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Cosa complica il ricorso al Mes

by Luigi Gravagnuolo
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Mes

Proporrò qui di seguito una narrazione semplificata del mondo attuale e, in esso, dei rapporti tra politica italiana ed Unione Europea, nella consapevolezza che le semplificazioni anche su Mes si espongono ad ogni sorta di riprensione critica. E ciò banalmente perché la realtà non è una cosa semplice. Ma sono utili come bussole sommarie, per facilitare l’orientamento e la lettura degli eventi. Confidando quindi nell’indulgenza del lettore, vado avanti su questa via.

Cosa rende complicato il ricorso da parte del governo italiano al Mes e, più in generale, agli aiuti europei? Non ci sono grandi ragioni di merito, piuttosto, con tutta evidenza, motivazioni politico-ideologiche. M5S, Lega e FdI, messi assieme, al fixing dei sondaggi di oggi, assommano grosso modo al 60% dei voti degli Italiani, un bacino elettorale di tutto rispetto che esse si contendono apertamente. Le tre forze politiche si differenziano su molti terreni, ma sono accomunate da una decisa ostilità, o quanto meno da una marcata diffidenza nei confronti dell’U.E. Hanno tuttavia diverse collocazioni nel parlamento della nostra repubblica; pertanto le due forze che si collocano all’opposizione incalzano il governo se ‘cede’ all’U.E., mentre il M5S, che sta al governo, frena l’esecutivo nei rapporti con l’Europa. L’Italia rischia lo stallo, puntualmente registrato dalle agenzie di rating e dallo spread. L’Unione lo squagliamento.

Collochiamo tutto ciò nella geo-politica del mondo attuale. La seconda metà del Novecento era stata caratterizzata dalla guerra fredda tra le due superpotenze del tempo, U.R.S.S. e U.S.A. Per mezzo secolo dunque il mondo fu bi-polare. Crollata l’U.R.S.S. per un po’ è sembrato farsi strada un multi-polarismo, facilitato anche dagli orientamenti politici dei Clinton e di Obama. In questo quadro anche l’Europa aveva trovato lo spazio per giocare un ruolo da co-protagonista, mentre il mondo arabo veniva attraversato da spinte unificatrici, di cui il fondamentalismo è stato l’espressione ideologica più radicale. Di volta in volta, prima l’Iraq di Saddam Hussein, poi l’Iran di Rohani, o la stessa Libia di Gheddafi etc…, fino allo Stato Islamico di Al Baghdadi si sono proposti per assumere la leadership del pan-arabismo. Intanto, sullo sfondo, emergevano, quatta quatta la Cina di Xi Jinping, e in maniera più plateale la Russia di Putin. Per non tradire la promessa della semplificazione lascio qui perdere le potenze regionali emergenti, Turchia, India, Brasile, Indonesia su tutte. In breve, il mondo di oggi è tri-polare.

U.S.A., Cina e Russia si contendono l’egemonia politica planetaria. Tutte e tre hanno interesse a che il mondo arabo resti diviso e a che l’U.E. non agisca in quanto tale nella competizione in corso. Ancora più temibile, ai loro occhi, sarebbe una U.E. che cammini autonomamente ed in stretta sinergia col mondo arabo. Le tre super-potenze attuali dunque si muovono in modo parallelo e convergente per tenere divisa l’Europa. A questo fine cercano e trovano sponde nelle forze politiche europee e soffiano sul fuoco dei sovranismi nazionali; i quali, a loro volta, hanno bisogno di appoggi internazionali per accrescere il proprio peso in patria. La partita si gioca sul terreno finanziario e sulla comunicazione on-line. È noto a tutti il ruolo determinante nella comunicazione politica delle fake news gestite da algoritmi elaborati nelle officine di Putin, di Xi Jinping o di Trump e Bannon.

La Cina ha trovato i suoi procuratori in Italia nei pentastellati. Chi avesse dubbi al riguardo legga il documentato “Il sistema Casaleggio” di N. Biondo e M. Canestrari ed osservi gli orientamenti del nostro ministro degli esteri a proposito della cosiddetta via della seta. Matteo Salvini, per parte sua, in un primo momento aveva oscillato tra Putin e Bannon, traendone grande vantaggio elettorale. Più recentemente si è legato in modo più organico a Putin e, di fatto, ha rotto con Bannon. Il quale ultimo ha deciso di adottare Giorgia Meloni, che non per caso sta erodendo i consensi della Lega grazie appunto al trampolino dello stratega trumpiano. A supporto di queste mie considerazioni sulle collocazioni internazionali di Salvini e della Meloni suggerisco di vedere le due inchieste di Giorgio Mottola per Report-Rai3 sul fondamentalismo cristiano anti-bergogliano (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Tu-vuo-fa-lamericano-d95cddc5-d66b-423c-bbd7-8002c6fe29ef.html e https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Dio-Patria-Famiglia-Spa-64da91b4-fe01-452a-a42e-dbe4aae4207b.html).

La vicenda del coronavirus, con le sue enormi ricadute sull’economia e sulla finanza mondiale, ha accelerato i processi geo-politici in corso. In questo frangente l’U.E. cerca di compattarsi e di ritrovare un ruolo da protagonista sulla scena mondiale, ma in ogni suo paese membro, sovranismo di qua sovranismo di là, potenti forze sostenute da questa o da quella super-potenza ne ostacolano l’azione.

Ecco, se l’Italia dovesse accettare gli aiuti comunitari e l’U.E. dovesse concederli senza condizioni capestro, in ognuno dei Paesi del nostro continente emergerebbero movimenti di protesta potenzialmente maggioritari.

Sembrerebbe una partita ormai persa per l’U.E., ma non siamo ancora allo scacco matto. Se l’Europa ritrovasse la coesione e la forza per giocare un ruolo autonomo sullo scacchiere planetario, ancora sarebbe possibile evitare che finisca frammentata, stritolata e infine soggiogata da tre padroni del mondo attuale. Sì, vecchia e nobile Europa, puoi ancora farcela ed io, nel mio piccolo, tifo perché tu ce la faccia.