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DUE LAVORATORI!

by Luca Rampazzo
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Ieri due vite si sono spezzate. O sono state spezzate. Lo sapremo, forse, a molti anni da oggi. Il tempo che le perizie contraddicano le perizie. E saperlo non ci restituirà la vita di due lavoratori. Due membri dell’aristocrazia operaia. Tecnici di alto livello, con responsabilità onerose. Mario di Cuonzo, 59 anni di Capua, e Giuseppe Cicciù, 51 anni di Reggio Calabria ieri ci hanno lasciati.

Alle 5,34 di ieri, giovedì 6 febbraio, il Frecciarossa 1000 AV9595 diretto a Salerno sta transitando nei pressi di Ospedaletto Lodigiano. Provincia di Lodi. È ancora buio. Era partito venti minuti prima da Milano, fermando a Rogoredo. Sarebbe arrivato da lì a poco a Reggio Emilia. La via era libera. Il treno è vicino ai 300 km/h. Non eccede i limiti, la situazione è sotto controllo. Prima della stazione, all’altezza dello scambio da poco riparato, la motrice inforca il binario secondario. Si schianta contro un mezzo utilizzato dagli operai, che sono ancora in zona. Termina la propria corsa contro un edificio poco distante. La carrozza uno si ribalta. Il resto del treno no, per fortuna. I feriti saranno 31. Il 100% dei passeggeri.

Alle 4.30 gli operai avevano finito il lavoro iniziato la notte prima. Andava riparato uno scambio. Al termine del lavoro lo scambio andava posizionato in maniera tale che il treno in arrivo da Milano procedesse sulla linea principale. Si chiama posizione normale. Gli operai confermano, pare, alla centrale che è stato fatto. La stazione avrebbe avvisato i macchinisti: la via è libera. Questa sequenza di fatti contiene, nel suo cuore, un vuoto mostruoso che ha inghiottito due vite.

L’inchiesta. Ovviamente è ancora presto. Tutto corre, ma non si vede molto. Siamo certi solo di cosa non è stato: niente bombe, niente sabotaggi. È un incidente sul lavoro. Oggi ci saranno due ore di sciopero per chiedere maggiore sicurezza. C’è qualcosa che ignoriamo e che dovremmo sapere?

Due anni fa, quasi esatti, il 25 gennaio, a Milano deraglia un altro treno. Non è alta velocità. È un treno di pendolari, delle 7 di mattina. Muoiono tre donne. In quel tratto erano stati segnalati problemi ad alcuni giunti. I lavori, dimostrerà l’inchiesta, non furono fatti a regola d’arte. Anche nell’operosa Lombardia esiste un problema di scarsi investimenti e poca manutenzione?

Forse però è ancora presto. È buio. Non è ancora l’alba. Ma due famiglie non vedranno più un figlio, un marito, un padre. Mario di Cuonzo, 59 anni di Capua, e Giuseppe Cicciù, 51 anni di Reggio Calabria ieri ci hanno lasciati. Questo è un fatto. Sorgerà il sole. Vedremo tutto più chiaramente. Per ora: ciao Mario, ciao Giuseppe.