Home Cultura Riflessioni sulla vecchiaia

Riflessioni sulla vecchiaia

Dove abbiamo sbagliato? Non ricordo

by Piera De Prosperis
0 comments

 

Le voci che mi piacerebbe avere ancora nelle orecchie sono di gente che non c’è più, o che sta per andarsene, come me…. qualcuno mi omaggia dicendo che sono stato importante. Resto contento per una mezz’ora buona, sollevato, poi cambio stanza e mi dico: e quindi? la vecchiaia spegne tutti i suoni, si sentono solo i rintocchi dei problemi. Ogni tanto mi domando che significa fare qualcosa per l’ultima volta. Ci penso. E mi dico anche che mi servirebbe ancora un po’ di tempo, non tanto, solo un po’, per comprendere ciò che è rimasto nebuloso. (Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani)

Tempo, serve ancora tempo ma per capire cosa? I propri errori, quello che si poteva fare e non si è fatto, le motivazioni di scelte a volte devastanti, a volte risolutive? Ma non si torna indietro, anzi il lato positivo della vecchiaia è che ti rimangono impressi di più i momenti positivi mentre su quelli negativi fai spallucce. Davanti si spalanca un futuro talmente pieno di incognite e disastri che non vederlo, non esserne coinvolto è un bene. Se la sbrigassero gli altri, i nostri figli e nipoti per i quali non siamo più una risorsa da tutelare, un forziere di ricordi della nostra microstoria ma solo un inutile bagaglio, addirittura dannoso per il proprio benessere e la propria tranquillità, di cui è meglio non curarsi o accantonare, a volte senza neanche troppa gentilezza. E così i nostri nipoti crescono senza storia, senza tradizioni, senza cultura nel senso lato del termine.

Che fare della nostra terza età, o forse quarta? Vivere approfittando di quel po’ di demenza che attanaglia quasi tutti, non pensare, dimenticare, non cercare il futuro o volere ancora altro tempo.

Vivere in una dimensione attiva in cui la vitalità prende nuove forme e nuovi tempi. Sostanzialmente penso che bisogna volersi bene, proteggersi, difendersi innanzitutto da sé stessi, da quella tendenza al cupio dissolvi che ci perseguita. Piuttosto che rivolgerci a qualche attuale guru del benessere dell’anziano, vediamo cosa ci propone Cicerone nel de senectute, un dialogo ambientato nel 150 a.C. tra i cui protagonisti vi è Catone il Censore, operoso vecchio di 84 anni.

A quali risultati ci porta la riflessione di Cicerone: Catone impara il greco da vecchio quindi fa quello che in gioventù non ha avuto tempo di fare. Propone esercizi di memorizzazione perché la mente sia sempre allenata. Vive con temperanza, adattandosi al ritmo lento dell’età. Sollecita il piacere conviviale che, gestito con equilibrio, consente di mantenere vivo il rapporto con gli amici. Coltiva la terra che è un’attività pratica da cui, dedicandovisi con misura, l’anziano trae giovamento.

Traducete il tutto con gli occhi della modernità: mente attiva (parole crociate, burraco, cinema, teatro), vita sociale, cura delle piante. Insomma già è stato detto tutto fin dall’antichità su come affrontare questo momento della vita. Quello che è cambiato è il valore dato alla vecchiaia dal nostro tempo. Del resto cosa ci si può aspettare da un mondo che non ha imparato niente dal passato e quindi niente da noi in termini di cura, attenzione, protezione, rispetto. Dove abbiamo sbagliato? Non ricordo.

 

Leave a Comment