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Natale di cartapesta a Milano

la magia non accade, si gestisce

by Luca Rampazzo
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Di fronte al Natale milanese degli ultimi anni, la sensazione non è più quella di entrare in una città che celebra una festività ma di varcare la soglia di un parco tematico permanente, una sorta di Disneyland stagionale trapiantata nel tessuto urbano con risultati sempre più artificiosi. Milano, a dicembre, non sembra addobbarsi: si traveste. E lo fa con una sovrapposizione di scenografie effimere, personaggi in costume e attrazioni seriali che, più che evocare la tradizione o l’attesa, producono un’esperienza standardizzata, rumorosa e sorprendentemente fragile.

Il Christmas Village ai Giardini Montanelli è emblematico: un villaggio delle meraviglie che promette sogni, ma li consegna in forma di cartapesta. Babbi Natale a rotazione, Mamme Natale calendarizzate, Befane con slot temporali prenotabili: la magia non accade, si gestisce. Il tutto incorniciato da strutture temporanee che sembrano progettate per resistere giusto il tempo di una story su Instagram, con l’impressione persistente che alla prima pioggia seria – e il meteo annuncia tempesta – tutto possa collassare, materialmente e simbolicamente. La doppia pista di pattinaggio, riscaldata e monumentale, diventa così il paradigma perfetto: ghiaccio artificiale sotto, sorrisi forzati sopra, e attorno un’idea di inverno completamente scollegata dalla realtà climatica e urbana.

Il copione si ripete a Palazzo Lombardia, dove il Natale istituzionale si fa spettacolo sincronizzato: cori, pattinatrici, luci, abeti impeccabili, photo booth a tema WINX. Tutto è corretto, levigato, sponsorizzato. Tutto è anche profondamente intercambiabile. Potrebbe essere Milano, come potrebbe essere qualsiasi altra città europea che abbia deciso di sostituire il rito con l’evento e la comunità con il flusso. Persino la beneficenza – tra il Giocattolo Sospeso e i banchetti solidali – viene inglobata in una narrazione decorativa, più rassicurante che problematizzante.

Il cuore simbolico della città, Piazza Duomo, non sfugge a questa logica. L’albero di Natale, acceso con anticipo rituale e circondato da decorazioni griffate, non rappresenta più un centro, ma uno sfondo. Le casette natalizie, i laboratori per bambini, la casa di Babbo Natale e il presepe a grandezza naturale compongono una sequenza da percorso guidato, dove la tradizione è ridotta a format e la sacralità è un elemento opzionale, utile se fotografabile.

I mercatini, storici o reinventati, oscillano tra folklore e fiera permanente. Oh Bej! Oh Bej! resiste per inerzia secolare, ma viene ormai percepito come una parentesi pittoresca dentro un sistema molto più vasto di eventi seriali: Artigiano in Fiera come hub globale del consumo etnico, i mercatini “green” come certificazione morale dell’acquisto, quelli nordici come esotismo in miniatura. Tutto è disponibile, tutto è tematizzato, tutto è temporaneo.

Anche l’offerta culturale e spettacolare – mostre monumentali, musical per famiglie, cine-concerti – contribuisce a questa sensazione di iperproduzione natalizia. Nulla è fuori luogo, ma nulla sembra davvero necessario. L’esperienza è immersiva, sì, ma come lo sono le attrazioni di un parco: si entra, si consuma, si esce. Il tram storico con Babbo Natale chiude il cerchio, trasformando persino il trasporto pubblico in esperienza ludica, con la città ridotta a scenografia scorrevole.

Il problema non è la quantità di eventi, né la loro qualità tecnica, spesso elevata. Il problema è il vuoto strutturale che emerge sotto l’accumulo. Un Natale che ha bisogno di essere spiegato, prenotato, sponsorizzato e animato in ogni suo minuto è un Natale che non si regge più su un senso condiviso. È un Natale che sorride sempre, ma con il sorriso rigido delle maschere. E mentre le luci si accendono puntuali e i villaggi promettono meraviglie, le previsioni annunciano tempesta. Non solo meteorologica. Perché, quando l’atmosfera è tutta artificiale, basta poco – una pioggia, una crisi, un cambio di sguardo – per scoprire che sotto la neve finta non c’è più terreno solido ma solo strutture provvisorie in attesa del prossimo smontaggio.

 

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