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Umberto Minopoli nel ricordo di Salvatore Vozza

by Salvatore Vozza
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L’improvvisa scomparsa di Umberto ha scosso tantissimi, tutti coloro che l’hanno conosciuto e tutti quelli che con lui hanno lavorato.

Ho avvertito come se mi avessero strappato qualcosa d’importante, un ricordo, un sentimento, un pezzo di vita vissuta insieme.

Via dei Fiorentini, la sede della federazione del PCI, quello strano e straordinario luogo, dove in tanti ci siamo ritrovati, chiamati a misurarci con l’impegno politico a tempo pieno, era una sorta di casa magica dove si mescolavano esperienze, dove si toccavano con mano i conflitti e i bisogni, le storie dei quartieri di Napoli e di tante città della provincia, le lotte delle fabbriche. In quel luogo, una sorta di osservatorio privilegiato, che offriva una lettura dei fermenti esistenti nella società napoletana e meridionale, si incontravano donne e uomini, dirigenti nazionali, del territorio, del sindacato e dei luoghi di lavoro, i giovani della FGCI, intellettuali e personalità impegnate nella vita sociale culturale. É lì che ho incontrato Umberto; entrambi nati in due città forti e impegnative, poste ai due estremi del Golfo: Pozzuoli e Castellammare.

Umberto, l’hanno già ricordato molto bene altri, era un compagno intelligente, curioso, che non mollava quando era necessario discutere. Lunghe, belle e anche vivaci discussioni che dalla segreteria del PCI si trasferivano in direzione , nel
Comitato federale e nei territori. Ricordo in particolare quelle sul governo Valenzi di Napoli e di altri importanti città, sulle grandi vertenze (Bagnoli, l’Alfa Sud, etc.), sulla sfida della ricostruzione che ci consegnò il dopo terremoto. E ricordo, poi,
insieme a tante altre, quella intensa, partecipata, difficile che si sviluppò sullo scioglimento del PCI.

Nei passaggi più complicati prevaleva comunque sempre, anche tra compagni che si “azzuffavano spesso”, la voglia di ricercare una sintesi, la costruzione di una proposta utile per parlare alla gente. E fu per sua iniziativa che preparammo una
relazione firmata da entrambi su: Bilancio di un decennio di lotte per il lavoro a Napoli, per il Convegno sul tema “Creare lavoro. Strumenti e politiche per l’occupazione” organizzato dal PCI (14-15-dicemnbre 1984).

Naturalmente su quegli anni ci sarebbe ancora molto da raccontare. I segretari – Geremicca-Donise-Ranieri , insieme con Alinovi e Bassolino-Napolitano e Chiaromonte – che hanno seguito quel gruppo dirigente e lo hanno aiutato a crescere e a discutere, sono stati testimoni e protagonisti di quella fase.

Umberto merita certamente un posto speciale per il contributo che ha dato alla sinistra in tutti i momenti in cui è stato chiamato ad assolvere al suo compito.

L’ho sentito l’ultima volta a ottobre dello scorso anno, dopo le elezioni politiche, avvertivamo entrambi, come tante e tanti, rispetto a quella sconfitta, l’assenza di un luogo dove poter discutere e richiamare ad un confronto esperienze e intelligenze
che le nostre colpevoli divisioni hanno fatto in modo che si disperdessero. E prima ancora, in occasione dell’uscita del suo libro “Nucleare. Ritorno al futuro.” mi mandò un messaggio per farmelo sapere. Gli scrissi per l’argomento trattato:
capatosta ma coerente, leggerò; mi rispose con la faccina sorridente: nun c’è crer. Ecco nei nostri rapporti ci stava anche questo modo di pazziare, assieme a un affetto e una stima enorme. Ma caro Umberto avevi ragione a non credermi, il libro non l’ho ancora letto .

Lo farò adesso, perché in quelle pagine, ne sono certo, ritroverò anche tanta della tua passione e della tua intelligenza che mancherà a me e a tanti che hanno avuto il privilegio di lavorare con te.

Alla moglie Carmela , ai figli e a Angela un abbraccio fortissimo.

Ciao Umberto, ti voglio bene.