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A San Giovanni il confronto (aspro) sul futuro di Napoli est

by Piera De Prosperis
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Il ruolo delle Istituzioni e delle Associazioni, pubblico confronto su quale trasformazione dovrà interessare l’area orientale di Napoli, si è svolto oggi presso il Cultural Hub Art33 a San Giovanni a Teduccio, incontro indetto e coordinato da Emilia Leonetti presidente di Vivoanapoli. Presenti: Andrea Annunziata, Presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale; Alessandro Fucito, Presidente della 6^ Municipalità; Paolo Mancuso, Assessore all’Ambiente e alla Risorsa Mare del Comune di Napoli; Luigi Napolitano, Presidente della Consulta delle Associazioni 6^ Municipalità.

Leonetti ha avviato i lavori sottolineando quanto sia importante aprire la discussione sull’area orientale, che non esiste se non in rapporto con la città: la distanza tra gli spazi è più che altro sociale per la differenza di modi di vita e per le diverse possibilità di lavoro. Troppi giovani non solo non hanno lavoro ma neanche lo cercano. Inattivi, dunque, frutto di una rassegnazione davvero dolorosa per tutti. L’intento dell’incontro, ha sottolineato la Leonetti, è quello di condividere la progettualità futura con le istituzioni per poi parlare con i cittadini. Creare cioè una sorta di repubblica delle idee per poi presentarle alla discussione della cittadinanza.

In un primo giro di interventi il tema è stato proprio sulle prospettive di cambiamento, quali possono essere tenendo conto sia della sostanziale unitarietà con lo sviluppo della città, sia della peculiarità del territorio dell’area est in cui convergono l’industria tradizionale, l’imprenditoria edile e il polo universitario.

Il Presidente Annunziata ha incentrato il suo intervento sul ruolo del porto di Napoli, che ha buone prospettive di sviluppo. L’assessore Mancuso ha sottolineato come su Napoli Est si giochi la qualità dei risultati dell’amministrazione. Problematica è la discussione circa la fruibilità della linea di costa di San Giovanni, un pezzo di territorio che dovrebbe tornare ad essere utilizzato da tutti, soprattutto per la facilità di accesso al mare anche per i disabili, a differenza della linea di costa più impervia di Posillipo. L’assessore ha sottolineato come le periferie dovrebbero diventare centrali perché punti di snodo che dialogano con la città. Impossibile lo sviluppo di Napoli senza il loro decollo. Ovviamente l’utilizzo virtuoso della linea di costa di San Giovanni comporta il problema delle bonifiche che sono il punto di partenza della riqualificazione e per le quali ci sono accordi di programma per il disinquinamento, con uno stanziamento di 158 milioni di euro ma di cui finora non è stato speso niente.

Fucito, proprio in linea con le premesse della Leonetti, ha insistito sulla necessità di colmare le incomprensioni con il Comune. A San Giovanni, dove i clan camorristici sono fortemente radicati, sono tre gli interventi necessari: azzerare l’inquinamento, coinvolgere i giovani perché possano concorrere al miglioramento dell’area, realizzare i progetti. In primis, comunque, le bonifiche delle ex aree industriali, come la Corradini, che possono fornire ai cittadini anche occasione di recupero storico di siti di archeologia industriale.

Napolitano, portavoce di ben 51 associazioni del territorio, tutte caratterizzate da un amore viscerale per la loro martoriata terra, auspica che Napoli non si fermi al parcheggio Brin ma che San Giovanni veda rivalutata la sua storia. Ha dei sogni Napolitano: fruibilità del territorio, scuole aperte di pomeriggio, centri per anziani, proprio per ricucire un territorio smembrato, disunito ed inascoltato.

A questo sostanziale J’accuse alle istituzioni si è aggiunto un fuori programma che ha reso incandescente l’atmosfera. Già da prima mattina, stazionavano all’ingresso del luogo dell’incontro un gruppo di cittadini di associazioni di San Giovanni che manifestavano contro il biodigestore di Ponticelli e che chiedevano di essere ascoltati dalle autorità presenti. La Leonetti ha consentito ad alcuni portavoce di esporre le loro rimostranze. Il senso della protesta è stato: concentrarsi sul recupero dei 38 milioni di euro che il Ministero dell’ambiente ha messo a disposizione per la bonifica, in particolare delle aree caratterizzate da altissima incidenza tumorale; predisporre un piano di rifiuti serio per avere una raccolta differenziata degna di tal nome e solo dopo valutare l’impianto di un biodigestore di ultima generazione.

Mancuso ha risposto alle accese proteste dei cittadini, increduli sulla buonafede dei politici (sono 30 anni da Mani Pulite e tutto sembra ancora attuale), chiedendo un’apertura di credito e una compartecipazione emotiva e fattiva all’attività del Comune, resa titanica per mancanza di uomini e mezzi e per la mole di lavoro da svolgere.

L’incontro ha evidenziato l’esasperazione dei cittadini e il divario tra il piano delle idee e quello della realtà dei fatti. Lavorare in rete, perché le diverse professionalità e le diverse esigenze si integrino e si coordino per superare discrepanze e incomprensioni.