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Editoriale. E gli Dei scesero dall’Olimpo

by Pasquale Cuofano
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É stata trasmessa oggi su Rai 1 una replica dell’ultima intervista di Mara Venier a Lucia Bosè. Un commovente ricordo dell’attrice.

Lunedì, 23 marzo, è morta a Madrid l’attrice italiana Lucia Bosè.

Il Coronavirus che sta mettendo in ginocchio la Spagna, l’ha portata via. L’annuncio è stato dato dai figli Miguel, Paola e Lucia. Miguel Bosè in un dolcissimo video, da sottofondo una sua canzone “Ti amerò per sempre”, ha voluto omaggiare la madre sottolineando il loro speciale rapporto di grande affetto e complicità.

Ho raccolto confidenze di diverse donne nate negli anni Quaranta, tutte ammiravano Lucia Bosè: il ricordo di tante è delle sieste pomeridiane quando si rilassavano nella lettura di settimanali come “Grand Hotel” o “Sogno”, riviste patinate dell’epoca. Anche gli uomini davano una sbirciatina alle pagine dei fotoromanzi in bianco e nero dove si raccontavano storie d’amore romantiche, a lieto fine.

I protagonisti erano bei giovani che con un po’ di fortuna diventavano attori. L’acquisto del settimanale era il rito delle famiglie, si prestavano, si scambiavano. Nelle prime pagine riportavano gossip sul mondo del cinema. In America spopolavano grandi dive, Marilyn Monroe e Ava Gardner, in Italia attrici spesso lanciate nel concorso Miss Italia. Su improvvisate passerelle sfilavano belle ragazze in carne, semplici, povere o di buona famiglia, tutte alla ricerca della notorietà. Erano volti che non conoscevano ritocchi, era vietato truccarsi, indossavano castigatissimi costumi da bagno. Ognuna diversa, particolare, riconoscibile: Silvana Mangano, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Lucia Bosè. La Bosè fu eletta Miss Italia nel 1947 a diciassette anni. Ad un volto ed un corpo bellissimo associava un fascino non comune, una straordinaria capacità comunicativa.

Non sfuggì a Luchino Visconti, il regista esteta, che la notò quando era commessa nella pasticceria Galli a Milano e la scritturò nei suoi film. Tanti altri registi se la contesero e ne fecero una diva. Nel 1954 conobbe il torero Louis Dominguin, se ne innamorò e nel 1955 lo sposò. Erano simili, due figli del popolo che avevano avuto fortuna e successo, erano belli, ricchi e famosi, due divinità scese dall’Olimpo. In un’intervista lei dichiarò: “Zeus, sotto le vesti di un toro bianco, venne a rapire Europa”. Per questo macho spagnolo lasciò il cinema per fare la mamma a tempo pieno.  Erano in quei tempi di ristrettezze economiche e di ricostruzione del dopoguerra, il simbolo di chi ce l’aveva fatta, il sogno che si avvera. All’epoca le giovani donne italiane, in parte preservate dagli orrori della guerra, leggevano queste cronache e speravamo in un po’ di fortuna, una vita diversa, un incontro capace di cambiare il loro destino.

Tutte volevano somigliare alle dive del cinema e ne copiavano abbigliamento, trucco e pettinature. La morte di Lucia Bosè per Coronavirus ha molto rattristato, è come abbia violato un monumento e un pezzo di storia d’Italia sia fuggito con ricordi, illusioni giovanili, sogni ad occhi aperti. I giornali femminili con le loro rubriche di moda, bellezza, gossip, cinema, cucina, hanno contribuito a formare ed intrattenere piacevolmente le donne, dispensando consigli e speranze. Da quelli sono nate le riviste di oggi molto più raffinate, le copertine diffondono immagini di donne bellissime ma ritoccate dal chirurgo estetico e corpi costruiti in palestra.

Le Dive di allora restano irraggiungibili.

Grazie Lucia per averci fatto sognare.