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La lezione di Sabin: liberare i vaccini

by Editoriale di Pasquale Cuofano
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Sabin

Durante la Seconda guerra mondiale sbarca in Italia, a Salerno, Albert Bruce Sabin un giovane ufficiale americano di origine ebreo-polacca, un medico. Inizia il primo studio sui pappataci, le zecche, che con la loro puntura causavano febbri altissime e conseguenze mortali. Il giovane medico, di carattere piuttosto rigoroso, riservato, intransigente, che non concede molto agli altri per una naturale ritrosia che lo porta a lavorare e sperimentare “in solitaria”, si immortalerà dopo la guerra, nel 1960, dopo pochi anni per i suoi studi sulla poliomielite e la scoperta del vaccino.

Il contributo che questa scoperta scientifica darà all’umanità è di un valore incalcolabile. Migliaia di persone, soprattutto bambini, che si contagiavano con estrema facilità di polio attraverso cibi ed acqua contaminati, colpi di tosse, starnuti, goccioline di saliva e spesso rimanevano storpi ed anche con problemi psichici a seguito di meningite asettica, si salveranno dall’invalidità a vita grazie ad una zolletta di zucchero imbevuta di poche gocce rosa di medicinale. Un caso celebre è quello del Presidente americano Franklin Delano Roosevelt sulla sedia a rotelle con una diagnosi di poliomielite, anche se in seguito contestata. La scoperta sembrava quasi un regalo di un mago buono che avesse voluto salvare i bambini dolcemente e senza il trauma della puntura della siringa.

I primi a produrlo e sperimentarlo furono i russi, poi lo produssero insieme alla Cecoslovacchia, la Germania e la Jugoslavia. Il dottor Sabin, però, fece di più: non brevettò il suo vaccino e lo mise a disposizione dell’umanità generosamente e da altruista – nonostante caratterialmente fosse un egocentrico – gesto che rimarrà nella storia della medicina e dell’umanità. Egli affermò: “Non dobbiamo morire in modo miserabile. La medicina deve impegnarsi perché la gente, arrivata ad una certa età, possa coricarsi e morire nel sonno senza soffrire”. Amava ricordare di aver rifiutato categoricamente di brevettare il vaccino sebbene sollecitato da “tanti”. “E’ il mio regalo a tutti i bambini del mondo … non volevo che la mia scoperta fosse pagata con il denaro”.

Quel gesto acquista una valenza ancora più rilevante se pensiamo alla sofferenza di quest’uomo quando durante la Seconda guerra mondiale i nazisti uccisero le sue due nipotine, Amy e Deborah, in un lager. Alla domanda se avesse desiderio di vendetta rispose: “Mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta l’Europa. Non la trova una splendida vendetta? Vede io credo che l’uomo più potente è quello che riesce a trasformare il nemico in fratello”.

In questo tempo di pandemia da Covid-19, la vicenda umana e professionale del medico Sabin è un monito al mondo. Induce a guardare all’umanità tutta con occhi compassionevoli pieni d’amore e ad abbandonare gli enormi interessi che le case farmaceutiche – e non solo – stanno coltivando in modo cinico, cieco e “barbaro”. Le iniziative politiche della Comunità europea, i contratti per gli ordinativi dei vaccini, le condizioni di acquisto, i piani per acquisire un’immunità attiva si sono rivelati fragili, poco attenti e previdenti di tutti i possibili ritardi, delle difficoltà organizzative, della logistica delle operazioni.

Il Presidente Mario Draghi ha sottolineato in questi giorni la necessità di vaccinare gli anziani che rappresentano la categoria più debole della società ed ha lanciato un monito ai cosiddetti “furbetti” che si sono accaparrati con frode dei vaccini a loro destinati. Oggi più che mai, urge un comportamento improntato all’etica civica ed al rispetto delle regole e dei provvedimenti legislativi, comportamenti simili non sono giustificabili. Intanto l’Italia, come del resto l’Europa, alla media di circa quattrocento morti al giorno, ha perduto molte vite che rappresentavano la nostra memoria storica.

L’inefficienza organizzativa della prevenzione all’epidemia e di un immediato piano vaccinale, ha violato le vite di migliaia di protagonisti che hanno determinato la crescita morale, economica e civile dell’Italia dopo la Seconda guerra mondiale, un’autentica classe di ferro.

A questo si aggiunge il carosello di informazioni dei mass- media rispetto ai vaccini, soprattutto verso il chiacchierato AstraZeneca, e in queste ore i dubbi sul vaccino americano Johnson&Johnson, notizie contrastanti e fuorvianti che non aiutano a fare chiarezza tra le popolazioni provate da un’epidemia senza fine. Comportamento inspiegabile da parte di altri Stati europei che senza tenere conto di appartenere ad una medesima Comunità di destino, hanno disposto in autonomia la sospensione del vaccino in un susseguirsi di notizie secondo piani e giudizi di parte e non condivisi con gli altri paesi membri.

Il medico Sabin con la liberalizzazione del vaccino appare più che mai un gigante in confronto agli interessi economici che molto chiaramente stanno venendo alla luce.

E’ opportuno che venga riunito il G20, eventualmente ampliandolo ad altre nazioni finora escluse, ossia un forum dei leader, dei ministri delle sanità, dei ministri delle finanze, dei governatori delle banche centrali, dei vertici delle organizzazioni scientifiche, dei centri universitari e di ricerca per favorire l’internazionalità sanitaria e la concertazione sulla pandemia tenendo conto del perseverare del Coronavirus e le sue continue e mutevoli varianti. Ridare fiducia alla cooperazione internazionale anche se la crescita di populismi e nazionalismi all’interno dei singoli Stati hanno reso non facile la ricerca di soluzioni comuni alle sfide globali. Un vertice specifico e di approfondimento sui temi di carattere sanitario ed economico per discutere sul possibile coordinamento delle risposte alla pandemia da Covid-19 e sulla comune soluzione per risolvere la equa, necessaria e opportuna produzione e distribuzione dei vaccini, soprattutto verso i Paesi poveri, e creare un’unica visione per la salvezza dell’Umanità.

Liberare e garantire i vaccini da pressioni esclusivamente commerciali, finanziarie e speculativi, per ridare speranza ad una umanità ormai stremata economicamente, psicologicamente e socialmente.