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Appello per la Calabria

by Redazione
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Calabria

Pubblichiamo di seguito, integralmente, l’appello di svariati intellettuali a sostegno del percorso intrapreso in Calabria da Luigi de Magistris.

Calabria, è l’ora della discontinuità. A partire dalle elezioni regionali

Le elezioni regionali di ottobre 2021 sono un’occasione imperdibile per imprimere nella nostra regione una discontinuità radicale nella politica e nelle politiche pubbliche. La Calabria è da troppo tempo sul piano inclinato del declino demografico, sociale, economico, civile, democratico. La pandemia da Covid-19 ha aggiunto ulteriori vulnerabilità, nuove disuguaglianze sociali e territoriali, ha abbassato il benessere delle persone, soprattutto di quelle più deboli, ha indebolito l’apprendimento scolastico, principalmente dei ragazzi e delle ragazze appartenenti a famiglie svantaggiate, ha assottigliato le speranze individuali e collettive di futuro.

Non c’è più tempo. Dobbiamo immediatamente invertire la rotta, “approfittando” delle prossime elezioni per disegnare e lottare per una regione con una maggiore giustizia sociale, più sostenibile, con amministratori pubblici adeguati alla sfida del “nuovo mondo” emergente. Non serve percorrere le solite vie del tamponamento delle emergenze, della frammentazione degli interventi, del particolarismo clientelare, del consenso “sussidiato”, dei trasferimenti monetari compassionevoli.

C’è bisogno di nuovi sguardi, di visione, di nuovi sistemi di regolazione, di diversi approcci programmatici e gestionali. È necessario partire dal linguaggio dei bisogni che danno dignità umana piuttosto che da quello dei finanziamenti, da ciò che migliora il benessere dei calabresi e riduce le disuguaglianze pubbliche, superando il feticismo delle risorse monetarie in quanto tali. C’è bisogno prima di tutto di una nuova classe dirigente politica, estranea alla vischiosità dei circuiti di potere consolidati, al consociativismo e al trasversalismo politico e istituzionale, alle ambiguità dei confini sempre più sottili tra legalità e illegalità, tra azione pubblica e criminalità.

C’è bisogno di discontinuità, soprattutto nell’arena politica. La qualità della politica è al suo minimo storico. La politica regionale è orfana da decenni di un qualsiasi disegno riformatore, di una sola idea di modernizzazione possibile, di mete e obiettivi di un qualche respiro. Pressappochismo, improvvisazione, tornaconti di breve periodo, clientelismo deteriore, mediocrità istituzionale, arbitrarietà, sono diventati i caratteri dominanti di gran parte dei nostri politici regionali. La politica è diventata “respingente”, considerata dai più unicamente nelle dimensioni del politicismo inconcludente, della mera “guerra di posizione” per conquistare o mantenere potere decisionale, di strumento di mobilità sociale ascendente per soggetti spesso senza merito.

Concezioni così deteriorate della politica finiscono per alimentare rassegnazione al peggio, sfiducia istituzionale, ribellismo, rancore oppure adattamento regressivo, manipolazione delle relazioni interpersonali, connivenza e opportunismo d’uso della politica e dei politici per ottenere benefici, agevolazioni, privilegi per sé e per la cerchia stretta dei propri congiunti, compari, clienti. Con conseguenze nefaste sulla tempra civile e morale di tanti calabresi.

La Calabria ha invece un bisogno estremo di “buona” politica, di una politica risanata, riqualificata. Sono necessarie nuove regole del gioco e nuovi giocatori, cioè consiglieri regionali, assessori e dirigenti con capacità e qualità in media assai diverse da quelle dei predecessori.

Nonostante il quadro aggregato desolante, non mancano nella nostra regione soggetti, luoghi, pratiche, esperienze innovative e dinamiche in diversi campi della sfera sociale, economica, istituzionale, del volontariato e del terzo settore, e anche in quella strettamente politica. Si tratta il più delle volte di esperienze isolate, piccole e non performanti, e per questo poco visibili, e purtroppo sempre più autoconfinate per diffidenza e sfiducia nei confronti delle istituzioni e della politica, e per mancanza assoluta di interlocutori credibili, affidabili. Esperienze che solo in rari casi si sono sedimentate in forme di organizzazioni stabili della società civile, in grado di orientare il funzionamento delle istituzioni pubbliche in direzione della soluzione dei problemi collettivi.

C’è bisogno di una politica e di politici con la sensibilità e il gusto di scovare questa pluralità di soggetti vitali, di riconoscerli e legittimarli, di aggregarli e di farli pesare nella costruzione delle politiche pubbliche. C’è bisogno di federarli per conseguire massa critica e per incoraggiare aspirazioni e propensioni diffuse al cambiamento e all’innovazione.

