Villa dei Misteri
In occasione del recente convegno del 23 giugno scorso – dal titolo “Pompei e il suo Territorio. Gli Scavi, il Santuario, la Città” organizzato da questo giornale Gente e Territorio – abbiamo ampiamente parlato delle Tre Pompei, quella Archeologica, quella Mariana e quella Civile. La prima nacque a metà del Settecento, la seconda nella seconda metà dell’Ottocento e la terza nella prima metà del Novecento. Quest’ultima si prepara a celebrare il proprio primo centenario il giorno 29 di Aprile del 2028. Tra meno di un triennio quindi.
Ma dal Convegno è venuta anche una presa di coscienza dell’antichità, fortemente risalente, delle origini della cosiddetta Terza Pompei, la quale – secondo una ormai prevalente schiera di storici e archeologi – affonda le proprie radici primigenie intorno all’Ottavo secolo avanti Cristo, in una Pumpeya campana e oscosannita che, divenuta osca, si chiamò Pumpaya, mantenendo praticamente incorrotto il proprio nome, assegnatole poi formalmente nel 1928 con uno specifico Decreto Ministeriale di “rifondazione” amministrativa del Comune di POMPEI.
Tale Decreto prendeva atto del fatto che la località Valle, del Comune di Scafati, già dalla fine del Settecento era divenuta nota come Valle di Pompei, in quanto gli scavi in corso stavano rivelando al mondo la Pompeii romana, distrutta dalla eruzione pliniana del Vesuvio nel 79 d.C.
D’altra parte si deve all’apertura, culturalmente coraggiosa, dell’attuale Direttore Generale del parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel se l’olio di oliva prodotto nel territorio del Parco, è stato chiamato “Pùmpaya”, con caratteri osci adattati alla leggibilità contemporanea.
Ma definire l’olio del Parco Archeologico di Pompei con un termine mutuato dalla lingua Osca è stata intesa, fin dal primo momento, come una dichiarazione di volontà di “verità” storica: una tesi nuova da proporre agli studiosi e alla gente comune.
Chi scrive è stato – tra la gente comune – il primo a sostenere tale tesi, ma anche a cogliere il dato di verità (e di novità) che derivava dalla scelta del termine osco “Pùmpaya” per celebrare il primo “olio” prodotto nel territorio Pompeiano, occupato e vinto da Roma nell’89 a.C. e divenuto colonia romana circa un decennio dopo, nell’ 80 a.C.
Pompei e il proprio territorio/ager, dunque, hanno vissuto identitariamente, attraverso un arco temporale ampio circa 28 secoli – dalla fondazione protourbana dell’Ottavo secolo a.C. fino alla sua rifondazione urbana dello scorso secolo XX – con qualche pausa, imposta dall’irrequieto “sterminator Vesèvo” e dalle sue coltri eruttive.
Ma di Pompei e del suo territorio mai si era perduta la memoria, fino al 1631, quando una eruzione di potenza spaventosa, seconda soltanto a quella, immane, descritta da Plinio il giovane, ricoprì definitivamente la campagna da cui emergevano (ed erano quindi visibili) i monumenti più alti e le cime delle pareti più alte di Domus e Villae nella antica città e nel suo vasto e variegato ager, che era collinoso e ondulato, fatta eccezione del pianoro lavico, aspro e pianeggiante, su cui si era sviluppato l’insediamento urbano fino alla eruzione pliniana.
Tutta questa mia premessa, composta di tanti argomenti che ho faticato a contenere e compattare, trova conferma negli avvenimenti di questi giorni, oltre il Convegno.
Mi limito, quindi, a riportare per stralci alcune frasi tratte da un comunicato dell’Ufficio stampa del parco Archeologico di Pompei, prodigo di notizie e ben diretto da Marella Brunetto.
