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Capodanno Bizantino tra le Torri amalfitane

by Federico L. I. Federico
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Tra pochi giorni ad Amalfi si festeggerà il Capodanno Bizantino. Per quattro giorni di fila, a partire dal 30 di Agosto. Sì proprio il Capodanno Bizantino. Cosa sia e cosa rappresenti per Amalfi il Capodanno Bizantino lo raccontiamo brevemente a chi non lo sa. Per questo chiediamo preventivamente scusa a storici ed esperti. Proprio la volta scorsa però – scrivendo su questa rubrica della rete delle torri cinquecentesche vicereali di difesa della Costa d’Amalfi – segnalammo ai nostri lettori di Touring la storica e radicata avversione tra Amalfi e la vicina Salerno. Tra le cose che le dividevano, a parte il campanilismo – endemico dalle nostre parti – c’era il fatto che Salerno fosse longobarda per cultura e storia. Diversamente da Amalfi che, prima di essere Ducato dei Piccolomini d’Aragona, era stata Repubblica Marinara autonoma intimamente e convintamente bizantina. Anzi Amalfi rappresentava un enclave costiero napoletano-bizantino “contro” la frontistante Salerno longobarda. Su questo dualismo Amalfi costruì la propria storia e la propria tradizione di contatti culturali e strategici con il vicino Oriente, dove addirittura arrivò a fondare vere e proprie colonie commerciali, mantenute in vita per secoli attraverso “Sedili amalfitani”. E i Sedili amalfitani in pratica erano comitati commerciali composti di soggetti rappresentativi delle Università Amalfitane, cioè i personaggi di spicco dei piccoli centri abitati costieri alleati e collegati “politicamente” con Amalfi. Tra essi ci fu Atrani che oggi in sinergia con Amalfi rievoca questo periodo di grande storia mediterranea a marchio amalfitano. Il Capodanno Bizantino dunque è l’evento rievocativo con cui Amalfi e Atrani, con cortei composti da figuranti vestiti da personaggi medioevali come paggi, dame e cavalieri, riemergono dalle loro grandi tradizioni storiche. Normalmente i giorni dedicati al Capodanno Bizantino sono il 30 agosto e il 1° settembre. Quest’anno giorno di festeggiamenti sarà anche il 2 settembre, particolarmente dedicato all’incoronazione del nuovo “Magister di Civiltà Amalfitana”. Il titolo verrà conferito al giapponese Hidenobu Jinnai, docente di ingegneria e design dell’Università Hosei di Tokyo e grande studioso della struttura urbana e paesaggistica di Amalfi. Al nostro lettore vogliamo precisare che questa del Capodanno Bizantino Amalfitano non è una “festa” perpetuatasi da secoli. Tutt’altro, perché essa è stata istituita soltanto negli anni ’80 del Novecento come ricorrenza da festeggiare. Poi si è arrestata per un decennio, prima di essere ripresa nei primi anni del Duemila.  Si è ancora interrotta e nuovamente da un triennio è ancora ripresa con vigore. Per farla breve quest’anno si festeggia “soltanto” la tredicesima edizione del Capodanno Bizantino, che invece è antichissimo.

I festeggiamenti attuali riprendono – sotto forma di rievocazione storica festosa in costume – una tradizione, anzi un evento collegato alla centralità amministrativa e politica di Amalfi nel Medioevo. L’evento, che è storicamente certo, risale infatti all’anno 839 dopo Cristo, anno di nascita della repubblica amalfitana. Esso riguarda un’importante pagina di storia amalfitana. Infatti, il 1° settembre di ogni anno ad Amalfi entravano in carica i “Comites” amalfitani, cioè i capi della repubblica marinara nella sua fase aristocratica. Ciò avveniva però in concomitanza e coerenza con l’inizio dell’anno fiscale e giuridico nei territori dell’Impero d’Oriente guidato da Bisanzio, detta anche Costantinopoli o Nova Roma. In più Amalfi, pur dipendendo dal “Basileus” di Bisanzio, godeva di un particolare e prezioso status di autonomia periferica. Anche allora, dopo quasi cent’anni, il Capodanno bizantino ad Amalfi subì una lunga interruzione, più che secolare. Anche allora però il Capodanno fu ripreso dalle Università della Costa d’Amalfi. La ripresa avvenne nel 1266, in piena epoca angioina. E da quel tempo il Capodanno fu celebrato amministrativamente quasi ininterrottamente fino ai Borbone. D’altra parte, Amalfi aveva interesse a scandire le proprie “stagioni fiscali” con le terre d’oltremare orientali con cui curava grandi rapporti commerciali. Amalfi infatti primeggiava in vari settori, anche strategici, come la importazione delle spezie, della pelletteria, dei preziosi e, infine, dei cavalli. Proprio i cavalli – in quei secoli lontani strumento bellico per eccellenza – erano importati dalla Turchia e da Amalfi subito avviati verso le aree interne della Campania attraverso i valichi sui monti Lattari. Poi i cavalli erano venduti dagli Amalfitani in tutto il Mezzogiorno e oltre, alimentando una fiorente economia di settore. Fermiamoci un momento. La classica Polena dei natanti amalfitani riproduce l’immagine di un cavallo alato. Essa cioè divenne la rappresentazione concreta del predominio amalfitano in questa fiorente e lunga attività di import-export con il vicino Oriente. E ancora oggi le atmosfere orientali si respirano nell’architettura urbana e nell’impianto insediativo amalfitano, nonché dell’intera divina costiera.