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Socialismo tra origini e futuro: la prospettiva di Achille Occhetto

by Pietro Spirito
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Nella sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, a Palazzo Serra di Cassano, è stato presentato il libro di Achille Occhetto, “Perché non basta dirsi democratici. Ecosocialismo e giustizia sociale”, Guerini & Associati.

Nella sua introduzione, Geminello Preterossi ha messo in evidenza che – con questa iniziativa culturale – Achille Occhetto propone innanzitutto un ritorno alle radici del socialismo, prima delle grandi divisioni tra rivoluzionari e riformisti, per riesaminare, alla luce della modernità, i valori etici che stanno alla base dell’impegno politico. Ma la testa di Occhetto non è rivolta all’indietro per effettuare una analisi di tipo storico, quanto piuttosto è alla ricerca di quelle fonti originarie che debbono essere sottoposte alla rilettura ed alla riscrittura di quei valori alla luce delle questioni che pone la modernità. Il libro non cerca alibi per le sconfitte, ma fa i conti con il passato, cercando di immaginare un futuro possibile. Le nuove questioni agitate dal nostro tempo non escludono le antiche questioni che sono rimaste ancora irrisolte, in particolare le forti diseguaglianze presenti tra le classi ed il conflitto, sempre attuale, tra capitale e lavoro.

Maria Filomena Angelone sottolinea l’operazione inattuale compiuta da Achille Occhetto, perché l’analisi viene compiuta a favore di una prospettiva per il futuro, partendo dalla radice della esperienza politica della sinistra, effettuando un up-date delle categorie storiche della sinistra stessa. Viene costantemente ricercato un equilibrio tra libertà individuale e spirito della comunità, dove la libertà individuale rischia di sfociare nell’arbitrio, mentre gli obiettivi collettivi rischiano di diventare integralismo. Achille Occhetto propone un approccio etico della democrazia, che è impregnata di valori. In assenza di questa scelta morale, rischiano di prevalere i populismi e l’autoritarismo.

Nel suo intervento Marco Damilano ha ricordato che una delle questioni dei nostri tempi sta nel rapporto dei leader con la verità e con la menzogna. Achille Occhetto ha sempre caratterizzato la sua storia politica per la ricerca costante di valori e schiettezza, virtù che sono andate progressivamente deperendo nei decenni più recenti della storia repubblicana. Quando si parla dell’anno di transizione per eccellenza, generalmente ci si riferisce al 1989, culminato a novembre con la caduta del muro di Berlino. Però il successivo 1992 mette in fila tutta una serie di decisive trasformazioni: la nascita del partito socialista europeo, la firma del trattato di Maastricht, il dissolvimento del PSI, la vittoria di Bill Clinton nelle elezioni americane. Comincia l’affermazione della terza via, identificata ideologicamente da Anthony Giddens e praticata politicamente da Tony Blair, per dare una risposta socialdemocratica alla egemonia del neoliberismo. Si tratta però di una via comoda di adattamento della sinistra alla globalizzazione neoliberista. La rappresentanza è diventata rappresentazione, le istituzioni della democrazia costituiscono troppo spesso il volano della cultura populista. Questo spiega anche l’eccesso di attenzione che viene posta agli strumenti della politica: l’attenzione è oggi massima sul come, scarsa sul cosa, nulla sul perché. Achille Occhetto, nel suo libro, propone un lessico per la sinistra nel ventunesimo secolo, mite e radicale al tempo stesso.

Eugenio Donise sottolinea che Achille Occhetto effettua un lascito di speranza, attraverso una ridefinizione del socialismo per tornare a dare un senso ad un sogno che resta necessario. Le soluzioni proposte dalla socialdemocrazia negli ultimi decenni si sono rivelate insufficienti, in quanto subalterne rispetto al disegno neoliberista. Per Occhetto il socialismo è un processo in costante ridefinizione, non pensiero cristallizzato una volta per tutte. Senza un modo di produrre e di consumare che sia coerente con la transizione energetica ed ecologica non sarà possibile proporre una versione moderna del pensiero socialista. La personalizzazione della politica ha distrutto il telaio della fiducia e sommerso il panorama delle istituzioni dentro un reticolo di relazioni commerciali. In qualche modo, sono entrati i mercanti nel tempio. Il pensiero neoliberista, unito alla personalizzazione della politica, ha scardinato la struttura fondamentale dei diritti e dei doveri nelle comunità del ventunesimo secolo.

Nel suo intervento conclusivo, Achille Occhetto ha sottolineato che esiste una crisi di sistema della politica, determinata dalla assenza di una cultura politica di base: senza questa premessa grammaticale non può nemmeno esistere la politica come arte di costituzione degli interessi generali. In questo quadro, l’ecosocialismo è un orizzonte che va praticato.

Il libro è uscito in libreria il giorno stesso della invasione russa dell’Ucraina. I temi trattati implicitamente anticipano gli eventi poi accaduti nel corso degli ultimi due mesi. Si parla della inadeguatezza delle istituzioni delle Nazioni Unite, un tema antico, rimasto senza soluzione, che oggi torna prepotente all’attenzione degli Stati la necessità di una profonda riforma nella governance dell’ONU.

Serve dare vita ad un nuovo universalismo contrapposto agli istituti che sono emersi nella pace di Westfalia, basata sulla primazia degli Stati nazionali come soggetti cardine dell’ordine internazionale. La domanda di fondo che emerge dall’attuale conflitto è la seguente: è lecito riscrivere la geografia politica ed i confini con l’intervento militare e l’invasione di uno Stato sovrano?

E sono tante le implicazioni che devono essere sottoposte all’analisi ed alla valutazione politica: come devono mutare le alleanze politiche e militari in un mondo multipolare? La stessa Europa deve interrogarsi se non sia necessario prima mettere in campo una politica estera comune, in via antecedente rispetto al progetto di dare vita ad un esercito unico europeo.

Non c’è un unico imperialismo che deve essere combattuto, ma molte forme diverse di imperialismo che si confrontano per una egemonia che oggi viene costruita con la testa rivolta all’indietro, a schemi di funzionamento di stampo ottocentesco e novecentesco.