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Dieci anni fa moriva Pietro Ingrao

intellettuale, poeta, critico, cospiratore, giornalista

by Bruno Gravagnuolo
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Dieci anni fa esatti moriva Pietro Ingrao. Una vita lunga e appassionante. Memorabile. Di intellettuale, poeta, critico, cospiratore, giornalista, prestigioso dirigente del PCI. Togliattiano di sinistra. Radicale ma critico e attento alla realtà concreta, mai schematico. Ci ha insegnato a capire la società civile, la sua realtà puntiforme, la Dc, il ruolo delle emozioni e della soggettività politica. Il tema istituzionale.

Formidabile organizzatore di cultura, inventore di comunicazione. L’Unità distrutta da Renzi e con la complicità del Pd la inventò lui, su un’idea di Togliatti: il Corriere della sera del proletariato. L’Unità fece scuola e alimentò i giornali di oggi. Ne fu il prototipo in Italia. E alla fine furono proprio i gran giornali borghesi a prendersi le spoglie e quei giornalisti de l’Unità passati dall’altra parte. Oltre l’opportunismo, la carriera e le circostanze ci sarà un motivo, no? Ma questo non si dice. Eppure è vero. E alle origini anche della qualità del giornalismo italiano oltre le sue miserie c’è Pietro.

Pietro Ingrao. Gran comunicatore, poeta, alto basso, cronaca e letteratura, politica e arte, cinema e battaglia delle idee, passione e verità, speranza e critica, utopia e conoscenza. Da ragazzi lo amammo molto. Ci convinceva la sua idea di partito democratico società, contropotere e transizione al socialismo. Poi nei tardi ‘70 ci divise il tema della tradizione comunista che lui teneva viva e io volevo rifondare in chiave socialista democratica senza gettare via l’eredità del Pci e quella del marxismo. Memorabile fu comunque la discussione del 1962 sul modello di sviluppo. Neo capitalismo verso il socialismo oppure programmazione amendoliana? Restano cose attuali. Lo strumentario chiave da cui ripartire nel vasto mondo sconvolto da barbarie e guerre, mondo che lui capì e descrisse rilanciando da ultimo il ruolo dell’etica non violenta e di un fuori dal capitalismo prima nelle menti che in politica.

Ed erano i tormentoni delle nostre discussioni in via Balzani dove il giornale mi spediva sempre per i suoi compleanni ed altro. Cosa di meglio di un ex ingraiano a parlare con Ingrao per ammansirlo e affettuosamente provocarlo? Ne vennero fuori colloqui intensi e bellissimi. A volte riscritti da lui per intero altre volte intatti. Non voglio farla lunga. E chiuderò questo ricordo con un aneddoto. Gli chiesi: “Pietro perché non hai voluto mediare sul nome con Occhetto e i suoi nel 1989? Potevi vincolare la svolta al punto chiave della identità anticapitalista. Al tema del movimento operaio e socialista senza rinnegare il tuo orizzonte comunista. Così invece ne nacque il Pds, un partito radical liberale indefinito!”. E lui, secco: “Non era possibile. Erano dei traditori”. Rimasi di stucco. Per di più uscì dal PDS nel 1992 piangendo. E restò dialogante con il PDS e il Pd. Ancora mi interrogo su quella risposta. E non trovo risposta. E riesco solo a pensare che era il segno di un trauma e di un dolore immenso. Ancor prima di un errore. Abbraccio te e la tua memoria Pietro.

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