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L’emergenza didattica al “Di Guardo – Quasimodo” di Catania

by Antonio Marchetta
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scuola Catania

Sappiamo tutti che in questo periodo emergenziale la Scuola, intesa come comunità di docenti, studenti e famiglie, è alle prese con la didattica a distanza. Non è facile e i problemi non sono gli stessi in tutta Italia. Abbiamo quindi voluto calarci in una specifica realtà territoriale. La professoressa Simona Maria Perni è il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale “P. S. Di Guardo – Quasimodo” nella periferia nord di Catania.

Ci parli del suo istituto.

All’interno della scuola confluiscono alunni che provengono da diversi ambienti sociali. Un contesto misto, con prevalenza di famiglie i cui componenti lavorano in nero o sono disoccupati. Una minore percentuale di studenti proviene da una condizione economico – culturale maggiormente favorevole.

Grazie alla collaborazione con la cooperativa socioculturale “Prospettiva”, abbiamo istituito una rete operativa di quartiere che mette al centro i bisogni educativi e formativi dei nostri alunni e dei ragazzi con serie problematiche di disagio giovanile. Facciamo il massimo per essere in sinergia con il territorio. La scuola, in tempi normali, è aperta tutti i pomeriggi, anche il sabato, con una serie di attività integrative gratuite rivolte non solo agli alunni, ma anche ai genitori che in tal modo sono pienamente protagonisti nella comunità scolastica.

Come procedono le attività didattiche ai tempi del Coronavirus?

Abbiamo attivato le procedure di didattica a distanza fin dai primi istanti dell’emergenza, quando appunto compresi che non si sarebbe tornati a scuola nell’immediato. Insieme al mio staff ho fornito indicazioni operative, convocando in modalità virtuale Collegi Docenti Tecnici, uno per ogni ordine: infanzia, primaria e secondaria di primo grado.

Inizialmente, in sede di Collegio ho chiesto la collaborazione del mio staff e di tutti i docenti, in particolare dei coordinatori di ogni classe, affinché si mettessero in contatto con i rappresentanti dei genitori chiedendo loro di farsi portavoce delle principali difficoltà di connessione o mancanza di adeguati strumenti digitali. O, ancora, dell’impossibilità di effettuare la DAD da casa. Ho quindi inviato una circolare, tramite registro elettronico, nella quale esplicavo le modalità di richiesta, da parte delle famiglie, degli strumenti digitali e/o di giga aggiuntivi. Nel frattempo, è stata stilata una graduatoria con relativi criteri di assegnazione. Ad oggi abbiamo registrato 150 domande. Entro pochi giorni, contiamo di soddisfare tutte le istanze, per migliorare e potenziare la didattica a distanza.

Quale piattaforma utilizzate?

Abbiamo deciso di utilizzare l’applicazione Zoom di concerto con l’utilizzo sistematico del registro elettronico, che rimane il canale privilegiato di comunicazione con i genitori. Qui i docenti assegnano le verifiche scritte, condividono materiali, documenti, ricerche. In realtà ciò avveniva anche prima dell’emergenza, in quanto il nostro Istituto ha già da diverso tempo previsto l’utilizzo del registro elettronico e alcune piattaforme e-learning.

Come si svolgono le lezioni?

Come accennavo poc’anzi, la nostra scuola ha indicato in maniera unitaria l’applicazione Zoom. Grazie a questa particolare tecnologia digitale svolgiamo delle vere e proprie lezioni virtuali di classe, in diretta online da casa. Un po’ come il meccanismo delle videochiamate per svolgere conferenze, per intenderci.

Certo, la didattica a distanza non può sostituire la didattica in presenza. Ci sono alcune difficoltà, specialmente all’interno di un istituto comprensivo dove vi sono alunni di 6 o 7 anni. Per questo, abbiamo optato per una rimodulazione della programmazione annuale approvata ad inizio anno ed una ristrutturazione più snella dell’orario settimanale. Tra le misure adottate, la possibilità per i ragazzi di svolgere in gruppi virtuali, da casa, i compiti e tempi allungati per lo svolgimento e rendicontazione degli stessi agli insegnanti.

Come hanno risposto studenti e famiglie?

Ho chiesto ai coordinatori di classe di monitorare con cadenza settimanale l’andamento didattico degli alunni e la risposta è stata molto soddisfacente. Qualche criticità solo durante i primi giorni, con fenomeni di dispersione scolastica virtuale. Allo stato attuale, invece, questi casi si contano sulla punta delle dita e comunque l’istituto si attiverà al massimo delle proprie competenze e possibilità per porvi rimedio. Le famiglie, dopo un primo comprensibile senso di smarrimento, sono abbastanza soddisfatte e rispettano il lavoro esemplare svolto quotidianamente dal corpo docente. Alcuni rappresentanti dei genitori, di loro spontanea iniziativa, hanno persino realizzato dei video tutorials sull’utilizzo delle piattaforme digitali, per aiutare le mamme e i papà meno “tecnologici”.

Momenti difficili?

Tanti. Penso ai bambini più piccoli che non si rendono conto di quanto stia succedendo, si arrabbiano, vogliono uscire. Ai racconti dei ragazzini più grandi che mi dicono quanto manchi loro, terribilmente, la scuola e che voglia hanno di tornare. Iniziano poi ad arrivare brutte notizie: persone care che si ammalano e drammatiche situazioni di disagio familiare dovute alla perdita del lavoro. Questo ha ripercussioni emotive non indifferenti sulla psiche dei ragazzi. Di fronte ad una tale emergenza, raccomando a tutto il personale scolastico di stare loro accanto, di essere comprensivi e di non pensare troppo al completamento della programmazione. Ci sarà tempo per recuperare, speriamo già dal prossimo settembre.

Preside, “andrà tutto bene”?

In questo momento stiamo riscoprendo dei valori sempre esistiti, ma che forse erano messi un po’ da parte: famiglia, amicizia, scuola, le piccole cose quotidiane. Viviamo un’epoca dove si va troppo di fretta e si danno molte cose per scontate. Dopo questa esperienza dolorosa mi auguro apprezzeremo di più il vivere la normalità del quotidiano. Se riusciremo a seguire le regole, se continueremo a farlo, sicuramente andrà tutto bene.