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Stefano Benni, la cultura perde un maestro di fantasia e ironia

ironico, surreale, stravolto

by Francesca Pica
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Il mondo della cultura perde Stefano Benni, morto ieri a 78 anni. È stato scrittore, giornalista, poeta, drammaturgo, sceneggiatore; dalla musica al cinema, dal teatro alla televisione. Un genio eclettico, capace di attraversare ogni forma d’arte con una sola inconfondibile cifra: il suo umorismo. Ha saputo raccontare l’italianità, una battuta alla volta. È stato un grandissimo narratore. guardava il mondo di traverso, da prospettive insolite, per scoprire gli angoli oscuri, parlare del minore, del dimenticato, del povero, di chi lotta anche quando la sconfitta sembra certa.

Bolognese di nascita, ma era cresciuto nell’Appennino dove aveva ricevuto il soprannome “Lupo”, che lo accompagnò tutta la vita. Era facile vederlo apparire tra i portici della sua città con cappello, capigliatura bianca e ampi giacconi, Benni sembrava un personaggio dei suoi romanzi: ironico, surreale, stravolto. La sua vita era già un teatrale racconto dell’esistenza, o almeno lui l’ha sempre raccontata così.

Fu pubblicato per la prima volta nel 1976 da Mondadori, che fece uscire una raccolta di suoi racconti intitolata Bar Sport. Ambientati in buona parte in bar di provincia, è diventato un classico della letteratura umoristica, amato e studiato per le descrizioni di storie umane e situazioni comuni e famigliari ma reinterpretate sotto un profilo surreale o grottesca. Nel 1997 Feltrinelli ne pubblicò un seguito, e nel 2011 ne fu tratto un film. Le sue storie, i suoi bar, la sua umanità dolente e sorridente, i suoi tipi strani, erano universali, somigliavano a quelli delle nostre strade e la Compagnia dei Celestini, il Campionato Mondiale di Pallastrada, eravamo noi e tutti gli eterni bambini ostinati, che giocano in strada, sbucciandosi le ginocchia sull’asfalto.

La sua scrittura era un invito a guardare il mondo con stupore e ironia: dalle pagine di Bar Sport ai racconti surreali de Il bar sotto il mare, passando per romanzi visionari come Terra! e racconti poetici quali Prima o poi l’amore arriva e L’ultima lacrima. Tra le sue opere, romanzi come EliantoLa compagnia dei CelestiniComici Spaventati Guerrieri, hanno accompagnato generazioni di lettori in un mondo dove satira, fantasia e impegno si mescolano senza freni. Autore anche di drammaturgia, Stefano Benni ha saputo regalarci testi teatrali come La misteriosa scomparsa di W: monologhi surreali e tragici in cui personaggi in bilico fra follia e commozione diventano universali.

Benni ci ha insegnato che la satira può essere gentile ma non gentilezza senza sostanza: con sguardo ironico e feroce, ha scovato le piccolezze di una politica logora, i vizi della società, offrendo uno specchio surreale ma dolorosamente reale. Era comico, certo, ma soprattutto critico senza frusta, capace di commuovere e ridere allo stesso tempo.

Raramente presente nei media, ma sempre presente nel cuore dei suoi lettori e della cultura italiana, con articoli pungenti su L’Espresso, Panorama, la Repubblica, il Manifesto, e riviste storiche come Cuore e Linus, ha costruito un dialogo fitto con il suo tempo.

Con Stefano Benni se n’è andato un artista capace di trasformare la scrittura in complicità: ci ha fatto ridere con finezza, reagire con intelligenza, immaginare con audacia. È stato un maestro invisibile ma un costante compagno di viaggio. Ci ha lasciato con le parole in silenzio… ma continuiamo a sentirlo, nel ronzio lieve dell’ironia.

Grazie, Stefano, maestro.

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