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Collaboratori su ruote

by Rosanna Greco
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L’Autrice è ingegnere informatico

Sono molte le innovazioni introdotte grazie alla diffusione della robotica e dell’automazione. Esse hanno sicuramente fornito un importante contributo nell’ambito della produzione, permettendo di svolgere in minor tempo e con una maggiore efficienza incarichi particolarmente complessi.

L’automazione nasce proprio dalla necessità di portare a termine processi produttivi tali da richiedere un’energia e una precisione maggiori di quelle a disposizione. Nel corso dei secoli, tale necessità ha portato alla sostituzione parziale o totale dell’intervento umano ed all’introduzione di meccanismi in grado di far fronte alle diverse esigenze.

Il termine “automazione” deriva dal lemma greco “autòmatos”, che identifica un meccanismo in grado di muoversi spontaneamente, quasi dotato di vita propria. Ciò che determina tale “moto spontaneo”, individuando le azioni che la macchina andrà a compiere a partire dalle informazioni prelevate dall’ambiente circostante, è l’algoritmo di controllo. Questo costituisce il nucleo pulsante dell’automazione e può essere paragonato al meccanismo che guida il processo decisionale che avviene all’interno di un cervello umano. Assumono un ruolo importante anche i sensori, gli “organi sensoriali” della macchina, i quali permettono di prelevare il valore delle grandezze fisiche in gioco e di convertirlo in un segnale elettrico, che sarà poi elaborato dal sistema. Le informazioni provenienti dall’esterno determinano il futuro comportamento della macchina, che passerà all’azione mediante l’uso degli attuatori.

I robot industriali ed i computer sono stati impiegati nei processi produttivi a partire dalla terza rivoluzione industriale, avvenuta intorno ai primi anni ‘70 del secolo scorso. Il passo successivo consiste nell’impiego di macchine intelligenti ed interconnesse, in grado di comunicare tra loro e di analizzare in modo efficiente i dati. Ciò getta le basi per una nuova rivoluzione industriale, che porterà a migliorare velocità, flessibilità e qualità dei processi produttivi.

I nuovi robot collaborativi, chiamati “cobots”, sono progettati per collaborare con l’uomo. Ciò risulta possibile mediante l’impiego di particolari misure di sicurezza e di sensori in grado di monitorare l’ambiente di lavoro. È inoltre fondamentale il connubio tra le avanzate tecnologie di controllo ed i metodi di apprendimento automatico, che permettono un’ulteriore ottimizzazione dei processi ed il mantenimento di un elevato standard di sicurezza.

Un esempio interessante dell’impiego di robot intelligenti nell’ambito industriale è fornito dall’azienda Amazon, il colosso del commercio elettronico. Nei magazzini utilizzati per lo stoccaggio delle merci, non sono i dipendenti a muoversi, ma gli scaffali. Ciò avviene mediante l’impiego di particolari robot mobili, dotati di due ruote fisse, un sollevatore, due telecamere ed un sensore di prossimità. La sensoristica impiegata consente a questi piccoli “collaboratori su ruote” di individuare dei codici QR ubicati sul pavimento, i quali permettono la localizzazione dell’unità fornendo le coordinate (x, y) della posizione. Un algoritmo di apprendimento permette ai robot di individuare la frequenza con cui sono richiesti i prodotti, in modo da renderli nuovamente disponibili in breve tempo. I robot mobili risultano inoltre in grado di individuare eventuali ostacoli, in modo da spostarsi in sicurezza ed evitare collisioni con altre unità o con “colleghi” umani.

Non si tratta di una vera e propria sostituzione di questi ultimi, bensì di una collaborazione fisica e cognitiva, assai diversa dai dipinti distopici che costellano le diverse opere di fantascienza. Allo sviluppo tecnologico si affianca infatti la nascita di nuove figure professionali, in grado di interagire con le macchine e di svolgere un’adeguata supervisione.