per dirne una, le mire reazionarie di Trump sull’America Latina o i suoi muri contro i migranti. Non a caso più volte ha ribadito, nel suo primo discorso da Papa, che la missione della Chiesa è costruire ponti, non muri.

Ha anche pronunciato per ben sette volte, se abbiamo contato bene, la parola pace. Su questo terreno avrà una linea di assoluta continuità con Bergoglio.

Prevost è poi un religioso agostiniano; ha sottolineato con orgoglio tale sua identità.

Quello agostiniano è un ordine religioso molto rigido sui temi delle nuove sensibilità relative ai diritti civili; per esempio sui diritti LGBTQ+ o sui matrimonii gay. Ma lo è anche sul piano etico tradizionale, severo verso le debolezze della carne, alle quali tanti uomini di chiesa – anche alti prelati – hanno ceduto, e verso la sete di soldi e di potere. È verosimile quindi che il pontificato di Prevost seguirà un corso più tradizionalista e conservatore rispetto a Bergoglio sui diritti civili di nuova generazione e ancora più intransigente nella lotta alla corruzione.

Sarà interessante vedere come questa linea – ammesso che lui la farà propria – sarà accettata e avrà la collaborazione di quei settori della Chiesa, di alcuni prelati europei in particolare, che viceversa pigiano il piede sull’acceleratore per quanto concerne i nuovi diritti civili.

Chiudiamo con il nome che ha scelto.

Così come Bergoglio, scegliendo Francesco, con ciò stesso già comunicava l’indirizzo della sua Chiesa in uscita nel mondo, della Chiesa che avrebbe abbracciato gli ultimi della terra e ne avrebbe sposato fino in fondo il bisogno di riscatto dalla miseria e dalla povertà culturale e spirituale, lui, Papa Leone XIV, ha voluto allacciarsi ad una lunga e chiara tradizione ecclesiastica.

Tutti i papi Leone della storia hanno avuto una forte personalità. Sono stati pontefici di grande determinazione, che hanno finanche sfidato in alcuni momenti il potere temporale di imperatori e di re. Il predecessore di Prevost, Leone XIII, fu quello della Rerum Novarum di fine Ottocento, l’enciclica che ha orientato per un secolo fino ad oggi la dottrina sociale della chiesa. Succedette a Pio IX, il papa del Sillabo, della condanna della modernità, e collocò la Chiesa nei tempi nuovi, aprendosi ad essi. Tra liberismo capitalista e socialismo marxista, indicò ai cattolici una ‘terza via’, quella del popolarismo. Che poi ha caratterizzato gli indirizzi politici dei cattolici fino ad oggi.

Una concezione della società e dell’economia che contempera il libero mercato e la libertà d’impresa con l’attenzione alla socialità, alle esigenze collettive e ai bisogni degli ultimi.

Crediamo pertanto che Papa Leone XIV possa avere in animo di dare impulso ad un impegno rinnovato della Chiesa nella società secolare.

Leave a Comment