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Il soprintendente Garella lascia

by Giulio Espero
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Dopo quattro anni alla guida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Napoli, l’architetto Luigi Garella, allo scadere dei 67 anni, lascia il suo difficile incarico per sopraggiunti limiti di età. Verrà sostituito dal ‘giovane’ archeologo Luigi La Rocca, classe 1967.

Quattro anni difficili, complessi. Spesso sotto la luce dei riflettori come per la famigerata vicenda delle grate della Linea 6 della metropolitana di Napoli in Piazza Plebiscito, che tutti ricorderanno e che questo giornale ha ampiamente trattato. Uno scontro duro col Direttore generale del MIBAC Gino Famiglietti a suon di ricorsi e carte bollate che, fortunatamente per la città di Napoli, si è risolto con la riconosciuta legittimità dei pareri rilasciati da Garella e la conseguente ripartenza dei lavori da tempo bloccati.

Per non dimenticare il secco no, sempre del MIBAC, al prestito temporaneo delle Sette Opere della Misericordia del Caravaggio dalla cappella del Pio Monte della Misericordia per essere esposta nella mostra su Michelangelo Merisi al Museo di Capodimonte.

Sulla querelle col Direttore Generale Famiglietti, il sovrintendente Garella, in una recente intervista, elegantemente chiosa: “…non voglio soffermarmi sulla persona che ha voluto i divieti, Gino Famiglietti. È spiacevole parlare di un collega, peraltro anche lui da poco in pensione e che già il suo stesso ministero ha provveduto a mettere nel dimenticatoio. Perché il problema non è se ho vinto io o ha vinto Famiglietti: ma che in entrambi i casi è stato il ministero dei beni culturali a perderci…

Amarezze, delusioni ma anche note positive che in sede di saluti e bilanci vengono enunciate con forza dallo stesso Soprintendente il quale rivendica una sostanziale modifica dell’approccio nei confronti della cittadinanza. Profilo austero ma non severo, elastico ed autorevole al tempo stesso. Al bando le ideologie e le prese di posizione autoritarie e monolitiche. La custodia e la valorizzazione dell’enorme patrimonio ricevuto in eredità dal passato non devono necessariamente cristallizzarsi in una tutela autoreferenziale ma piuttosto essere pragmatiche e possibiliste. Sulla scorta, però, di un’autorevolezza chiara e riconosciuta.

Un uomo del fare dunque, un dirigente serio e competente che ha cercato anche di introdurre procedure chiare e semplificate per il rilascio dei temutissimi pareri di competenza della Soprintendenza, che prima del suo arrivo andavano dalle due righe ai trattati scientifici a seconda della voglia e del grado di preparazione o di autocelebrazione del funzionario di turno.

Un soprintendente a cui non sono state risparmiate svariate mortificanti ispezioni da parte del MIBAC (risoltesi, per inciso, con assoluzione con formula piena per usare un eufemismo poco tecnico) e che ha subito un’evidente ingerenza sul proprio operato da parte di quella politica abituata a comandare anche sul fatto tecnico.

Con ironia, ma anche un pizzico di amarezza, Garella si congeda lamentando di non aver forse più le energie giuste. “Sono un dinosauro”. No, egregio Sovrintendente, le energie vengono anche dai pubblici riconoscimenti e stia pur sicuro che, quando sarà inaugurata la Linea 6 della Metropolitana, tanti di noi si ricorderanno del suo impegno.