La Calabria non è predestinata alla marginalità permanente. Il futuro non è dato. Il declino non è frutto del caso. La situazione attuale è l’esito di scelte intenzionali delle classi dirigenti dominanti, delle loro convenienze ad estrarre vantaggio dallo status quo e dalla subalternità al sottosviluppo. Per questo la condizione indispensabile per risalire la china è la sconfitta delle classi dirigenti attuali, di quelle che dall’arretratezza e dalla perifericità traggono benefici. Sono questi gruppi di potere il principale ostacolo al cambiamento.

La candidatura di Luigi de Magistris alla carica di presidente della Calabria rappresenta un’occasione per rompere con le consorterie politiche collusive e per avviare la decostruzione del blocco di potere trasversale tra politici, componenti del sistema amministrativo pubblico, del mondo imprenditoriale e professionale, dell’apparto mafioso e criminale, di logge massoniche occulte, segmenti di magistratura e di pezzi della stessa società civile. Un blocco composito ed ampio, forte e spregiudicato, con una larga base di consenso sociale e politico e proprio per questo difficilmente destrutturabile dall’interno.

La candidatura di Luigi de Magistris è oggettivamente destabilizzante. In primo luogo, perché de Magistris è una figura completamente estranea al blocco di potere dominante regionale, alle sue vischiosità, connessioni e reciprocità di interessi, recenti e passati. Poi perché de Magistris ha deliberatamente scelto una via altra alla vecchia politica degli accordi basati sui compromessi, sulle compensazioni, sulle convenienze spartitorie, sull’elettoralismo, sul continuismo; de Magistris ha rovesciato l’approccio politicista: è partito dalla ricognizione dei fermenti sociali e istituzionali dispersi, dai movimenti e dai gruppi di cittadinanza auto-organizzati che sperimentano forme innovative di partecipazione democratica, dalle pratiche amministrative e politiche locali attente ai beni pubblici e alla valorizzazione dei potenziali trasformativi endogeni.

C’è una Calabria “migliore”, anche se disconosciuta, abbandonata, trascurata. Calabresi, spesso giovani e donne, che coltivano ostinatamente speranza, che lavorano volontariamente per il cambiamento, che fanno rete con altri soggetti regionali e non, che curano beni comuni, che trasformano i vincoli in opportunità, che addensano capitale sociale, che guardano all’insieme, che si battono per ridurre disuguaglianze, discriminazioni, privilegi, che manutengono e cambiano le istituzioni del quotidiano. Singoli e gruppi con caratteristiche da “nuova” classe dirigente: orientata all’offerta di servizi di cittadinanza universalistici, dotata di voce, con bagagli di esperienze esemplari di valorizzazione di risorse culturali e ambientali, con acclarate capacità di mobilitazione collettiva delle comunità locali. Una classe dirigente potenziale che va incoraggiata, sostenuta, che va messa alla prova del governo regionale.

È tempo di partigianeria, di scelte radicali. È tempo di schierarsi dalla parte degli innovatori, di chi costruisce futuro, dei giovani che hanno deciso di restare, di chi si occupa dei beni di tutti, di chi pensa che il diritto alla salute si persegue con strutture e organizzazioni sanitarie di qualità e, allo stesso tempo, con il risanamento sociale e ambientale, di chi contrasta lo spopolamento continuando ad abitare nelle aree interne, di chi lavora per una Calabria solidale, democratica, inclusiva, organicamente integrata con il resto del Sud e del Paese, di chi pratica legalità per prosciugare retroterra mafioso.

Piero Bevilacqua, storico

Dario Brunori Sas, cantautore

Domenico Cersosimo, economista

Alessandra Cordiano, giurista

Giancarlo Costabile, storico e pedagogista

Salvatore De Siena (leader de Il parto delle nuvole pesanti), cantautore

Marcello Fonte, attore e regista

Franca Garreffa, sociologa

Domenico Gattuso, ingegnere dei trasporti

Maria Teresa Iannelli, archeologa

Kento, rapper

Giuseppe Lavorato, politico

Fulvio Librandi, etnologo

Donatella Loprieno, giurista

Salvatore Orlando, ingegnere dello sviluppo locale e dell’innovazione sociale

Assunta Scorpiniti, docente e scrittrice

Rosa Tavella, politica

Vito Teti, antropologo

Giovanna Vingelli, sociologa

Francesca Viscone, docente e giornalista

Alberto Ziparo, urbanista