Pronostici sostanzialmente rispettati nella terra del Leone Alato. Dico “sostanzialmente rispettati” perché ha vinto il centrodestra con circa 36 punti di scarto, in linea coi sondaggi (che ne davano 38) e solo 12 sotto il record storico e assoluto di Zaia. Che però pescava anche a sinistra, cosa che a Stefani non si poteva chiedere. E nessuno, in realtà, ha chiesto. Il candidato di area del PD, l’ex Sindaco di Treviso Manildo, ha fatto una campagna vecchio stile tra la gente e ha recuperato ben 3 punti sul 2020. Non siamo forse nel paradosso per cui il centrodestra poteva candidare anche una sedia impagliata e vincere, ma nemmeno ci siamo troppo lontani.
Se questa è la sostanza, la realtà sottostante è più complessa. Non c’è stato, anzitutto, alcun testa a testa tra FdI e Lega. La Lega ha direttamente doppiamo Fratelli d’Italia. Come diceva qualche vecchio politico negli anni scorsi: “Fratelli d’Italia? Nemmeno parenti”. Non è piaciuta, evidentemente, la campagna contro Zaia. I Dogi si possono forse sostituire, ma non ammazzare. Non è bello, non è civile, non è veneto soprattutto. FdI sta attraversando una fase complessa e le scelte sul territorio non sono state sempre impeccabili.
In casa Lega molta festa e voglia di rivalsa. Il territorio c’è. L’affluenza no. Ma qui il problema è più generale: andiamo verso un inverno elettorale in cui la gente si muove solo se sente l’aria cambiare. Altrimenti sta a casa. È una situazione paradossale, anche perché con numeri così bassi per far cambiare le cose ci vuole davvero poco. Eppure c’è una stanchezza elettorale nell’aria che rende pesante ogni singolo movimento politico. Siamo alla fine di un’epoca, ma ancora non si vede oltre l’orizzonte cosa succederà. Il Veneto di fronte a questo scenario rivota in massa il Doge e la Lega cavalca elettoralmente la cosa.
Di Vannacci nemmeno l’ombra, peraltro. La Lega in Veneto è sostanzialmente altro. Adesso vedremo come funzionerà la coabitazione tra suocera (Zaia) e nuora (Stefani). Potrebbe essere breve. Potrebbe non esserlo. Potrebbe essere facile. Probabilmente non lo sarà. In ogni caso sarà un passaggio di consegne lungo.
Il PD intanto arriva terzo in Regione, perdendo anche nelle grandi città che aveva vinto la scorsa tornata (Padova, Verona e Vicenza). In particolare Padova torna contendibile, sulla carta. Dico “sulla carta”, perché i Sindaci sono una partita totalmente differente, con il doppio turno a deprimere ulteriormente l’affluenza. Non credo sia un segreto che in un contesto di rigetto del metodo politico per affrontare la realtà, far votare due volte in due settimane non sia il modo migliore per far partecipare gli elettori. Di sicuro per il Partito di Elly Schlein a Nord del Po continuano le cattive notizie.
Un po’ come a Sud di Roma non arrivano belle notizie per Giorgia Meloni. So che non ho novità realmente importanti da comunicarvi, ma non è colpa mia: i numeri dicono che non è cambiato assolutamente nulla. Il Campo Largo stravince dove il PD vinceva comodamente da solo. Quando fa la differenza (Sardegna, Umbria) si è di fronte a candidati deboli di un partito in caduta libera fuori dal Nord (Lega). In ogni altro caso, dopo tre anni di governo, il Centrodestra, caso unico dopo il 1992, non subisce sconfitte particolari e mantiene il controllo di quasi tutte le Regioni che aveva prima.
Per chiudere: sotto il Leone Alato non è cambiato nulla. Non la coalizione vincitrice. Non i rapporti di forza, con la Lega che continua a dominare, della coalizione vincitrice. Non la cronica debolezza della sinistra. Nulla di nuovo sul fronte orientale.
