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Verso il Sud. Il forum Ambrosetti a Sorrento

by Pietro Spirito
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Il Forum Mezzogiorno, che si svolge a Sorrento alla presenza delle massime cariche dello Stato, ha tracciato un possibile itinerario strategico per lo sviluppo del Sud nei prossimi decenni. La questione meridionale torna ad essere una delle tematiche cruciali per orientare il futuro dell’Italia, in uno scenario che ormai deve essere declinato in un orizzonte europeo ed internazionale. Se nei passati decenni la questione meridionale è stata questione nazionale, ora è diventata almeno europea.

La prospettiva dettata dal PNRR costituisce il perimetro entro il quale si gioca la partita di riscrittura del ruolo delle regioni meridionali nello scenario internazionale. “Il quadro geopolitico che ci muta davanti presenta rischi, ma anche opportunità, in particolare per i Paesi del Mediterraneo”, ha dichiarato il Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Vanno superati, secondo il premier, i pigri pregiudizi che condannano il Mezzogiorno ad un ruolo inevitabilmente marginale nello scacchiere dello sviluppo economico ed industriale.

Il Libro Bianco predisposto per l’occasione dallo Studio Ambrosetti mette in luce gli orizzonti che stanno davanti al Sud. Considerato il perimetro esteso, il Mediterraneo Allargato conta 45 Paesi che generano oltre 12 trilioni di dollari di Pil e accolgono al loro interno 1,2 miliardi di abitanti, pari rispettivamente al 14,5% e al 15,5% del totale mondiale. E in questa cornice il Mezzogiorno – grazie ai suoi asset e al suo posizionamento – può giocare una sfida di protagonismo, offrendo soluzioni e proposte all’Europa nel suo complesso.

Già centrale, e da rilanciare ulteriormente, è l’economia del mare, solida base per i nuovi corridoi energetici ma anche per un maggiore sviluppo del turismo, considerato che il Mezzogiorno, nonostante abbia un territorio attrattivo che include siti Unesco, attrae solo il 18,5% dei turisti stranieri che arrivano in Italia. Settori da potenziare con l’istituzione di un’Accademia del Mare e una del turismo, che formino alte professionalità.

Il macrosettore dell’economia del mare incide sul valore aggiunto del Sud Italia per il 4,4%, contro il 3% a livello nazionale, e registra un moltiplicatore economico pari a 1,8. Inoltre i porti del Sud rappresentano il 46% del totale traffico merci via mare italiano. Anche nel campo dell’energia, il Sud Italia può diventare protagonista della green transition e delle nuove rotte dell’energia nel quadro Euro-Mediterraneo, visto che già produce il 52,3% della quota nazionale di eolico, solare e bioenergie, offrendo così un eccellente contributo al raggiungimento dei target di decarbonizzazione.

Il Libro Bianco dello Studio Ambrosetti propone inoltre di promuovere lo sviluppo delle tecnologie energetiche di frontiera (come l’energia da moto ondoso) in una prospettiva di collaborazione e Open Innovation con gli altri Paesi del Mediterraneo.

Il Sud può diventare un hub energetico, però, a condizione che le infrastrutture vengano sviluppate adeguatamente: tra i porti del Sud, solo 7 su 34 sono collegati all’Infrastruttura Ferroviaria Nazionale (pari al 21% del totale, contro una media del 37% in Italia e del 71% nel Centro Nord); inoltre sono presenti solo 5 interporti contro i 16 del Nord Italia. Carenze si registrano anche nelle infrastrutture digitali. Il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale: tutte le resistenze che oggi hanno impedito l’adeguamento delle infrastrutture energetiche nei porti meridionali, dalla costruzione di depositi per il GNL all’attivazione di rigassificatori, sono segnali che testimoniano la persistente vischiosità del processo decisionale e l’inconsapevolezza delle classi dirigenti locali.

Il Sud ospita inoltre un ecosistema di poli industriali e imprese di grandi dimensioni, leader in Italia e nel mondo, con specializzazioni industriali rilevanti in settori quali aerospazio, automotive, abbigliamento-moda, agroalimentare e farmaceutico. Un ruolo che andrebbe valorizzato con nuovi investimenti, suggerisce il Libro Bianco, anche per invertire gli attuali trend demografici che sono tutti a svantaggio del Mezzogiorno per il momento. Il Sud Italia, infatti, da qui al 2050 rischia di passare dall’essere l’area più giovane del Paese alla più anziana, con una drastica riduzione della popolazione. Insomma, siamo in un crinale tra rinascita e declino.

Quello che succederà dipenderà dalla capacità di rendere attiva una visione di futuro e dalle scelte di indirizzo politico. Bisognerà verificare se, come ha detto il Ministro per la Coesione e per il Mezzogiorno, Mara Carfagna, si apre ora per il Sud una nuova stagione. Troppe false partenze inducono ad essere cauti sulle reali prospettive.