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Dialogando di Ucraina e di manifestazioni per la pace

by Luigi Gravagnuolo
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Riporto, in margine al mio pezzo Spifferi di pace? di qualche giorno fa, un recente scambio di battute via social con un mio amico. Uno della generazione del ‘68, come me:

 

Amico: <<Per arrivare alle pace credo che oggi, Ucraini a parte, vi siano tutte le condizioni politiche ed economiche per arrivarci. Dico Ucraini a parte, perché comincio a pensare che il loro presidente e i suoi generali siano convinti di poter sovrastare la Federazione Russa e riconquistare anche la Crimea (non è un caso il camion bomba di ieri che ha danneggiato seriamente il ponte che lega la Crimea al territorio russo). Speriamo che si generi in Europa e nel mondo un movimento tipo quello che spontaneamente nacque per la guerra in Vietnam>>

Io: <<Un attimo, compagno mio. Quando manifestavamo per il Vietnam non lo facevamo per la pace, ma per la vittoria di Ho Chi Min e dei Vietcong al grido di “Yankee go home”. In piazza scendevamo con le bandiere del Vietnam e con i cartelloni con il volto di Ho Chi Minh. Eravamo contro l’invasore, in quel caso gli USA, e dalla parte del popolo invaso che lottava per la sua indipendenza. Io sarei pronto a ridiscendere in piazza, ma con le bandiere ucraine e con i cartelloni col volto di Zelens’kyj al grido di “Putin go home”. Altrimenti il pacifismo è una mera maschera del sostegno all’invasore>>

Amico: <<Certo, non ci possono essere ambiguità e non ci devono essere. Penso però che l’ambiguità venga innanzi tutto dagli USA  che hanno armato l’Ucraina per fare in modo che combattesse una guerra per conto loro>>

Io: <<Ho capito, la colpa è sempre degli Americani! Ma se Putin non avesse ordinato l’invasione dell’Ucraina, non staremmo qui a parlare di guerra in corso e di una pace da perseguire. In Vietnam gli Americani sostenevano che i Vietcong  erano armati da Russia e Cina per combattere una guerra per loro procura, eppure i Vietcong lottavano innanzitutto per la propria indipendenza. Certo sostenuti dalle due potenze amiche, ma lottavano per se stessi. Idem oggi in Ucraina, a parti invertite>>

Amico:<<Magari non sono loro i colpevoli, ma è indubbio che dietro a certe posizioni del presidente ucraino ci siano gli americani! Non trascurerei il fatto che le imprese USA fornitrici di combustibili, come anche Olanda e Norvegia, stiano realizzando profitti eccezionali! In definitiva io temo che a muovere tutto ci sia poco ideale e molto interesse>>

Io: <<Anche nella Seconda Guerra Mondiale Inglesi e Americani avevano i loro interessi, eppure il criminale guerrafondaio fu Hitler, non Roosevelt o Churchill. Gli interessi ci sono sempre stati nelle vicende belliche, ci mancherebbe altro. Ma questa guerra non l’hanno scatenata né gli USA, né gli Olandesi, né i Norvegesi, è stato Putin ad invadere l’Ucraina e con ciò a scatenarla, perbacco!>>

Amico: <<È verissimo, ma le notizie che trapelano raccontano una storia un po’ meno semplice della equazione Putin=invasore/Ucraina=aggredita>>

Io: <<Non so quali siano le fonti delle tue notizie, anche se posso immaginarle. È però di lampante evidenza che c’è stato un invasore e che è stato Putin>>

Amico: <<Non puoi però negare che i Russi sono stati provocati, direi costretti alla guerra. La NATO aveva accerchiato la Federazione Russa e la minacciava da vicino>>

Io: <<Se è per questo anche la Germania di Hitler fu provocata, altroché! Le condizioni di pace di Versailles del 1919 furono non solo umilianti, ma insostenibili per la Germania. Eppure nulla giutificava l’annessione progressiva di Austria e Boemia e l’attacco alla Polonia. La Seconda Guerra Mondiale fu responsabilità di Hitler senza se e senza ma, così come oggi questa guerra è responsabilità unica di Putin!>>