Ecco gli stralci, per me significativi, che propongono l’esistenza di una importante “Pompei sotterranea”: (…) Nel gennaio 2020, gli esperti hanno iniziato a esplorare i passaggi sotterranei sotto Pompei, che erano conosciuti prima, ma non potevano essere studiati adeguatamente… Di conseguenza, è stato possibile esplorare circa mezzo chilometro di gallerie, realizzate con una qualità sufficiente, presumibilmente circa 2300 anni fa…In generale, si ritiene che questi non siano solo tunnel, ma un’intera città sotterranea sotto Pompei… E ancora, la domanda è perché in passato hanno svolto enormi volumi di lavoro per creare città e tunnel sotterranei…l’intera lunghezza è ancora sconosciuta con certezza.”
Quindi nel ventre del pianoro lavico dell’insediamento urbano, prima oscosannita e poi romana si cela un’altra Pompei: una Pompei sotterranea?
Notizia benvenuta, perché, mutatis mutandis, chi scrive lo ha scritto e sostenuto da anni, rischiando la propria modesta credibilità di architetto prestato all’Archeologia. E sostiene altresì che alcuni tratti del Canale Sarno – di seicentesca memoria ed opera di Domenico Fontana, per unanime e granitica vulgata – sarebbero di risalente epoca pre-romana, forse oscosannita come sosteneva, e ne scriveva, già a fine Ottocento l’ingegnere Domenico Murano, esperto idraulico e preistorico, vicedirettore degli Scavi Pompeiani. Non un dilettante.
Così come oggi, chi scrive, ritiene e afferma – con buona dose di possibile verità – che l’aspro pianoro lavico già in epoca arcaica sia stato ripianato con abbondanti strati terrosi, in cui poi sono stati “ricavati” i canali, che sarebbe stato follia scavare direttamente ed esclusivamente nella dura roccia lavica vesuviana… Sic et simpliciter!
Ma l’altra notizia benvenuta e freschissima è quella che ha comunicato lo stesso Zuchtriegel, in un incontro stampa promosso dal Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, attivo dal 2020 il quale, facendo tesoro di alcune esperienze avviate dal suo predecessore Alessandro Pennasilico e dal Procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, ha rilanciato qualche anno fa – con l’allora Sovrintendente Osanna – una forte azione di promozione dello “Scavo archeologico della Legalità” come definisce l’azione che si sta portando avanti oggi su ben due Villae suburbane dell’Ager Pompeianus, la Villa della Giuliana e la Villa dei Misteri.
Villa della Giuliana
Le ricerche e le indagini archeologiche odierne, dirette da Zuchtriegel, avvengono infatti sul territorio comunale esterno alla area archeologica demaniale – più o meno corrispondente all’insediamento urbano della Pompei distrutta dal Vesuvio – quasi in aperta campagna.
E’ la difesa della Pompei sotterranea fuori da Pompei, intesa come area demaniale già in parte scavata.
Stavolta però lo “Scavo della legalità” interessa la Villa dei Misteri, l’edificio forse più noto e famoso nel mondo del sito UNESCO pompeiano, ubicato fuori le mura dell’antica città, dopo Porta Ercolano. Oggi esso viene raggiunto da monte, grazie ad espropri effettuati e all’abbattimento della vecchia casa colonica, in parte abusiva, sovrastante la Villa dei Misteri in aperta campagna, forse costruita in epoca risalente, in quel sito, proprio perché ivi affioravano le tracce più alte delle sottostanti rovine archeologiche, usate come fondazioni (…e comoda cava da depredare attraverso cunicoli).
Proprio come era già avvenuto alla Giuliana per la grande Villa del carro nuziale.
Là dove si voleva recare Pietro Lettieri, Topografo Vicereale, verso la metà del Millecinquecento, quando scriveva alla Corte napoletana che sarebbe andato a Pompei, città distrutta dal Vesuvio, “presso la Torre della Annunciata, in loco alto, ove ne appareno multe vestigia”.
E queste sue parole palesano la chiara conoscenza dei siti archeologici “pompeiani” anche durante il Rinascimento, come chi scrive ha da anni sostenuto. Una verità questa assolutamente misconosciuta.
(continua)