Home Da Francesco I a Leone XIV Eletto il nuovo Pontefice è il momento di una riflessione “silenziosa”

Eletto il nuovo Pontefice è il momento di una riflessione “silenziosa”

In un mondo che ha dimostrato di avere bisogno delle certezze della fede

by Giovanni Squame
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Concilio vaticano II, foto by CEI

 

Ora che tutto è compiuto e il nuovo Pontefice è stato eletto e la cristianità ha appagato il suo bisogno di certezze, oltre naturalmente quelle che le derivano dal cuore profondo che ha dato origine a duemila anni di storia di una cattolicità che non sempre è stata fedele alla sua essenza, è forse il caso di una riflessione “silenziosa” e in punta di piedi sulle vicende che hanno preceduto la scelta del nuovo papa. Si, perché un evento di natura strettamente religiosa avrebbe dovuto doverosamente essere accompagnato da silenzio e da preghiera. Invece c’è stata spettacolarizzazione della vicenda a cui per la verità si sono prestati, anche ingenuamente, alcuni Cardinali. Come c’è stata una diffusa politicizzazione, adombrando, molto arbitrariamente, divisioni tra presunti conservatori, con un crescendo di orgia comunicativa ed interpretativa. La chiusura della porta d’ingresso della Cappella Sistina ha fatto rientrare l’elezione del papa nella normalità di un atto di fede, per i credenti, lasciando comunque spazio ai possibili significati dell’atto politico, per chi credente non è e naturalmente ne dà una lettura totalmente laica.

L’annuncio dell’avvenuta scelta nel conclave del nuovo papa ha ridato fiato allo spettacolo: del resto nel mondo globalizzato dell’immagine e nell’impazzimento concorrenziale per l’ultima notizia o quella più originale è impossibile silenziare o almeno moderare l’orgia televisiva o i titoloni della carta stampata. Diventa perciò difficile da spiegare in un mondo tutto razionale, in cui comincia a dominare anche l’IA, che nella Chiesa e nel mondo opera lo Spirito Santo, ricordando che i credenti hanno fede nella Trinità, ossia in Dio Padre, in Gesù Cristo, il figlio, e nello Spirito Santo, che aleggia e corrobora la fede dei credenti. E nella scelta del nuovo papa, non valgono i criteri tipici della scelta politica, “il migliore”, il “più avanzato”, il meno “progressista”, il continuatore dell’opera di Bergoglio (nel caso specifico), il traghettatore per una Chiesa ancora più aperta al mondo e alla ricerca dell’unità di tutte le religioni.

Il Pontefice non potrà mai essere il migliore nel significato umano che si attribuisce a questa parola. Il Pontefice è il pastore di Cristo, il successore di Pietro, impegnato nel governo divino di una grande comunità mondiale e i cui riferimenti ideali valoriali e di fede sono il Vangelo di Gesù, la dottrina sociale della Chiesa costruita in duemila anni di storia, i testi del Concilio Vaticano II che ha disegnato una Chiesa “altra”, rinnovandone ritualità, direzione di marcia, modalità di stare al mondo. Non c’è nel linguaggio della fede il diplomatico, il conservatore, il progressista: c’è l’unico riferimento che è il Cristo, il Dio fatto uomo e morto in croce per la remissione dei peccati dell’umanità. C’è il Vangelo che è di per sé “rivoluzione”.

Nel conclave i Cardinali, ispirati dalla fede e pervasi dallo Spirito hanno avuto l’unico obiettivo di dare continuità ad un processo religioso che si è costruito nel corso di due millenni, arricchito dalla vita dei Santi e denigrato dalle angherie del diavolo (si, perché non c’è una modernità della fede che fa scomparire dal discorso religioso gli angeli, il diavolo, il Paradiso, l’Inferno, il Purgatorio). Il conclave è stato quindi per i credenti il momento della preghiera perché lo Spirito di Dio aiutasse i Cardinali a scegliere con criteri di fede e non con opportunismi e prudenze politiche che appartengono alla vicenda umana. Qui siamo solo nella sfera della fede e per tutti noi credenti c’è stata la certezza che nel conclave ha operato lo Spirito Santo per donare alla Chiesa il Pontefice della storia di oggi, che sia anch’esso ispirato per il rinnovamento della Chiesa di Dio e non per quella degli uomini. La Chiesa che gli uomini e le donne di questo mondo dovrà servire secondo la volontà di Dio che si esprime nelle forme e nei modi più diversi, ma lontane dalle magie e dall’irrazionalità.

L’attesa di preghiera sia personale che collettiva si è conclusa. Il conclave ha donato al mondo cristiano e non il nuovo papa. La fede ci aiuterà a comprendere se la nuova guida pastorale saprà dominare e guidare una grande comunità d credenti verso l’obiettivo della salvezza ispirato dallo Spirito Santo ma con la mente, il cuore, le forze indirizzate all’uomo di oggi e ai problemi del mondo di oggi. Un mondo che a differenza delle analisi che lo danno “scristianizzato”, “senza Dio”, ha dimostrato invece nella grande piazza di Roma di avere bisogno di Dio e delle certezze della fede.

 

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