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Un’Europa libera dagli Stati Uniti

E’ tempo che l’Europa riscriva le proprie regole

by Alessandro Bianchi
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Non bisogna preoccuparsi troppo delle parole di Trump a proposito del previsto declino dell’Europa. Sono le parole di un personaggio per il quale la cultura, l’istruzione, il sapere sono cose contrarie alla sua natura, come dimostrano le aggressioni contro le Università e contro la Scienza, il negazionismo nei confronti dei cambiamenti climatici, la riproposizione della lotta ai vaccini e via dicendo. Che forse non ha mai letto un libro di storia, che non conosce l’origine e l’evoluzione della civiltà, delle città, dell’architettura, delle arti, del pensiero scientifico e di quello umanistico. Allergico alle regole della democrazia e irresistibilmente attratto da dittatori di ogni specie nei quali vede riflesso il suo smisurato ego.

Con questo tasso di comprensione della realtà è ovvio sentirgli dire che l’Europa è nata per contrastare gli Stati Uniti (tesi demenziale); che comprime le libertà (si riferisce al contrasto ai movimenti neonazisti); che si farà travolgere dall’immigrazione (lui che vive in un paese di discendenti da migranti europei).

E’ tempo che l’Europa prenda le distanze da lui e dai suoi seguaci e sostenitori ripensando complessivamente la collocazione e i rapporti nel contesto internazionale e riscrivendo alcune regole che oggi ne limitano la capacità decisionale. Qualcosa sembra muoversi in questa direzione, come nella Dichiarazione di Indipendenza redatta nei giorni scorsi dal Movimento Europeo Internazionale sottotitolata Appello urgente della società civile europea ai leader europei e alla leadership UE. Ne riporto ampi stralci come contributo ad una maggiore attenzione ai rischi che corre l’Europa per le conseguenze che possono derivare dalla politica messa in campo dalla Casa Bianca.

La dichiarazione

L’Unione europea sta affrontando sfide senza precedenti in un momento in cui l’ordine multilaterale basato sulle Nazioni Unite è sotto attacco continuo. La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e l’atteggiamento conflittuale di Trump nei confronti dell’UE, confermato dalla “Strategia di sicurezza nazionale” (NSS) rappresentano minacce esistenziali per il futuro della democrazia europea e delle nostre libertà fondamentali.

I leader europei e le istituzioni dell’UE devono difendere con fermezza i nostri valori e, così facendo, dimostrare la forza dell’Unione europea e la sua utilità nel difendere la sicurezza, la prosperità, l’ordine giuridico e i diritti umani europei, e cioè ciò che gli europei si aspettano dalla nostra Unione. (…)

Ci troviamo di fronte ad una critica esplicita contro l’UE e contro ciò che essa rappresenta, nonché a un attacco concertato ai nostri governi democraticamente eletti e alle istituzioni dell’UE, con l’intenzione dichiarata di portare al potere movimenti populisti estremisti che ci condurranno verso un’Europa divisa dai nazionalismi, dalla frammentazione, dalla debolezza e dal vassallaggio. (…)

L’Unione europea deve adattarsi rapidamente, essere in grado di agire come attore indipendente, assumersi la piena responsabilità della propria sicurezza e difesa, perseguire i propri interessi e difendere i propri valori fondanti sia internamente che sulla scena mondiale con maggiore credibilità e con una sovranità condivisa tra i suoi Stati membri, perseguendo al contempo una rinnovata cooperazione politica ed economica con Stati che condividono gli stessi principi. (…)

Inoltre, l’UE può e deve colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti nel sistema multilaterale globale, sostenere attivamente il diritto internazionale e proteggere gli organismi multilaterali come l’ONU.

Una condizione preliminare sia per il potere geopolitico che per la sicurezza sociale è la realizzazione di un’UE più competitiva, in grado di garantire la prosperità comune degli europei. (…)

Dobbiamo inoltre dotare l’UE di un bilancio adeguato a finanziare beni pubblici europei autentici, anche nei settori della difesa, della ricerca e dell’innovazione, dell’edilizia abitativa, dell’istruzione e delle competenze, preservando al contempo le protezioni sociali e ambientali, la coesione regionale e la politica agricola.

Inoltre, il bilancio dell’UE deve continuare a sostenere una società civile dinamica e un’Europa globale le cui relazioni esterne e l’assistenza allo sviluppo siano radicate nei valori dell’UE, nel pieno rispetto del controllo parlamentare e del ruolo delle regioni e delle città. (…)

Tuttavia, il recupero della competitività e la modernizzazione del bilancio non sono sufficienti per costruire un’Europa geopolitica.

Pertanto, gli Stati membri devono procedere rapidamente verso una difesa comune europea, come previsto dall’articolo 42 del Trattato sull’Unione europea.

In assenza di unanimità, ciò può essere realizzato attraverso una nuova cooperazione strutturata permanente tra gli Stati membri disponibili o un trattato ad hoc, come è stato fatto quando è stato istituito l’accordo di Schengen per la libera circolazione (una “Schengen della difesa”).

Ciò deve portare a un vero sistema di difesa europeo in grado di rendere inter-operative le difese degli Stati membri in caso di aggressione contro uno qualsiasi di essi, compreso il rafforzamento della capacità di dispiegamento rapido e la creazione di un centro di comando sottomesso ad un controllo democratico europeo. (…)

Se non saremo all’altezza, se non avremo il coraggio di affrontare questa sfida uniti, rischieremo di soccombere divisi, costretti ad accettare che il destino del mondo sia deciso sotto l’autorità politica di Donald Trump, in un ambiguo partenariato con Vladimir Putin e Xi Jinping.

A tal fine, l’Europa deve superare i veti nazionali sulle decisioni in materia di politica estera, di sicurezza, di difesa e di finanze comuni che impediscono all’UE di agire rapidamente quando è più necessario.

Il potere di bloccare i progressi elimina l’incentivo al compromesso e alla ricerca del consenso. In tutti i sistemi democratici, le decisioni sono prese a maggioranza e l’UE ha dimostrato la sua capacità di integrare e accogliere le opinioni di tutti i suoi membri quando è necessario raggiungere un accordo su questioni importanti per l’Unione nel suo complesso.

I trattati esistenti contengono clausole (le cosiddette clausole “passerella”) che consentono il passaggio dal voto all’unanimità al voto a maggioranza qualificata, ma esse non sono state utilizzate.

Le decisioni in materia di politica di bilancio e fiscale, politica estera, di sicurezza e di difesa, nonché l’adesione di nuovi Stati membri, devono essere prese con voto a maggioranza qualificata, comprese le future revisioni dei trattati. (…)

Intendiamo quindi perseguire l’obiettivo di una coalizione pro-europea rinnovata, trasversale e interistituzionale, che riunisca gli Stati membri più impegnati nel Consiglio europeo, le maggioranze pro-europee nel Parlamento europeo e nei parlamenti nazionali, la Commissione europea, le autorità regionali e locali e la società civile pro-europea organizzata.

Insieme ci mobiliteremo a livello locale, nazionale ed europeo a sostegno di questi obiettivi, con l’obiettivo di costruire con urgenza e immediatezza un’Unione europea più sovrana, più democratica e più efficace.

Bruxelles, 12 dicembre 2025

 

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