Anna Achmatova (pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko) è una delle voci più importanti della poesia russa del Novecento. Nata a Odessa nel 1889, è morta a Mosca nel 1966. Nel 1934 Gumilev, suo primo marito, viene fucilato per attività controrivoluzionaria e molti dei suoi amici poeti finiscono nei gulag staliniani. Nel 1938 il suo unico figlio, Lev, viene imprigionato in attesa di condanna a morte. Ogni mattina, per diciassette mesi, la Achmatova si reca davanti al carcere per avere sue notizie. Il poemetto ‘Requiem’ nasce da questa esperienza (qui trad. Michele Colucci e Carlo Riccio).
Negli anni terribili della ezòvicina!* ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado. Una volta qualcuno mi “riconobbe”. Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente, non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando):
— Ma questo lei può descriverlo?
E io dissi:
— Posso.
Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto.
Leningrado, 1° aprile 1957
Requiem 1935-1940. In luogo di prefazione.
* Periodo in cui il commissario del popolo agli Interni fu Nikolaj Ivanovié Ezov, cioè dall’autunno del 1936 alla fine del 1938 (ndt).