Foto by Ministero dell’Interno
In questo studio il giurista e filosofo del diritto, Danilo Zolo affronta il tema attuale e delicato della cittadinanza nazionale, dei nuovi diritti e dei processi di globalizzazione dichiarandosi a favore di una idea inclusiva di cittadinanza che preveda la partecipazione delle persone alla comunità di cui fanno parte: “una discussione sulla cittadinanza dovrebbe tener conto delle diverse lotte che classi, movimenti e gruppi sociali hanno ingaggiato contro specifiche forme di discriminazione e di oppressione politica… non si dovrebbero dunque ignorare questioni politiche come la libertà riproduttiva reclamata dal femminismo, o i problemi sollevati dal movimento dei neri, dagli ecologisti, dai difensori dei diritti del fanciullo e dai sostenitori dello statuto morale degli animali e della natura”.
«Una discussione sulla cittadinanza oggi non può limitarsi a considerare la situazione dei diritti individuali all’interno dello Stato-nazione. Il processo di globalizzazione ha incrementato il divario fra la cittadinanza, intesa come attribuzione di diritti all’interno delle singole comunità nazionali, e lo sviluppo della legislazione internazionale che sottopone a nuove discipline gli individui, le organizzazioni governative e quelle non governative… questa tensione potrebbe rivelarsi espansiva e inclusiva nel senso che l’interferenza delle normative internazionali con gli ordinamenti degli Stati potrebbe rendere più concreta la capacità dei cittadini di ottenere il rispetto dei propri diritti ricorrendo ad autorità sovranazionali. Altri autori guardano con pessimismo all’impatto dei processi di globalizzazione sui sistemi politici, sulle economie e sulle culture dei paesi più deboli e diffidano dei nuovi ideali cosmopolitici proclamati in occidente.
Si profila inoltre un’altra e più grave tensione, quella fra la cittadinanza nazionale e i ‘diritti cosmopolitici’. È vero che nelle società liberaldemocratiche occidentali le particolarità etniche restano in gran parte dei presupposti prepolitici e pregiuridici della cittadinanza, normativamente non formalizzati. E perciò, entro una concezione pluralistica della democrazia è del tutto legittima la struttura plurietnica e pluriculturale del demos e la cittadinanza dovrebbe essere attribuita anche agli stranieri, a condizioni di natura esclusivamente procedurale. Ma di fatto sono soltanto i membri della comunità nazionale a godere della pienezza dei diritti di cittadinanza ad esclusione degli stranieri interni od esterni, con una drastica limitazione del diritto di residenza e del diritto di circolazione, oltre che dei diritti politici e, in parte, dei diritti sociali (…).
Agli inizi del terzo millennio la situazione del pianeta sembra segnata dall’incertezza e dalla instabilità. Le ondate migratorie, l’esplosione dei particolarismi etnici, gli squilibri ecologici, l’asimmetria nella distribuzione internazionale del potere e della ricchezza, la diffusione delle armi nucleari, la stessa crisi delle istituzioni democratiche occidentali rischiano di compromettere i valori e i diritti di cittadinanza.
(…) Oggi un numero crescente di autori attribuisce alla nozione di ‘cittadinanza’ il valore di un’idea strategica, sino a farne la categoria centrale di una concezione della democrazia che sia fedele ai principi della tradizione liberaldemocratica e nello stesso tempo non sia puramente formalistica o procedurale.»
Danilo Zolo, Cittadinanza. Storia di un concetto teorico-politico.