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Editoriale. Praticare la democrazia

by Pasquale Cuofano
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Nel romanzo poliziesco di Camilleri “La mossa del cavallo” un giovane ispettore della Finanza, Giovanni Bovara, siciliano di nascita ma ligure di adozione, si trova ad assistere per pura coincidenza ad un delitto mafioso. Interrogato il moribondo nei suoi ultimi istanti di vita, questi gli rivela: “Mio cuscino fu”. Un rompicapo per lui che insiste nelle inutili domande: “Vuole un cuscino?” fino a quando la vittima prima di spirare gli dice “Vaffan…” e questa volta lui afferra bene la parola. Il “cuscino” era il “cugino” e finalmente il commissario capisce che deve imparare il siciliano se vuole vivere in quel posto e lavorare bene. Questione di lingua e comunicazione ma anche di altro: il caso viene risolto quando lui comincia a parlare la stessa lingua degli altri, smette di seguire schemi di indagine che ha appreso sui libri. La mossa del cavallo consiste nello scavalcare la sua stessa mentalità e cominciare a “ragionare” e parlare in siciliano, recuperando il dialetto appreso durante l’infanzia e ribaltando la realtà a suo favore.

Partendo dallo stesso assunto, Matteo Renzi nel libro “La mossa del cavallo” attraverso un articolato ed efficace excursus esprime la necessità di una svolta politica che cambi il gioco, sparigli le carte, individui strategie nuove e segua strade non battute.

La politica di oggi è piena di giravolte, alleanze fittizie e momentanee, strategie, che incidono negativamente sull’attuale situazione economica e sociale, che meriterebbe un dinamismo libero da condizionamenti. E’ il momento in cui ognuno deve fare la sua parte e se necessario cambiare le regole del gioco proiettandosi verso un avvenire nuovo, senza temere di fare la “mossa del cavallo”. Non è più tempo di attese, non è più tempo di avvilupparsi su se stessi ma come bravi giocatori di scacchi “osare il cambiamento”, perché da troppo tempo la politica del Paese stagna e navighiamo in acque torbide.

Il vero politico deve intelligentemente osare fino all’estremo quando è consapevole che sono necessarie nuove idee e strategie, deve muovere a sorpresa le sue pedine come un abile giocatore di scacchi, che con mosse inaspettate determina il suo cambiamento e la sua prosperità.

Un altro punto su cui va focalizzata la nostra riflessione è l’assenza di dialogo, la conseguente mancanza di ascolto. Infatti spesso a fare politica ci sono urlatori, uomini “imbucati” nel discorso politico che non hanno mai esercitato questa nobile arte. L’autentica politica invece è lontana dai personalismi e dagli opportunismi; è quella che sa interagire con i cittadini, sa essere portavoce dei loro bisogni nei luoghi deputati a discutere e a legiferare.

L’intellettuale tedesco Max Weber, personalità complessa, “scienziato” della politica, partendo dallo studio del passato si è sforzato di decifrare il proprio tempo, ritenendo che la modernità è anche «politica», cioè rischio, lotta, sforzo di affermazione nazionale. Il suo orizzonte non è solo la ragione, ma è anche l’irrazionalismo etico del mondo. Per lo scienziato essa è un destino e un mistero, lui stesso ha il coraggio di ricercare posizioni di equilibrio, trasferendo affermazioni di «responsabilità» verso lo Stato e polemizzando contro i dilettantismi del momento. Così, da un lato disprezzava la “mancanza di profondità intellettuale” di un partito, e dall’altro era sfiduciato per l’incapacità del suo Stato di pensare e praticare la politica.

Noi oggi avvertiamo questo stesso disagio soprattutto nella politica locale dove troviamo semplicemente “persone” che tendono ad ottenere, attraverso i vari consensi, benefici personali, ignare delle istanze che arrivano dal basso della società e dai propri territori. Questo è l’aspetto peggiore della politica che svilisce il significato degli ideali e della civiltà politica del passato e proietta il presente in uno scenario fallimentare. Pertanto non si può continuare con i tentennamenti, i temporeggiamenti, le inutili elucubrazioni mentali, che non aiutano la nostra Italia, le nostre Regioni e i nostri Comuni: è l’ora delle scelte, dell’azione e dell’impegno, senza temere l’insuccesso o la caduta. Quando si scende in campo bisogna affrontare coraggiosamente il rischio.

La Storia recente fra le due guerre mondiali insegna che i grandi cambiamenti si sono realizzati quando tutto sembrava perduto. Nel momento in cui il nostro Paese e l’Europa erano allo stremo delle forze, uomini, semplici uomini armati di tenacia e determinazione, hanno mutato il corso degli eventi con la “mossa del cavallo”, il lampo di genio, la folgorazione, l’illuminazione di un attimo in cui hanno creduto ciecamente. Si sono uniti a loro tanti altri che hanno creduto e speso energie perché sognavano una società nuova.

Paradossalmente anche il COVID -19 ha sparigliato le carte ed ha fatto la sua tragica “Mossa del cavallo”.

Quindi è un dovere morale agire in maniera efficace e costruttiva, capace di fronteggiare la pandemia, limitarne i danni, abbattere il muro di grande depressione sociale ed economica creata ed aprirsi con razionalità verso orizzonti nuovi, guardando non al proprio orticello ma al di là dei propri confini.