Fotopress Pompei
La frase “HIC SUNT LEONES”, anche se famosa, non è attribuibile a nessun “maître à penser” importante o noto dell’Antichità. Essa però veniva utilizzata – soprattutto durante l’Impero Romano – sui primi atlanti e mappe per indicare i territori al di là del confine dell’Impero, territori inesplorati e, quindi, pericolosi in sé. I viaggiatori del tempo venivano dunque avvisati del pericolo connesso al viaggio in sé, nei luoghi dei “leoni”. La scritta si diffuse in seguito nella letteratura di ogni latitudine. In anni recenti, il nostro “maestro del pensiero” contemporaneo, Umberto Eco, la adottò nella propria opera “Il nome della Rosa” per indicare un sito misterioso e sconosciuto, insomma, rischioso.Ma in questo articolo i “Leones” sono soltanto – anzi soprattutto – i due papi, Leone XIII e Leone XIV che come Leoni si sono appena avvicendati.Il primo fu Leone XIII, il 256º Papa della Chiesa Cattolica dal 1878 al 1903, al secolo l’Italiano Giuseppe Pecci, autore dell’Enciclica “Rerum Novarum” che nel 1891 affrontò coraggiosamente i rivolgimenti sociali tumultuosi della prima Rivoluzione industriale. Il secondo è l’appena eletto Pontefice Leone XIV, il 267º Papa della Chiesa cattolica, statunitense e al secolo Robert Francis Prévost, matematico e teologo, il quale – subito dopo la propria elezione avvenuta l’8 Maggio scorso – ha comunicato con grande chiarezza, tra l’altro, che la scelta del proprio nome papale non è casuale. Anzi, è l’espressione della propria volontà di affrontare la crisi del nostro Tempo, che si è sostanziata nella crisi dei Valori e nel trionfo dei Dis-valori in tutto il mondo contemporaneo. Ivi compresa la Chiesa Cattolica, forse. E senza forse, per molti intellettuali, d’area cattolica e non. Leone XIV esplicitamente ha inoltre detto, in un intervento al Collegio Cardinalizio pochi giorni fa: «Ho scelto di assumere il nome di Leone XIV. Ci sono diverse ragioni per questo, ma principalmente perché Papa Leone XIII, nella sua storica enciclica RERUM NOVARUM, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale»Quanto a chiarezza, non c’è che dire… Ma il nuovo American pope, il primo americano giunto al soglio di Pietro, ha anche disegnato un chiaro collegamento tra la grande “rivoluzione” sociale di fine Ottocento e la rivoluzione tecnologica e digitale, fino a oggi in essere ma in grande divenire oggi stesso per l’avvento dall’intelligenza artificiale.Quanto a discernimento non potevamo andar meglio. Fanno bene, dunque, i Cattolici osservanti ad affermare che lo Spirito Santo ci ha messo del suo con i cardinali “conclavisti” nella Cappella Sistina?Che c’entra però Pompei, espressamente richiamata già nel titolo di questo articolo? Ebbene, al nostro Lettore intanto noi segnaliamo che il Leone del Nuovo Mondo è sceso in campo proprio l’Otto di Maggio 2025, in singolare coincidenza con la secolare Supplica alla Madonna di Pompei, quest’anno svoltasi ordinatamente, finalmente nella ritrovata spaziosità originaria della Piazza (San) Bartolo Longo, che il Sindaco di Pompei Lo Sapio e l’Arcivescovo Prelato di Pompei Tommaso Caputo si sono goduti, dopo anni difficili per le decine di migliaia di pellegrini ospiti di Pompei, richiamati dalla Supplica.
“Pope Bob”, è nato a Chicago – la città simbolo dell’Industria americana e della Willis Tower, con i suoi 110 Piani (!) – ma si è formato nelle lunghe e feconde esperienze del Mondo Latino-Americano, sempre da Lui preferito rispetto ai palazzi curiali romani. Il nuovo Papa Leone XIV, dunque, ha subito ricordato il Leone che lo ha preceduto, quello italiano di fine Ottocento. Poi, nelle successive occasioni cerimoniali, egli ha sottolineato esplicitamente il comune speciale sentimento verso il Santuario mariano di Pompei, frutto della potenza visionaria e profetica di Bartolo Longo – “decretato” Santo dallo scomparso papa Francesco – il quale si dichiarò “apostolo” del Rosario fin dai primi anni del suo arrivo a Pompei. Ma è storia nota il fatto che Leone XIII fu definito “il Papa del Rosario” per le numerose encicliche scritte sulla articolata preghiera mariana. Leone XIII fu anche però il primo Papa della Chiesa Romana a coltivare un forte e trasparente legame con il santuario di Pompei, sorprendendo la Curia romana. La stessa Supplica alla Regina del SS. Rosario, quella recitata ancora una vola lo scorso Otto maggio a Pompei, fu scritta da Bartolo Longo in adesione alla richiesta di Leone XIII, rivolta ai Cattolici, di un forte impegno contro i mali della Società paleoindustriale. E fu infine Leone XIII in persona uno dei maggiori promotori del Culto mariano di Pompei, per il grande afflusso di pellegrini che vi arrivavano da tutte le latitudini, tanto da definire il Santuario pompeiano la «parrocchia del mondo». Che dire ancora, se non: HIC SUNT LEONES?
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Caro Federico,ho molto apprezzato il tuo commento sull’elezione del nuovo Papa.Condivido molto la considerazione sullo Spirito Santo che ha molto ben operato nel Conclave,io,più laicamente dico che siamo in presenza di un capolavoro geopolitico del Conclave con dei segni evidenti di straordinaria capacità diplomatica di tenere insieme cose diverse,dall’abito con il quale si è presentato (tipico dei papi prima metà del 900),avendo accanto il card.Parolin (il suo king-maker?),entrando diretto sui temi dell’attualità cari a Francesco,e scegliendo un nome significativo,secondo me,non solo per la sensibilità sociale della Rerum Novarum,ma anche per la coerenza dottrinaria che lo caratterizzò (un Papa verticale si direbbe oggi,l’opposto di Bergoglio),che nemmeno provo’ a sopire i contrasti con lo Stato Italiano,governato peraltro,va detto da un élite liberale/massonica con a capo Crispi ed un emergente Giolitti.Un terreno di scontro singolare da questo punto di vista fu proprio la collocazione della statua del filosofo Milano Giordano Bruno in Campo dei Fiori a Roma.Uno scontro vinto dai laici che però di lì a pochi anni pagarono lo scotto dello scandalo della Banca di Roma che travolse proprio Crispi e Giolitti,almeno temporaneamente.Il timore di Papa Leone XIII era ovviamente la perdita di potere spirituale dopo quello temporale perso con il 1870 ed ancora mal digerito.Potremmo dire con un linguaggio più moderno “perdita di consenso “? E qui la geniale apertura alla società ed alla modernità della Rerum Novarum,l’inizio di una nuova storia lunga più di un secolo,quella dei cattolici nella società,nella politica e nel nuovo Stato Italiano.Da laico ho sempre ammirato questa straordinaria capacità del Papato di sapere leggere la realtà per anticiparne,talvolta profeticamente,gli sviluppi,portandosi dietro tutto il gregge.D’altra parte il pastore deve guidare se vuole riportare tutto il gregge all’ovile. Con un abbraccio nel ricordo dei nostri giovanili tempi eroici…
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