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Addio Kessler, icone del varietà italiano

eleganza, talento e un’idea nuova di donna

by Francesca Pica
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Con la scomparsa delle gemelle Kessler, come in un ultimo, commovente passo di danza, si chiude un capitolo fondamentale della storia dello spettacolo italiano. Secondo il quotidiano tedesco Bild le gemelle, morte all’età di 89 anni a Monaco di Baviera, avrebbero fatto ricorso al suicidio assistito, una pratica ammessa in Germania. Erano inseparabili e hanno voluto morire nello stesso momento.

Alice ed Ellen, due figure identiche e inconfondibili, non sono state soltanto artiste: sono state un simbolo, una rivoluzione gentile, un’immagine che ha inciso profondamente sui costumi e sull’immaginario del nostro Paese. Arrivate in Italia dalla Germania negli anni Sessanta, portarono subito una ventata di modernità in un’Italia che stava cambiando, ma non aveva ancora trovato un linguaggio nuovo per raccontarsi. Le Kessler furono quel linguaggio: alte, eleganti, ironiche, professionali, capaci di ballare, cantare e parlare alle telecamere con una naturalezza che allora sembrava un prodigio.

Il loro debutto nel programma Studio Uno – in quei costumi scintillanti, sulle note di “Da-da-um-pa”- fu un lampo che cambiò tutto. La Rai voleva svecchiare il suo parterre, voleva farsi riflesso della voglia di vivere degli spettatori. La tv, che fino a quel momento aveva avuto soprattutto una funzione educativa, vuole diventare anche intrattenimento, vuole alleggerire il peso del passato e delineare con tratti più sereni il futuro.

Le Kessler non portavano solo ritmo e perfezione formale, portavano un’idea di donna diversa: libera, autonoma, padrona del proprio corpo e della propria carriera. In un’Italia che si affacciava ai primi spiragli di emancipazione femminile, loro incarnarono un modello nuovo, immediatamente riconoscibile e amato. La loro immagine, due donne che non si limitavano a essere “belle”, ma erano artiste complete e rigorose, aprì la strada a una professione femminile dello spettacolo basata sulla disciplina, sulla qualità e su una presenza scenica consapevole e carismatica. Non più la “spalla decorativa” del conduttore maschile, ma protagoniste a pieno titolo.

Per anni hanno calcato palcoscenici, set televisivi e teatri, diventando ambasciatrici eleganti di un’Italia che voleva mostrarsi internazionale, moderna, capace di dialogare con il resto del mondo. Erano simbolo di un’epoca dorata del varietà, quella in cui la televisione era un rito collettivo, un salotto nazionale che raccoglieva milioni di spettatori. E in quel salotto, le Kessler brillavano come pochissimi altri.

Il loro stile, impeccabile e mai volgare, ha segnato un’estetica. Le loro pose perfette, i costumi abbaglianti, la simmetria quasi ipnotica del loro modo di stare in scena sono entrati nell’immaginario italiano e non ne sono più usciti. Perfino chi non ha vissuto direttamente quegli anni le conosce, perché le Kessler non sono mai state solo un ricordo: sono un archetipo.

Oggi la loro scomparsa lascia un vuoto che sa di fine di un’epoca. Ma il loro lascito resta intatto: hanno insegnato che la leggerezza può essere una forma d’arte altissima, che l’ironia è una potenza scenica, che l’eleganza è un linguaggio, e che il talento può cambiare il modo in cui una società guarda alle sue donne.

Con Alice ed Ellen Kessler se ne vanno due stelle del nostro spettacolo, ma restano i loro passi perfetti, i sorrisi identici, quella gioia professionale che ancora oggi brilla nelle immagini in bianco e nero dei nostri archivi. Restano, soprattutto, due donne che hanno saputo essere moderne prima che l’Italia fosse pronta a diventarlo. E forse per questo le ricorderemo per sempre.

 

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