fbpx
Home Cultura Il “Napolitano” e le carrozze appezzottate

Il “Napolitano” e le carrozze appezzottate

by Federico L.I. FEDERICO
0 comment

 

Da qualche tempo a questa parte è in aumento l’interesse per il Napoletano, la Lingua, non quello che sbrigativamente molti chiamano il Dialetto. E non solo a Napoli, ma in tutto il Sud, nascono numerose iniziative anche attraverso i social, talvolta troppo spontanee e “arrangiate”, per dirla in Napoletano. Sono iniziative non proprio scientifiche ma fatte con la volontà di far riemergere dalla Storia una Lingua nobile e antica, trascurata, ma mai abbandonata.

La lingua Napoletana. La “madre” dell’insieme dei dialetti alto meridionali.

Sono i dialetti parlati in Campania, in Basilicata, in gran parte dell’Abruzzo, nel Molise, nella Puglia, nella Calabria settentrionale, nelle Marche meridionali e nel sud del Lazio. Con la esclusione della Sicilia, del Salento pugliese, di parte della Calabria nonché di piccole e circoscritte aree dialettali greco-albanesi, sparse nel Meridione d’Italia.

D’altra parte, che il Napoletano – in passato detto anche Napolitano – sia una lingua e non un dialetto, ad affermarlo e riconoscerlo è stata l’UNESCO.

Per il lettore noi aggiungiamo che la Regione Campania già da qualche anno ha costituito un Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, oggi presieduto dallo scrittore Maurizio De Giovanni, noto mediaticamente anche alla tifoseria del Calcio Napoli.

Di recente sono stati anche attivati degli incontri sul tema nella mediateca della prestigiosa sede dell’Institut Francais de Naples, vera e propria “istituzione” cara ai napoletani, che lo chiamano Istituto Grenoble, perché fondato nel 1919 nello storico palazzo da cui prende il nome. E lunedì 3 ottobre scorso si è tenuta la presentazione del nuovo Corso base di Lingua Napoletana, con la partecipazione di noti interpreti e protagonisti della cultura napoletana e vesuviana. Plaudiamo quindi all’iniziativa.

Ma chi scrive è tra i “napolitanisti” impegnati da sempre anche contro l’invadenza della lingua italiana nel Napoletano. Ne abbiamo dunque parlato con il Presidente dell’Accademia Napoletana, Massimiliano Verde, glottologo e interlocutore UNESCO per il Decennio Internazionale delle Lingue Autoctone 2022-2032. Verde è stato autore del primo Corso di lingua e cultura napoletana ai sensi del QCER e attivo a Napoli e in Europa (Grecia, Spagna, Germania) e In America (Stati Uniti e Messico). Egli, intervistato, così argomenta: “Credo che per avere risultati concreti non bastino estemporanei Corsi di lingua napoletana, ma occorra ottenere l’introduzione dell’insegnamento del Napoletano nelle scuole pubbliche. Almeno a Napoli e in Campania stabilmente, come auspicavano grandi studiosi contemporanei del Napoletano, come Iandolo e Bracale, miei maestri. Infine, Verde aggiunge: “A me pare comunque che oggi si assista, sulla scorta di molto discutibili opere di cinema e TV alla riproposizione in salsa moderna di vecchi modelli culturali superficiali e privi di reale contenuto pedagogico. Anche per questo motivo, a tutela del patrimonio linguistico napoletano, insieme al Movimento Lupi del Sud ci siamo rivolti al Consiglio d’Europa. E certo non mi fermo qui, in quanto la mia Accademia è costantemente impegnata nella tutela della lingua e della cultura “napolitane”.

Prima di chiudere questo articolo, però, vogliamo spezzare una lancia a favore del ritorno a Napoli delle carrozze borboniche che – durante e dopo gli eventi tragici dell’Unità d’Italia – furono “deportate” a Firenze e a Roma per essere riutilizzate dai nuovi reali Savoia. Questi ultimi, con il loro codazzo di ministri e tecnocrati promossero l’avvento di una Burocrazia miope e tignosa, come nella tradizione Piemontese del Regno di Sardegna, ben diversa da quella colta e matura della tradizione Austro-Ungarica del Lombardo Veneto. Una Burocrazia elefantiaca che il Meridione non ha mai realmente accettata. Ma l’aspetto, forse, più odioso del Nouveau Régime fu l’applicazione della Damnatio Memoriae dell’Ancien Règime Borbonico. A volte portata avanti con brutalità. Ma anche con vigliacca ambiguità, come nel caso delle Carrozze borboniche trafugate e allontanate da Napoli. Ad esse apportarono una piccola e astuta, ma fondamentale modifica: lo stemma di Borbone fu eraso da ignote mani sapienti e sostituito con lo stemma dei Savoia. Insomma, un appezzottamento bello e buono!!!

“…con una accurata – e barbara – opera di cancellazione della storia.” Come ha ben scritto il giornale Il Mattino, dando per primo la notizia.

Si impone la loro Restituzione. E le scuse, aggiungiamo noi.