 

Se ho riportato qui questa conversazione è perché essa riproduce paradigmaticamente i due diversi orientamenti in campo oggi nell’opinione pubblica italiana. Senza trascurare che, ad indurre i pacifisti della stregua del mio amico a questi ragionamenti ci sono insieme retaggi ideologici anti americani e paure reali, tutt’altro che infondate: l’apocalisse atomica, il carovita da crisi energetica, l’impoverimento causato dall’effetto boomerang delle sanzioni. Lo svantaggio del prolungamento del sostegno del nostro Paese all’Ucraina è evidente e già si tocca con mano; i suoi vantaggi sono per ora poco tangibili. Per dirne una, nella testa della gente la paura dell’atomica è decisamente più concreta di quella che Putin non si fermi dopo aver piegato l’Ucraina e scateni  la terza guerra mondiale. In definitiva, per tanti Italiani, stanchi delle bollette alle stelle e della crisi industriale e spaventati dalla minaccia atomica, se gli Ucraini ci tengono tanto alla libertà ed all’indipendenza, che se la difendano da soli! Un’ulteriore declinazione del ‘prima gli Italiani’.

C’è poi una plurisecolare ambiguità del pacifismo d’occasione: se la pace conviene a me ed ai miei amici sono pacifista, se conviene agli altri sono per la guerra; santa, giusta, di liberazione o come altrimenti la si definisca. In questo momento un cessate il fuoco immediato in Ucraina, che fermi le bocce sic stantibus rebus, sarebbe ad esclusivo vantaggio della Federazione Russa, che resterebbe in controllo di quattro oblast ucraine, occupate manu militari in spregio al diritto internazionale, più la Crimea. Altro sarebbe il pretendere dalla Russia il ritiro delle proprie truppe quanto meno nei confini del 2014. Se il Presidente della Regione Campania, che ha convocato una manifestazione per la pace per il 28 ottobre, l’avesse fatto ‘PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE RUSSE – PER LA PACE’ sarebbe stato ineccepibile; ma non lo ha fatto, di ritiro delle truppe russe non ha parlato. E che senso può avere, come sta facendo Giuseppe Conte, convocare a sua volta una manifestazione per la pace purché non ci siano le bandiere dell’Ucraina? Ci sono o non ci sono carnefici e vittime, o sono due belligeranti rissosi sullo stesso piano che stanno dando fastidio a noi italiani?

Infine, vogliamo dirla tutta? Al di là dell’atomica, a Putin ormai non resta che una sola possibilità per evitare una disastrosa e definitiva sconfitta: la prosecuzione per lungo tempo del conflitto nella speranza che col tempo si disfi l’unità dell’UE e della NATO. Il pacifismo equidistante, che prende le distanze dalla determinazione dell’Occidente a sostenere l’Ucraina, può essere un’arma preziosa nelle sue mani.

Il 28 maggio 1939 Benito Mussolini, a proposito delle sanzioni delle ‘plutocrazie occidentali’ all’Italia ed alla Germania e dei rischi per l’Asse dell’alleanza anglo-francese, scrisse ad Hitler un promemoria in cui lo rassicurava: “…il probabile accordo anglo-franco-sovietico non deve preoccupare, basterà concentrare gli sforzi per incrinare la loro unità interna, favorire i movimenti antisemiti, aiutare quelli pacifisti…” Ecco, aiutare i movimenti pacifisti nei paesi nemici per incrinarne l’unità interna. Chi convoca queste manifestazioni ci è o ci fa? O non capisce? Accidenti, per un pugno di voti non si favorisce chi minaccia la pace mondiale!

Ciò detto è sotto gli occhi del mondo che in entrambi i Paesi belligeranti ci sono falchi e colombe e che è interesse generale dell’umanità che in entrambi i campi i falchi siano messi nell’angolo o del tutto neutralizzati. A questo scopo, però, manifestare per la ‘pace senza bandiere’ o ‘con tutte le bandiere’ non serve. Queste manifestazioni servono solo a scopi politici interni al nostro Paese, peraltro ben leggibili.