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Coronavirus. E il decreto per la Lombardia?

by Luca Rampazzo
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Per la fretta la gatta fece i micini ciechi. Questo motto deve essere affisso da qualche parte in ogni ministero, altrimenti non si spiega dove sia finito il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dovrebbe regolare la prossima settimana di vita in Lombardia. Non è un dettaglio da nulla. Dà il senso di cosa stia succedendo in questi giorni. Tutti lanciati verso la meta, con l’elastico della burocrazia legato alle caviglie.

Due cose sono comunque certe: le scuole non riaprono lunedì in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Ed il campionato di calcio è stato definitivamente riscritto dal virus. Un passo indietro. Per Zaia la riapertura delle scuole era la linea del Piave. Per Fontana la chiusura era elemento imprescindibile. Bonaccini si colloca, invece, su posizioni più moderate. Le scuole aperte significano molte cose: meno genitori a casa a badare ai pargoli, rilancio del commercio, ritorno alla normalità. Un messaggio al mondo.

I ragazzi il Coronavirus lo prendono, ma lo soffrirebbero assai meno. Sarebbero spesso addirittura asintomatici. Gli asintomatici sono contagiosi? Burioni dice di sì, l’OMS dice assai raramente. Non sembrano esserci dati conclusivi sul tema. Quindi il rischio è tollerabile o siamo ancora in mezzo al guado e si deve andare piano? Le Regioni hanno deciso, ed il governo dovrebbe ratificare, che è la seconda.

Ma la linea della cautela ammette diverse eccezioni. La più lampante è quella calcistica. La notizia di oggi è che i cinque match che si sarebbero dovuti giocare a porte chiuse, saranno rinviati a maggio. La notizia che pochi sottolineano, invece, è la regola scelta per le altre partite. In sostanza: se la partita si gioca in territorio a rischio, è a porte chiuse. Se si gioca in trasferta con squadre che vengono da luoghi a rischio, allora non lo è. Il virus, evidentemente, non va in trasferta. Sarà. Ci fidiamo.

Nel frattempo, tra chiarimenti, allargamenti e modifiche più o meno palesi, la situazione regolatoria lombarda si era allargata. La primavera, però, è stata gelata venerdì sera in conferenza stampa. Con otto medici schierati a raccontare quanto fosse prematuro esultare. Ecco perché le scuole chiuse. Dopotutto, con due ospedali (Codogno e Crema) pieni, come dar loro torto? Ma se abbiamo deciso che il rischio è alto, un ulteriore problema si pone.

A quanti compromessi è possibile scendere? La scelta di consentire la trasferta dei tifosi dell’Atalanta sembra una scelta politica. Un compromesso, appunto. Come lo è la partita di mercoledì (Juventus-Milan, Coppa Italia), visibile solo ai torinesi. Ma non ai milanesi.

In sostanza, per concludere, in attesa del dettaglio delle norme (senza dubbio mediate alla virgola): per far tornare la serenità siamo certi che serva l’ottimismo e non basti un cambio di rotta drastico. Con meno annunci, meno compromessi ed una linea chiara e cristallina. Cominciando, magari, con il far uscire i decreti urgenti… urgentemente.