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Procida Capitale della Cultura: il format di Capitale nei Campi Flegrei

by Maria Mastrullo
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La proclamazione di Procida Capitale italiana della Cultura del 2022 non è un punto di arrivo ma l’inizio di un percorso che impegna l’intera Campania. A fare breccia nella Commissione del MIBACT, superando le altre nove finaliste più grandi e famose, su un totale di 28 candidate, è stato il progetto all’insegna di un titolo ad effetto “La cultura non isola”.

Procida non sarà un evento isolato ma deve rappresentare un ponte di programmazione condiviso per il patrimonio culturale, che possa evitare la condizione di terra solitaria, e un traino per il turismo delle aree interne e di quelle costiere. La logica di riferimento non sarà frammentaria, con l’obiettivo di trarne benefici, ovviamente, su vasta area. Bisognerà evitare finanziamenti dedicati a progetti che non lasciano nulla al territorio. La Regione dovrà potenziare l’accoglienza, i trasporti e l’offerta culturale ed artistica complessiva per non sprecare un’occasione unica, perché Procida Capitale della Cultura dovrà restituire alla Campania una vetrina incredibile in termini di visibilità, per far ripartire l’industria del turismo e della cultura in un territorio dalle potenzialità altissime.

La piccola Procida, un pezzo dei Campi Flegrei nel Golfo di Napoli, posta tra Capo Miseno e Ischia e divisa dalla terraferma dal canale omonimo entra nella storia: per la prima volta un’isola è Capitale Italiana della Cultura. Merito del suo fascino senza tempo di borgo marinaro e delle sue architetture colorate. Mezz’ora da Napoli, vicinissima alla costa, eppure arrivando a Procida si ha la sensazione di tagliare i ponti con tutto e di entrare in una dimensione unica. La “Prochyta” degli antichi, partorita dall’eruzione di 4 vulcani, negli anni è rimasta sempre autentica e genuina, molto diversa dalle vicine Capri e Ischia, mondane ed affollate. Qui la vita e l’economia sono strettamente legate al mare da una storia che risale ai tempi dei Micenei.

Procida si è aggiudicata il titolo grazie a un progetto culturale con elementi di attrattività e qualità di livello eccellente, portabandiera nazionale di quello che lo stesso Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Dario Francescini, ha definito l’anno della Ripartenza e della Rinascita. Il titolo viene conferito per la durata di un anno e la città vincitrice riceve dal Ministero un milione di euro per la realizzazione del progetto.

Il Comune di Procida e l’ANCIM (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori) con attori, cantanti, registi, direttori di musei, sportivi, editori, scienziati e scrittori campani sono impegnati nel percorso per realizzare le tante iniziative che riguarderanno non solo l‘isola, con le sue bellezze e peculiarità, ma tutto il territorio flegreo e campano e che saranno promosse insieme alla Regione Campania, alla Fondazione Campania dei Festival, alla Fondazione regionale Film Commission, alla Scabec – Società Campana Beni Culturali e all’Unione Industriali di Napoli, nella convinzione che possa avere effetti concreti e positivi sullo sviluppo turistico e sulla fruizione del patrimonio culturale non solo per la città vincitrice ma anche per i territori ad essa connessi, contribuendo a valorizzare l’immagine unitaria e complessiva del sistema turistico e culturale regionale.

Potenza di immaginario e concretezza di visione ce la mostrano come Capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni naturali, materiali e immateriali. “Procida immagina” è il percorso che ha condotto l’isola alla candidatura, un processo di co-creazione condiviso con i cittadini procidani. Il primo passo verso la costruzione di un modello di governance condiviso si è concretizzato nella costituzione di un Comitato Promotore di 250 cittadini che spontaneamente si sono proposti per lavorare gomito a gomito in una dimensione di accoglienza familiare, immersa nella vita, nel tempo, nelle azioni reali dell’isola e per cooperare al perfezionamento e allo scambio delle idee.

Dai tavoli di lavoro sono emersi 44 progetti culturali, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali, 8 spazi culturali rigenerati, mostre temporanee allestite con oggetti di ogni tipo che i cittadini procidani sono stati invitati a prestare temporaneamente al neo Museo Civico allestito per ricostruire il legame tra il mare, l’isola e gli abitanti di Procida. E poi azioni e idee che sono diventati parte integrante del programma suddiviso in più sezioni. “Procida inventa” con progetti che pianificano processi ed eventi propriamente artistici: mostre, cinema, performance e opere site specific. “Procida ispira” con progetti che candidano l’isola quale fonte d’ispirazione, sia come luogo reale, che come spazio dell’immaginario. “Procida include” con progetti di inclusione sociale che utilizzano i linguaggi dell’arte come strumenti di espressione dell’individuo posto in relazione alla collettività. “Procida innova” con progetti che promuovono il rapporto tra cultura e innovazione, favorendo momenti di confronto tra la comunità nazionale degli innovatori e la comunità locale, in un percorso di ripensamento strategico del proprio patrimonio culturale. “Procida impara” con progetti che promuovono il rafforzamento di una comunità educante, mediante la creazione di alleanze aperte che mirano al coinvolgimento di tutti i soggetti territoriali dal pubblico al privato sociale.

Agostino Riitano, direttore di Procida 2022 dichiara che “ha vinto una pagina straordinaria del Paese in quanto ciò che è piccolo può custodire la profezia del cambiamento, perché la cultura non isola, proprio per l’occasione di sviluppo nata con il coinvolgimento diretto di tutto il comprensorio flegreo”.

“L’isola di Arturo”, come l’ha definita Elsa Morante nel classico della letteratura che ha vinto il Premio Strega nel 1957, la “Terra incantata” di Guicciardini fanno guardare a Procida, al suo incanto che compiace, lasciando immaginare che nulla appare perduto. Meta felicissima per definizione nella speranza che il futuro 2022 possa essere l’anno per un approdo, dopo la pandemia, nella bellezza di un luogo straordinario.