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Bassolino: i napoletani sanno che so fare il Sindaco

by Flavio Cioffi
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A margine dell’incontro/dibattito dal titolo “Napoli: Intellettuali e Città”, tenutosi venerdì scorso a Palazzo Serra di Cassano, abbiamo incontrato il candidato Sindaco di Napoli Antonio Bassolino. Promotori dell’iniziativa: Mariano Bauduin, Gianfranco Nappi, Vito Nocera, Marina Paparo e Raffaele Porta. Un’occasione per valutare “il ciclo che si è appena concluso” e “provare a guardare più lontano”, ascoltando le analisi e le proposte di Bassolino, recente autore del libro “Terra nostra. Napoli, la cura e la politica”.

Quale sarebbe la sua linea di azione da Sindaco?

Come ho detto altre volte, si tratta soprattutto di Riparare, Ricucire, Rilanciare. Si tratta molto anche di Ripensare la città, dentro l’area della Città Metropolitana ed anche al suo interno. Le periferie come estremo di Napoli dentro la cinta daziaria della città, ma anche come connessioni tra il centro storico della città e questa nostra enorme area metropolitana. Dobbiamo riparare le parti scassate, ricucire le ferite sociali ripensando la città, cercando di tenere assieme il massimo di concretezza e una forte visione del futuro. E’ proprio il ruolo di Palazzo San Giacomo che deve essere rivisto. Ma servono anche ordine, disciplina e collaborazione. Non è ammissibile che ognuno pensi di fare quello che vuole. Per andare su questa strada abbiamo bisogno anche di una squadra larga e forte, non soltanto gli assessori, ma intendo portare dentro il Comune tante competenze che oggi non ci sono. Per me il tema della macchina burocratica è importante come e persino di più del tema del debito, dobbiamo ripopolare di competenze Palazzo San Giacomo. Solo così possiamo affrontare la sfida del Recovery, dei prossimi cinque anni nei quali bisogna spendere le importanti risorse che arriveranno. Questa è la sfida e dipende da noi, io sono stato sempre e sarò sempre contro il vittimismo napoletano.

Ma per fare questo perché non appoggiare Manfredi, che unisce PD e 5Stelle?

Ma quando mi sono candidato, lo scorso febbraio, non c’erano altri candidati. Io non mi sono candidato contro qualcuno. Si sarebbe dovuto votare a giugno e quindi era il tempo giusto e mi misi anche a disposizione del partito che ho contribuito a fondare offrendomi di dare una mano: silenzio assoluto.

Il suo primo obiettivo è quello di arrivare al ballottaggio?

Nella fase di passaggio nella quale ci troviamo, non soltanto a Napoli, si tratta di una battaglia elettorale molto importante e impegnativa. Ma le battaglie dure non mi hanno mai spaventato. Quando nel ’93 ho fatto la prima campagna elettorale, Napoli era ufficialmente in dissesto finanziario, eravamo in piena tangentopoli e nelle casse del Comune non è che non c’era un euro, non c’era una lira. Passo dopo passo l’abbiamo ripresa e tutti in Europa hanno parlato di rinascimento napoletano. Quindi si, dobbiamo combattere in primo luogo per andare al ballottaggio. Ma io comunque combatto per vincere. Tenga conto che il confronto elettorale per il Comune è molto diverso da tutte le altre battaglie elettorali e politiche. Quando fra un anno e mezzo due anni si voterà per Roma, sarà del tutto legittimo e naturale che una persona di destra o di centro voti per il proprio schieramento, ma qui adesso si vota per il Sindaco e conta la persona e il suo progetto di città. Non è un caso che la destra abbia i suoi problemi interni anche rispetto alla scelta fatta. Mentre sabato scorso al Modernissimo, esattamente a mezzogiorno in punto, noi abbiamo presentato il programma e le liste tutto in un grande ordine, in altri luoghi ci si prendeva a schiaffi e in altri luoghi ancora candidati parlavano contro altri candidati. Io sono certamente il candidato più politico di tutti che si presenta in modo indipendente. E i napoletani sanno che so fare il Sindaco.