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AngoloNapoli. Riapre il Real Bosco di Capodimonte

by Piera De Prosperis
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Real bosco

Per AngoloNapoli oggi ci interessiamo di natura, parchi, aria aperta. Insomma, usciamo dal nostro angolo ed andiamo nel verde.

Da oggi è possibile entrare nel Real Bosco di Capodimonte. Ci saranno tre percorsi separati con l’impegno di non superare i 5mila ingressi. Il Percorso vita, riservato a chi fa sport. Il viale centrale dell’emiciclo di Porta di Mezzo, per chi vuole solo passeggiare. Un viale riservato alle bici. Tutti con mascherine ed evitando assembramenti.

La riapertura è tanto più interessante ed importante perché già da due mesi una squadra di specialisti del verde ha lavorato per portare avanti il progetto di recupero, valorizzazione e reintegro del giardino storico con la struttura museale di cui è parte integrante. L’intento del direttore Bellenger è quello di fare del sito un museo vivente, un museo all’aperto, gratuito.

Il Real bosco nasce come un “giardino di paesaggio” con schemi progettuali che hanno dei traguardi visivi ben precisi: il paesaggio sottostante, il golfo, il Vesuvio, il sistema collinare intorno. La feroce urbanizzazione del Secondo Dopoguerra (le mani sulla città) distruggono l’armonia del complesso museo/giardino di paesaggio. Negli anni ‘70 la realizzazione della tangenziale, lo sviluppo abnorme dei centri a nord della città, la costruzione del Policlinico a Cappella Cangiani, pongono Capodimonte come punto di passaggio dei flussi di traffico. Con quel che ne consegue circa la trasformazione e l’incuria in cui versa il sito. Più recentemente si è aggiunto il passaggio degli aerei da e per Capodichino. Ma da domani chi entra nel bosco attraverso il cancello barocco della porta di Mezzo si troverà davanti, restaurato, l’ampio emiciclo da cui si dispongono a ventaglio i viali. Era il luogo di raduno della corte, specialmente in occasione delle battute di caccia di cui i re Borbone erano appassionati, da cui era possibile avere un’ampia prospettiva sui viali minori che si innestavano sui viali maggiori. La tenuta diventava così palcoscenico della corte, alla maniera di Versailles.

La sfida, dice il Direttore, è di fare del pubblico del museo un frequentatore del bosco e viceversa. Chi entrerà oggi nel bosco troverà ancora lavori in corso. C’è bisogno di completare restauri di statue e fontane, di sistemare arredi, panchine e cestini ma la boccata di aria fresca che finalmente riusciremo a prendere, dopo la quarantena, sarà ancora più tonificante perché entreremo in un bene restituito alla fruizione nella sua forma più vicina all’originale. Saremo i sanculotti alla reggia.

Più difficile la situazione per la Villa comunale, altro polmone verde della città, altro giardino storico, che ha riaperto già il 4 maggio. Versa in condizioni critiche in assenza di un progetto di recupero complessivo, data l’insufficienza degli interventi di manutenzione ordinaria. Eppure la Real villa di Chiaia era nata proprio come giardino pubblico, per far passeggiare i napoletani. Anche se l’abate Galiani faceva notare: ma i napoletani, simili in questo ai turchi, non amano il passeggio a piedi, e forse il clima vi ci si oppone.

L’attuale villa non conserva che labili tracce del Real passeggio settecentesco. Per salvarla è stato lanciato un appello al Fai perché il giardino sia inserito tra i Luoghi del cuore, così da poter accedere al finanziamento messo a disposizione da Banca Intesa per un parziale recupero. Come è successo l’anno scorso per il Parco Virgiliano. Eppure la Villa per noi giovanissimi degli anni ’60 era il luogo preferito della domenica. Vi era un piccolo Luna Park, fino al 1965, all’altezza di Viale Dohrn con il trenino, l’autoscontro, l’autopista, le montagne russe, i dischi volanti, la ruota panoramica e c’erano gli chalet a cui si andava per la coppa di gelato o la granita di caffè con panna.

Per il resto la situazione verde, in genere, a Napoli e provincia è quanto mai deficitaria. Se è vero che molti parchi hanno riaperto proprio per offrire a tutti la possibilità di respirare aria pulita dopo tanta clausura, in realtà il capitolo manutenzione e gestione di queste aree resta il vero problema. E’ facile aprire luoghi, difficile gestirli. Senza contare spesso la maleducazione e il disamore verso la cosa pubblica mostrati troppo spesso dai cittadini. E’ il caso per esempio del Parco Troisi a San Giovanni a Teduccio o del Parco De Filippo a Ponticelli. Esempi scandalosi di degrado ed abbandono. Tuttavia riaprono, dopo una sommaria riqualificazione fino ad una prossima, certa, chiusura.

Chissà, però, forse questa vicenda della pandemia e la necessità di usufruire di spazi verdi vicino casa, aprirà gli occhi agli amministratori. Chissà, forse da giardini pubblici horror si tornerà a luoghi di delizie per tutti. Il Real Bosco di Capodimonte docet.