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Campania Romana al MANN

by Piera De Prosperis
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Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli ieri, 3 aprile, festa grande. Con ingresso libero, perché tutta la città possa godere delle sue bellezze, sono state riaperte le sale monumentali della sezione Campania Romana dopo 50 anni di chiusura. 2mila mq espositivi e 240 nuove opere in mostra, molte erano in deposito, tra queste anche i numerosi frammenti della Quadriga in bronzo di Ercolano.

I frammenti bronzei furono rinvenuti nel maggio del 1739, quando gli scavatori borbonici, procedendo per cunicoli in direzione dell’attuale Via Mare, si imbatterono ad una distanza di circa 155 metri dal teatro in un cavallo quasi intero e in numerosi frammenti di un carro monumentale. Il recupero proseguì con altri rinvenimenti nelle successive esplorazioni borboniche nel XVIII secolo e poi con la ripresa degli scavi dopo l’unità d’Italia e ancora nel secolo scorso (1932, 1961). Dopo vari tentativi di restauro a volte discutibili, la quadriga ha dovuto aspettare il nostro tempo per riprendere aria. Questo significa che la ricostruzione attuale è assolutamente inedita e frutto di una nuova filosofia della conservazione: svuotare i depositi, recuperare quello che è in giacenza ormai da troppo tempo leggendo i reperti anche alla luce delle più recenti tecniche di studio come il rilevamento digitale e la grafica 3D.

Campania Romana è ospitata nelle sale poste al piano terra dell’ala occidentale. Vi sono reperti che provengono dai più importanti siti della regione, come quelli vesuviani, Pompei ed Ercolano, quelli flegrei, Cuma, Baia e Pozzuoli, e quelli della Campania interna, Santa Maria Capua Vetere. L’intento espositivo è quindi quello di offrire uno sguardo quanto più ampio possibile su tutta la regione, fortemente antropizzata fin dalle origini e centro vitale della dominazione romana. Ai reperti a lungo abbandonati o erroneamente interpretati è stata data una corretta lettura storica ed archeologica.

Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, ha annunciato che l’attività procede con il recupero degli spazi sotterranei del Museo e che a maggio si porrà la prima pietra di quello che sarà il Mann sotterraneo per mostre ed esposizioni.

Insomma il nostro Museo è davvero una fucina di iniziative tanto più meritorie perché gli investimenti pubblici si sono concentrati su questa grande e finora poco utilizzata struttura sorta nel 1585, prima sede dell’Università degli Studi e poi, per volontà borbonica, Museo Archeologico. A testimonianza che nel momento in cui competenza e amore per la città e le sue ricchezze si coniugano, l’esperienza non può che essere qualificata e qualificante. L’evento a cui assistiamo oggi è frutto della collaborazione con l’Università Federico II perché la sinergia, la rete fra le istituzioni è necessaria e benefica.