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Azienda unica di trasporto. Calabrese vs. De Gregorio

by Lucia Severino
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I trasporti pubblici a Napoli, e in tutta la Città metropolitana, funzionano davvero male. Sono stata troppo gentile? Avete ragione. Fanno veramente pena. Non c’è bisogno di sviluppare chissà quali analisi al riguardo. Lo sappiamo tutti. E pare siano anche pericolosi. Basti pensare al recente incidente che ha coinvolto tre convogli della metro, ai bus che non escono dai depositi perché insicuri, o ai passeggeri dei treni regionali costretti a farsela a piedi sui binari.

Di chi è la colpa? Non siamo dei tecnici ma, anche qui, non ci vuole un master in ingegneria dei trasporti o in economia aziendale per puntare il dito su chi gestisce il servizio e su chi decide la politica del trasporto locale. In buona sostanza: la Regione Campania, il Comune di Napoli, l’EAV, l’ANM, il CTP e anche Trenitalia.

Recentemente, il presidente De Luca se n’è uscito con un’idea singolare: un’azienda unica di trasporto, controllata dalla Regione. A pochi mesi dalle elezioni regionali, suona tanto come una promessa elettorale. Se mi confermate presidente, ci metto i soldi, faccio gli investimenti, pago i debiti e magari pure gli straordinari. Vota Antonio.

Sul tema è intervenuto il capo di EAV, Umberto De Gregorio. Il quale si è chiesto: a cosa servono tre diverse società con tre diversi soci? Bisognerebbe piuttosto puntare ad un’azienda unica, con un piano industriale unitario, che valuti l’offerta di servizi possibile alla luce dei finanziamenti disponibili. Se non bastano, si può aprire ai privati. “In questo scenario io credo che alla Regione spetti oggettivamente un ruolo di programmazione e probabilmente anche quello di socio di maggioranza del nuovo soggetto”. Così verrebbero superate le polemiche sui finanziamenti pubblici e si eviterebbero le indebite pressioni politiche.

De Gregorio non pone alcun aut aut. Propone di sviluppare uno studio, avviare un percorso, anche di confronto, nel rispetto dei veri azionisti del trasporto pubblico, cioè i cittadini. Potrebbe non essere un’idea campata per aria.

E però. La Regione è un ente di programmazione e controllo. Non dovrebbe essere gestore diretto di servizi (quando lo fa, vedi gli acquedotti e la depurazione, lo fa inevitabilmente malissimo), né il proprietario dell’azienda che li gestisce. Chi decide l’entità e la destinazione dei finanziamenti pubblici, e definisce standard ed obiettivi del trasporto pubblico locale, non può avere interessi societari diretti. Se no, altro che evitare le indebite pressioni politiche. Ma forse sbagliamo noi. Che pensiamo alle Regioni come ad enti che esercitano la potestà legislativa (vedi la Costituzione), piuttosto che super comuni amministrati da super sindaci.

Mario Calabrese, fino a qualche mese fa assessore comunale con delega ai trasporti, ha pubblicato sui social qualcosa come 12 osservazioni puntuali alla proposta di De Gregorio. Un vero e proprio cahier de doléances. In buona sostanza, anche alla luce delle procedure di affidamento in atto e della normativa vigente, Calabrese ritiene che la Regione abbia lanciato una Opa su ANM. E contesta che l’azienda comunale sia finanziariamente in affanno mentre EAV è sana e regge. Secondo lui, i tagli ai finanziamenti avrebbero penalizzato ANM, laddove EAV avrebbe goduto di un contributo straordinario di quasi 600 milioni di euro.

Il fatto che la Regione sia al tempo stesso ente finanziatore, regolatore e proprietario di una delle aziende di trasporto, genera senza alcun dubbio un enorme e palese conflitto d’interessi e un certo vantaggio di EAV nei confronti delle altre aziende”. Come volevasi dimostrare.

La replica di De Gregorio non si è fatta attendere. Le leggi si possono cambiare. Non vi è nessuna Opa ma il desiderio di cambiare il quadro attuale, palesemente senza senso. EAV è oggettivamente l’unica azienda con un bilancio sano. I tagli ci sono stati per tutti. I 591 milioni incassati da EAV erano un credito iscritto in bilancio, nessun regalo.

Finita qui? Macché. Di nuovo Calabrese. L’ipotesi di un’azienda unica è sensata ma è un’occasione persa, perché la Regione ha fatto o sta per fare gli affidamenti. L’Agenzia regionale per la mobilità avrebbe potuto occuparsene ma non lo ha fatto. In ogni caso, l’azienda unica non risolve il problema delle risorse. “L’unico piano di riprogrammazione dei servizi di trasporto pubblico locale prodotto in questi anni dalla Regione, che andava nella direzione dell’efficientamento e della razionalizzazione, è quello approvato con delibera di giunta regionale del 24 10 2013 (presidenza Caldoro) e messo nel cassetto dall’attuale governo regionale”.

Cosa ci resta da aggiungere? Che se anche arrivassero in futuro sufficienti finanziamenti, molto dipenderà dalla competenza di chi sarà chiamato a gestirli. Che nel frattempo vorremmo sapere quali provvedimenti urgenti verranno presi. Che privato o pubblico ci interessa poco, purché il servizio funzioni. Che politica e azienda devono restare separati, chi programma non può gestire. Infine, che sarà la prossima Regione a decidere (o non decidere) cosa fare. Quindi, in primavera, quali che siano le nostre simpatie politiche, scegliamoci un conducente con la patente. Almeno quella.